Maria Svarbova è una fotografa slovacca, classe 1988, che inizia la sua ricerca fotografica nel 2010 e, ad oggi, si inserisce nel panorama contemporaneo in modo del tutto originale.
Nonostante la giovane età, e l’inizio della sua attività fotografica in tempi piuttosto recenti, guardando i primi lavori della Svarbova è palese una evoluzione nel suo stile, che inizialmente era più vicino a delle atmosfere surreali, per arrivare oggi a fare dell’asetticità e della spersonalizzazione del soggetto il suo tratto più caratteristico.
Swimming pool è il suo lavoro più recente e ha debuttato con una mostra personale in Italia, a Catania, nel 2016, per essere ripreso nel 2017 in una mostra, sponsorizzata da Leica, a Bologna.
Maria Svarbova sembra aver affrontato un percorso che l’ha portata a togliere il superfluo per lavorare con pochi elementi essenziali, le geometrie semplici, i colori pastello e la quasi assenza di contrasti.
Un lavoro in sottrazione per puntare all’essenzialità, un risultato tutt’altro che facile da raggiungere, a cui tecnicamente si arriva grazie al sapiente utilizzo di obiettivi da una focale relativamente lunga, per rendere delle inquadrature dalle prospettive più piatte, e al lavoro sulle luci e sulle ombre per arrivare a un livello di contrasto quasi inesistente.
Una scelta che può sembrare in controtendenza, da quando la diffusione della fotografia digitale ci ha abituato a immagini da cartolina, estremamente (troppo) nitide.
Ma Swimming pool è un lavoro decisamente più raffinato in cui, grazie a questo processo di perdita delle individualità, i soggetti diventano parte di un paesaggio costruito dai loro corpi spersonalizzati e dalle superfici piatte delle piscine che si prestano a questo gioco di riduzione.
Tutto questo viene reso formalmente anche da un lavoro sul ritmo e sulle sue interruzioni, i soggetti umani vengono disposti all’interno della scena con estrema cura, a volte rispettando le geometrie suggerite dall’ambiente, a volte contraddicendole, restituendo una sensazione di ordine ma anche di tensione.
Il lavoro della Svarbova è sicuramente un lavoro decisamente meno semplice di quanto le sue geometrie dichiarino, da osservare con la dovuta calma per apprezzarlo al meglio.