Una giornata carica di eventi, incontri e di emozioni. Anche il 2 Giugno del festival multidisciplinare Dominio Pubblico si è concluso. Un programma pieno, ma funzionale che è riuscito a coprire ogni momento del pomeriggio. Il tutto mantenendo la freschezza e l’energia di un evento che vuole promuovere i lavori dei giovani.
Nella suggestiva location del Teatro India, tra i capannoni ed immensi spazi aperti circondati dal verde i movimenti degli organizzatori di Dominio pubblico sono rapidi e veloci. L’obiettivo è di organizzare sin da subito e al meglio l’evento. Ciò però non limita la loro disponibilità ad ogni domanda e ad ogni richiesta. Si parte già alle 15 con il workshop sul grapich journalism tenuto da Takoua Ben Mohamed. Dietro il sottofondo del sound check dei gruppi, Takoua racconta cos’è il grapich journalism, citando autori come Joe Sacco, Guy Delisle e Zerocalcare. La semplicità dell’immagine, l’importanza del testo e i vari passaggi per sviluppare una storia. Questi sono i primi insegnamenti impartiti in un incontro di presentazione più che “d’azione”.
Le 18 scandiscono non solo la fine del workshop, ma anche l’inizio nella sala B di “Irene Madre”. Uno spettacolo breve (15’), quanto intenso e penetrante, che tra amore e paura lasciano lo spettatore attonito. Due gemelli nel ventre della madre che attendono il momento della nascita. Senza nome, Lui e Lei cercano di capire cos’è l’esterno e cosa accade fuori dal grembo. Lei è attenta a tutto, avverte il calore, l’amore, le carezze e le canzoni della madre. Lui, invece, non capisce e non riesce ad ascoltare altri che la sorella. È un’evoluzione verso il momento della natalità che farà sempre più paura, sia alla madre, sia ai gemelli che alle porte della vita andranno incontro ad un male oscuro.
Da lì, ci si dirige al Foyer A dove alle 18.30 Filippo La Marca si è esibito con uno spettacolo di musica elettronica. Un proprio studio sulla composizione in ambito cinematografico, ispirato dalle relazioni sintetiche tra musica ed immagini. È un momento di relax. Una breve pausa di 30 minuti per ascoltare e farsi rapire dalle note ora dolci, ora ritmate dell’artista. Allo stesso tempo, un momento per fermarsi ad ammirare l’installazione delle opere all’interno della sala.
Accolti dalle stampe fotografiche di Cesare D’Arco si è subito immersi nella selvaggia “Stromboli“. Paesaggi ricchi e rimasti incontaminati dall’evoluzione, per volere degli stessi isolani. Tutto viene sapientemente catturato in un insieme di brevi quanto eloquenti scatti in bianco e nero. Sul rapporto con la natura e l’uomo si è cimentata anche Eleonora Nanu con il suo lavoro: “Eppure c’è stata un’età dell’oro”. Viene qui raccontano l’idea di un momento in cui l’essere umano viveva come parte integrante di una realtà che provvedeva generosamente ai suoi bisogni. L’immagine antropomorfa, senza volto, per prospettiva e colore si fonde con il paesaggio circostante, creando quel rapporto di unicum voluto dall’artista. L’uomo è solo un piccolo dettaglio in una visione magari utopica, ma che risveglia una sensibilità unica.
Spazio anche ai due lavori vincitori del contest Dominio Pubblico Under25. “Mélange” di Simona Randazzo e “Nuvole” di Francesca Longo. L’uso del blu come colore dominante (lo stesso del festival) raccontano entrambi lo stesso soggetto: l’arte. Il primo come elemento che accomuna le persone in un medesimo spazio e luogo. Il secondo come concetto di mutevolezza proprio del mondo artistico. L’esposizione si conclude con una parete dedicata al progetto “Spazi altri” di Simone Galli e Federico Cianciaruso. Stampe fotografiche nate da due progetti distinti, ma uniti nelle influenze e nei risultati. Una ricerca della prospettiva del quotidiano, offrendo un punto di vista nuovo di elementi ed oggetti che vediamo costantemente.
