Fabio Savelli: l’esempio di chi ce l’ha messa tutta per raggiungere il proprio obiettivo.
E ci sono ancora giovani, tanti, che ritengono il giornalismo il loro sogno. Ma si sa, è una strada lunga e tortuosa quella del giornalismo. Ci si dà da fare, ci si munisce di un bloc-notes, di una biro, e di tanta fantasia e si scrive. Tanti i rifiuti, tante le “comparse” prima di sfondare, se si riesce a sfondare! Una strada che di riconoscimenti non te ne dà gratuitamente, bisogna farsi valere, bisogna saper accettare le critiche, le positive e le negative. Lui,ci riesce, a 30 anni, giovanissimo , Fabio Savelli, dopo una lunga e non facile gavetta può vantare di far parte di una delle più importanti testate giornalistiche: il Corriere della Sera. E non solo, sotto il suo nome nasce il blog “La Nuvola del Lavoro” , ma lasciamo che sia lui in persona a raccontarci e svelarci qualche segreto della sua esperienza.
Fabio, raccontaci in pillole questo tuo percorso dagli esordi. Come nasce la passione in te di diventare giornalista?
“Già da bambino mi ero messo in testa di fare il giornalino di classe. E in quarta elementare avevo creato nella mia classe una piccola redazione che coordinavo per la realizzazione di quattro paginette sui temi che ci stavano più a cuore”
Non sarà stato sicuramente un percorso facile: quali le difficoltà incontrate e, perché no, quali i colpi di fortuna (se ci sono stati)?
“Tantissime difficoltà, 7 stage, di cui la gran parte non retribuiti (soprattutto uno all’estero all’Ansa di Madrid nella sede di corrispondenza estera), due lauree in Comunicazione, tre test d’ingresso falliti in altrettante scuole di giornalismo a Roma, poi la decisione di provare il test alla scuola di giornalismo Università degli studi Walter Tobagi di Milano, dove sono entrato a 25 anni e dopo due anni di praticantato sono diventato professionista superando l’esame di Stato. Trasferirsi a Milano è stato difficile, non avevo soldi quindi ho chiesto un prestito ad onore a Banca Intesa (che ha una convenzione con l’università Statale) e così ho pagato i due anni di studi e i 13mila euro di master. Purtroppo non potevo permettermi una casa normale, quindi ho preso un monolocale di nove metri quadri in zona Loreto a Milano (era l’ex gabbiotto del portiere di quello stabile) e lì ho vissuto con quella che allora era la mia ragazza per due anni. Dopo aver finito il master collaboravo a zero euro con Milano Finanza, ma è arrivata una telefonata dal Corriere: cercavano un giovane collaboratore per il settimanale Corriere Economia, che scrivesse di economia per il sito e che fosse il co-autore del blog Generazione Pro Pro sulle piccole e medie imprese curato da Dario Di Vico. L’incontro con il vicedirettore del Corsera, Daniele Manca, mi ha cambiato la vita: mi ha scelto per un piccolo contratto di collaborazione a tre mesi che poi mi ha rinnovato per un anno. Al termine ho avuto un contratto di sostituzione a Corriere.it di due mesi e poco tempo dopo la direzione ha deciso di assumere con un concorsone due giovani giornalisti per il sito internet. Dopo tre selezioni hanno deciso che fossi io una delle due persone da selezionare per un contratto biennale che mi scade il 31 dicembre (speriamo bene per il futuro)”.
Il tuo curriculum vanta di una laurea in Scienze della Comunicazione, un’ esperienza Erasmus a Salamanca e un Master in Giornalismo. Oltre a questo, molti sono stati gli stages. Quanto hanno contribuito anche questi ultimi alla tua formazione?
“Gli stage che ho fatto (da Repubblica economia a Milano Finanza, ai tre all’Ansa, a quello nella Gazzetta di Modena e nel Nuovo Territorio di Latina) sono stati decisivi nella mia formazione: senza di quelli non sarei dove sono ora, anche perché i 5 anni di studio alla Lumsa di Roma mi hanno lasciato davvero poco, in termini di competenze.
Troppo pochi gli stimoli che incentivano un giovane ad avvicinarsi al mondo del giornalismo. Ci mostrano un’ immagine desolata del nostro Paese. Cosa ne pensi tu, vedendola da dentro, della situazione giornalistica italiana?
