Branding Love è la nuova serie web targata Sapienza. Innovativa, fresca, figlia del suo tempo, ma che vuole essere la dimostrazione del potenziale dei più giovani.
Abbandonare gli antichi lidi e sperimentare per rinvigorire un’immagine vecchia e logora. Le vie per rinnovarsi e trovare nuova linfa sono molteplici e variegate. Questo dovrebbe essere visto come una necessità per evolvere insieme alla società circostante. È un pensiero che tocca tutti, anche le nostre università pubbliche, che, mai come adesso, avvertono l’esigenza di svecchiarsi e riallacciarsi ad una realtà quanto mai distante.
Su questo binario ha provato a muoversi la Sapienza, il più grande ateneo universitario d’Europa, commissionando una serie ufficiale. Nasce così, da questo spirito nuovo, Branding Love. Un prodotto giovane, innovativo e fatto da studenti del corso di arte, scienza e spettacolo. Una serie comedy divisa in 7 puntate da 10 minuti, che verranno distribuite, da Settembre, sui canali social della Sapienza con cadenza settimanale.
“Siamo partiti da 0” racconta uno dei registi nonché ideatore e supervisore della serie Alessandro Marzullo. “Abbiamo trovato un’apertura dall’università e l’abbiamo fatta diventare una voragine. In totale siamo tra le 50/ 60 persone a lavorarci sopra. Ognuno inserito in un team con un compito ben specifico (costumi, scenografia ecc..)”.
Branding Love è la storia di quattro ragazzi, coinquilini e studenti di economia della Sapienza. I 4 si troveranno, casualmente, a dover realizzare una campagna marketing per rinnovare il brand dell’università. Nel caso non dovessero riuscire nel progetto, gli verrà impedito di laurearsi dal professor Cardinali. A rendere ancor più complicate le cose ci saranno gli intrighi d’amore e quei problemi con cui, almeno una volta, uno studente universitario ha dovuto fare i conti.
Sono dei personaggi eccentrici e un po’ sopra le righe quelli messi in scena da Riccardo Morgante (Luca), Riccardo Giacomini (Treccani), Carlotta Bazzu (Mia), Alessio Caprara (Alessio), Matteo Montaperto (Chimbo) e Maristella Burchietti (Cuoricino). Diversi nelle ambizioni e nella vita. C’è chi si è iscritto senza sapere bene perché, chi per non lavorare, e chi invece è convinto di quello che fa. Il fallimento, l’amore, gli status sociali, nulla viene tralasciato. Si gioca molto sul contrasto, tanto che lo stesso nome è un ossimoro: Branding, l’aspetto commerciale, più macchinoso; e Love, quel sentimento viscerale e incontrollabile.
Eppure la forza di Branding Love risiede in una trovata fresca e figlia del mondo “social”. “Abbiamo pensato di dar vita ai personaggi con dei profili social, curati dagli stessi attori” spiega Marzullo. “Così da far sembrare che quello accaduto ai personaggi nella serie, sia avvenuto nella stessa linea temporale in cui lo spettatore lo vede. Tra una puntata è l’altra ci sarà una vita che continua. Tanto da poter socializzare con gli stessi personaggi e conoscerli oltre i 10 minuti della puntata”.
È un progetto complesso ed articolato, nonché un’evoluzione artistica dello stesso regista ed ideatore: “Branding Love fa parte di una mia trilogia Love composta, oltre dalla web series, da un corto, Looped Love (vincitore del bando Nos Somos el Futuro); e da un film”.
Branding love però non ha avuto bisogno solo di tanta passione, ma anche di un grande lavoro dal punto di vista della produzione: “Siamo partiti prima di tutto con degli autofinanziamenti organizzando un sistema di quote” afferma uno dei produttori Nicholas Fiorentino. “Chiunque dentro il progetto può investire per poi recuperare qualcosa tramite gli sponsor. Questi ci finanziano e in cambio diamo spazio al loro logo sulle pagine, la serie o i profili dei personaggi”.
“Siamo riusciti a tirare fuori un prodotto di grande qualità” dice soddisfatto Marzullo. “Tanto che alcuni professionisti, che hanno riconosciuto la validità del nostro lavoro, ci aiuteranno nella post produzione”. È un mondo difficile quello che cerca di integrare la nuova generazione che avanza con quella più vecchia. Quest’ultima rea di considerare molte volte i giovani come inesperti o infantili “noi abbiamo i mezzi per poter far bene, siamo figli di internet e della globalizzazione. Abbiamo una cultura concentrata sull’attuale e molto più vasta. Dobbiamo eliminare quella sfiducia che non ci permette di agire. Capire che se qualcosa non c’è, è perché deve essere ancora fatta. Magari siamo noi a doverla e poterla fare”.
La voglia di offrire qualcosa di nuovo, soprattutto da chi si affaccia per la prima volta al mondo “adulto”, c’è. Le idee e i progetti sono sempre molteplici, e se questi riuscissero a fondersi con la coscienza e la consapevolezza che anche i più giovani possono offrire qualcosa in più, si riuscirebbe a confezionare dei prodotti seri e meritevoli di attenzione come Branding Love.