Arrivano le 19 ed è la volta dello spettacolo “Fallisci Facile”. Ironico e crudele allo stesso tempo, sperimentale ed introspettivo. Tre protagonisti: un uomo, una donna ed un’altra donna. L’uomo e la donna non si toccano, non si piacciono, quasi si odiano. Una è una nicotinomane che vorrebbe smettere, l’altro è dipendente dagli zuccheri e dal potere sulle donne. Tra di loro si aggira una mina vagante con un pancione che non sa se vuole diventare madre o mandare al diavolo la sua di madre. È un racconto senza trama e senza intrecci, ma che funziona. È un viaggio nell’io più profondo, nella fragilità umana, dall’aspetto fisico, ai bisogni materiali fin anche alla maternità. Davanti ai canoni e ai pregiudizi del genere maschile e femminile, l’unica salvezza sembra il vizio. Alla fine, dunque, davanti alla propria battaglia contro gli stereotipi ne viene fuori che “Fallisci Facile”.
Ormai è sera e la gente affolla più che mai le vie del teatro dell’India per vedere l’ultimo spettacolo teatrale programmato da Dominio Pubblico. La fila è lunga per accedere alla Sala B, ma a renderla piacevole c’è la seconda parte dell’esposizione delle arti visive.
Si passa in un corridoio dove ad accogliere ci sono le stampe fotografiche di Flavia Pollastri. “Wedergeboorte (rinascita)” sono scatti che ripercorrono quadri famosi e che con ironia li rivisita in chiave moderna. Immersi nel nostro contesto sociale si può ammirare Frida Khalo con in mano una canna, oppure Il bacio di Hayes con la ragazza intenta a scattare un selfie. Segue l’esposizione “Inner Worlds“di Stefania Sgreva, una serie di illustrazioni a tema teatrale tramite il disegno digitale. È un viaggio tra momenti, culture e generi del teatro che si fondono con una visione intima dell’artista. È una forma di arte nuova, che riesce a trasmettere l’interiorità con un linguaggio moderno.
A concludere l’installazione non poteva non esserci un riferimento alla poesia e all’arte. Il lavoro: “Alba” di Ludovica Cefalo racconta con tratti decisi, ma eseguiti da pennellate morbide, il concetto della poesia. Antropomorfizzata in figura femminile ed inserita in sfondi freddi, così l’artista ne ripercorre la sua fragilità. Immaginandola come definita, ma allo stesso tempo, con i colori pastello, un tutt’uno con la realtà che la circonda.
Sono le 20.15 ed è la volta dell’ultimo spettacolo teatrale in programma, “P. Butterflies”. È una partita a scacchi giunta alla fine. Il re nero e la regina bianca, due realtà distanti il bianco e il nero, per uno spettacolo che pone le sue basi sul contrasto. Amore e odio, malattia e vita, luce e buio. I toni scuri fanno da padroni, in un contesto surreale e macabro dove la fine si avverte sempre più vicina. Il re nero davanti alla morte cerca il rifugio nei numeri, in calcoli assurdi, mentre lei prova a farsi scudo con l’amore. È una danza continua tra il razionale e l’irrazionale. Eppure tra i due solo lei sarà eterna come una “farfalla” mummificata, eternamente bella ed immortale, sotto gli occhi impietriti degli spettatori.
I giovani ormai alle 21.30 sono padroni assoluti degli spazi. È proprio adesso che inizia la fase conclusiva dell’evento di Dominio Pubblico. Tempo di rifocillarsi con un panino e ci si immerge subito nel primo live dei Freschi Lazzi e Spilli. Con la loro ironia pop e la loro esuberante giovialità che caricano e divertono un pubblico scalpitante. Ora i ritmi sono serrati e la voglia di divertirsi è tanta. Dopo poco infatti si ritorna davanti al palco esterno ad ascoltare il gruppo romano Inna Cantina Sound. Anima della scena reggae e raggamuffin non ci mette tanto a coinvolgere l’intera platea che tra risa e balli si lascia trasportare dalle note della band.
Così si conclude una giornata all’insegna dell’arte e della creatività di Dominio Pubblico targata under25. Alla fine quello che rimane è senso di soddisfazione per un evento che funziona, ma anche di speranza per chi, nonostante la giovane, età vuole esprimersi e ha da raccontare.