“La situazione è desolante, la torta si sta restringendo parecchio ed essere giornalisti oggi è sempre più complicato. Io sono un privilegiato, anche perché sostenersi con questo lavoro è diventato sempre più difficile e il rischio è che la professione diventi sempre più territorio dei figli di papà che possono permettersi questa lunga gavetta”.
Quando e come nasce “La Nuovola del Lavoro”?
“La nuvola del lavoro” nasce da un’intuizione comune a me e a Dario Di Vico (che ha individuato questo nome direi azzeccatissimo), dopo un’esperienza di un anno di Generazione Pro Pro, il blog sui piccoli (imprese e partite Iva). Dalle basi di quel progetto siamo partiti e abbiamo deciso che per intercettare un pubblico maggiore era necessario allargare lo spettro della discussione ai giovani e al lavoro. Con il coordinamento di Paolo Rastelli, caporedattore di Corriere.it e Daniele Manca abbiamo deciso di scommetterci su con il modello del blog multiautoriale che poi avrebbe fatto proseliti. Così ora coordiniamo una redazione di una ventina di giovani giornalisti sempre a caccia di news sui temi della generazione perduta, ma con un occhio alle occasioni (tante) di smentita.”
Leggendo il tuo blog, si rimane compiaciuti: una proposta rivolta ai giovani, un prodotto dinamico e interattivo: ha lo scopo di comunicare attraverso proposte e idee nuove che vengono dall’ esterno, dal lettore incuriosito e speranzoso, e non solo. Quanto hai investito in questo progetto, che speranze ti ha dato? Quante le note positive e quante quelle negative riscontrate con questa esperienza? Saresti disposto ad investirci ancora?
“ Sul blog ci sto mettendo anima e corpo. Secondo me è il futuro del giornalismo. Raccontare in prima persona e in presa diretta i problemi del mondo del lavoro stando vicini ai giovani e raccontando senza ideologie quanto sta cambiando il mercato.”
Secondo la tua opinione e la tua esperienza, quali caratteristiche deve avere il “buon giornalista”?
“ Il buon giornalista deve essere curioso, rompiballe, farsi tante domande, leggere 7 giornali al giorno, sapere le lingue, lavorare come un matto da mattina a sera, dedicare anima e corpo al miglioramento della società ( sì, perché è un lavoro sociale), essere un social media editor, avere le antenne dritte nelle cene e nei pranzi con amici e conoscenti, essere umile sempre, sapere soprattutto di non sapere (Socrate insegna)”.
Che consiglio ti sentiresti di dare ad un giovane che si avvicina a questo mondo?
“ I consigli a un giovane: studiare all’estero, avere una laurea hard (Non come la mia) ad esempio Economia o Giurisprudenza, imparare almeno 3 lingue (inglese e spagnolo, ad esempio, ma anche il tedesco e il cinese sarebbero una bella svolta), fare più stage possibili con l’università, fare l’erasmus e possibilmente il Leonardo, infine un master in giornalismo serio che riconosca i due anni di praticantato. Poi cominciare a collaborare con diversi media proponendo idee e non mandando curricula”.
“The WalkMan” si pone come obiettivo quello di mettere in luce giovani talenti come voi. Cosa suggerireste a chi, come voi, ha intenzione di intraprendere questo percorso creativo?
“Di tenere d’occhio gli incentivi di Ue e governo italiano per le start up, di investire moltissimo in formazione anche durante il tempo libero, di prepararsi a cambiare città e residenza nel caso manchi l’humus culturale, di non abbattersi mai di progettare sempre.”
[divider]ENGLISH VERSION[/divider]
There are so many young people that believe journalism to be their dream. But journalism goes through a pretty long and twisting path. You have to work hard, get yourself a notepad, a pen and a bit of fantasy. That’s when you can write something. Lots of rejections, being ‘bit players’ before hitting the big time, if you succeed. He did it: Fabio Savelli, 30 year-old, after paying his dues for a long time, he can be proud to be part of an important newspaper: ” Il Corriere della Sera”. Not only he has given birth to the blog ” La Nuvola del Lavoro”. But let’s hear it from him, hoping he is going to reveal us some secrets from his experience.
Fabio, tell us from the beginning about your career path. How has the desire to be a journalist arisen in you?
“Since I was a child, I really wanted to created a school paper. And when I was in primary school I created ,in my class, my own one : we used to write four pages about topics we loved.”
Certainly it has not been an easy path: what kind of difficulties have you found, and how lucky do you think you have been (if you think so) ?
“Lots of difficulties, 7 stages, most of them not paid (especially the one at the ‘Ansa’ in Madrid, when I worked at the foreign correspondence), two degrees in ‘Scienza delle Comunicazione’, three failed test to enter in ‘Journalism School’ in Rome. Then I decided to try with “Università degli studi di Walter Tobagi” in Milan. When I got in , I was 25 and after two years of traineeship I became a professionist, after I passed the state certification exam. Moving to Milan was hard, because I didn’t have the money, so I asked for a loan to the Banca Intesa. This way I managed to keep up the two-year studies and the €13,000 for the Master. I couldn’t afford a house, so I rented a 9 square studio flat (it was the former room of the doorman) and I lived there with the girl I was with, for two year. After I finished the master, I collaborated(again not paid) with Milano Finanza but then “Il Corriere” called me. They were looking for someone to write about economy for the weekly “Corriere Economia” on the website and could also be the co-author of the blog “Generation Pro Pro” about small and medium business with Dario Di Vico. The meeting with the assistant director of the Corsera, Daniele Marica, did change my life: he picked me for a partnership contract for three months and then they renewed it for a year. At the end of the contract, I got a substitute one for the “Corriere.it” for two months. At the time the directorate decided to hire two young journalists with a competitive examination, for the website. After three different selections, they decided I was one of the two journalist for that contract, that expires in December, 31st (let’s hope for the best).”
Your Curriculum Vitae(CV) brags a degree in “Scienze della Comunicazione”, an Erasmus in Salamanca and a Master in Journalism. But there are also a lots of stages. How much did they influence your education?
“The stages (from the one in Repubblica Economia to Milano Finanza, from the three at Ansa to the ones for Gazzetta di Modena and Nuovo Territorio di Latina) had been very important in my education : I wouldn’t be here now without them , especially because the five years at Lumsa, in Rome, left me with very little competence.”
There are very few things that encourage young men and women to approach journalism. Everything they show us, form in our head a desolated imagine of our country. What do you think, coming from inside?
“ The situation is distressing. The area is closing and to be a journalist now it’s getting more and more complicated. I am a privileged, especially because nowadays being financially supported by this job is harder than before and there’s a risk that this job will become accessible only to the ones who can afford this long way.”
When and how was “La Nuvola del Lavoro” born?
“ “La Nuvola del Lavoro” was born from an intuition, both mine and Dario di Vico’s (who found the perfect name) after a year-experience for Generazione ProPro, a blog for small business and VAT registration number. We started from that project and then decided that to gain a larger public, we needed to wider the debate to young and employment. With the coordination of Paolo Rastrelli, Corriere.it’s editor in chief, and Daniele Manca, we decided to try with the model of a blog with different collaboration . So now we coordinate with an editorial staff of twenty(more or less) young journalist, always trying to look out for some news and topics about the lost generation, but always carefully finding some occasional retraction.”
Reading your blog, you feel appeased : something addressed to the young audience, a dynamic and interactive result. Its aim is to communicate new ideas and suggestion coming from outside, from the curious and hopeful reader, but not only. How much did you invest in this project, how much hopes did it give you? What is the good and bad news that you bumped into during this experience? Would you do this again?
“I’m putting my heart and soul into it. It’s the future of journalism, in my opinion. It describes in first person the problems of the world of work being close to young and telling without ideologies, how the market is changing.”
According to your opinion and experience, what are the characteristic of a good journalist?
“ The good journalist has to be curious, a nuisance, ask himself lots of question, read seven newspaper a day, know different languages, work like mad from morning till evening, dedicate yourself to the improvement of society (yes, because it’s a social work), be a social media editor, keep your ears peeled during dinners with friends, always be aware that we don’t know (Socrates teaches)”
What advice will you give to someone who is approaching this world?
“The advice is study abroad, having a good degree (not like mine) in Economy or Law for example, learning at least three language (English and Spanish, or German and Chinese would be great), doing as many stages as possible during university, doing Erasmus and possibly Leonardo, then a serious master in journalism that recognises the two years of internship. Then starting to collaborate with different medias, suggesting new ideas and not only sending CVs.”
The aim of “The Walkman” is to highlight young talent like you. What would you suggest to those who wanted to take up this creative career, just like you did?
“I would suggest to keep an eye on the UE and Italian Government’s subsidies for the start-ups, to invest a lot on your education, even during your spare time, to be prepared to move to another city, whether in yours lucks the cultural humus, to never stop planning.”
Traduzione a cura di Eleonora De Palma