Impasti corposi, guaine, catrame e plastiche combuste, tele segnate da processi irreversibili che annullano la loro originale possibilità di figurazione per dar vita ad un qualcosa che va oltre l’immagine stessa, che si serve della materia per eviscerare un concetto. Davanti ad un’opera di Damiano Quaranta, giovane e talentuoso artista romano, sembra quasi di sentire ancora l’odore acre e permeante della plastica bruciata, di assistere al lento essiccarsi dei gessi; ci s’imbatte in vibrazioni diverse e contrastanti, riflessioni assolutamente soggettive che si aprono a diverse interpretazioni e impressioni.

“Ho provato sempre piacere nel dipingere, appunto piacere, ma di vocazione inevitabilmente si tratta e circa due anni fa ho sentito questa chiamata per l’arte. La pittura è la mia vita e tutto orbita intorno ad essa, configurandosi come un vero e proprio bisogno primario ed essenziale”, è con queste parole che Damiano mi spalanca metaforicamente le porte del suo atelier per parlarci un po’ di lui e della predisposizione per l’arte che lo accompagna da tempo. La sua pittura manifesta immediatamente suggestioni che richiamano soprattutto l’arte informale, ma anche la pop art italiana, infatti mi confessa che: “Nessun artista nasce orfano, c’è sempre un richiamo verso un altro, verso un maestro, magari poetico, magari filosofico, magari concettuale. Ho sempre visto e sentito con attenzione quasi armonica Alberto BurriGiorgio Celiberti Franco Angeli”.

 

 

La materia si configura come il veicolo attraverso il quale l’artista comunica al suo pubblico, diviene funzionale ad esprimere un astratto la cui comunicabilità non ha ostacoli: “Nessun sentimento e nessuna poesia credo che possa mettere limiti, in quanto si dipinge quello che l’artista sente. La tecnica o l’etichetta sono soltanto qualcosa a cui l’artista sente di appartenere. Ho sempre creduto che non si sceglie, bensì si ascolta, ascoltare almeno nel creare. E nulla mette limite se è qualcosa di sentito e non dovuto!”

E sempre la materia gioca un ruolo essenziale, non è solo funzionale a portare alla luce una forma ma racchiude dentro di sé un concetto che solo attraverso il fare artistico può essere portato alla luce: “È attraverso la materia ed i processi ad essa legati che esprimo la realtà. Sempre mediante essa sto lavorando ad un nuovo ciclo legato alla negazione della libertà, con riferimenti assolutamente storici.”

“Ogni opera richiede uno sforzo fisico, mentale e stanchezza, stanchezza e ancora stanchezza, almeno per me.” Questa tipologia di produzioni infatti comporta un notevole impegno per l’artista che deve quasi immergersi completamente all’interno della sua creatura, tra mani sporche, pennelli distrutti e vestiti macchiati. Anche i tempi di lavorazione ed esecuzione per concludere un’opera “sono sempre diversi, dettati dalla vena creativa e da un fattore molto importante: l’energia”.

 

 

Una delle sue ultime personali già dal nome, “Movimenti Impercettibili”, esplica quello che è un altro aspetto centrale della sua poetica: il moto inteso come costante alla quale ogni cosa è soggetta, ma che non sempre è avvertibile: “In questo ultimo lavoro, esposto in una personale alla galleria Acquario di Roma, esprimo la non percezione del movimento delle cose, degli eventi naturali, in particolare la terra. La mostra venne intitolata non a caso LAND e questo movimento si esprime matericamente ponendo forte attenzione alla realtà e a quella terra vera, cruda, paleontologica, rappresentando i suoi movimenti.”

Damiano rappresenta a pieno quello che The WalkMan cerca di promuovere: talento fresco, passione e forza di volontà, voglia di mettersi in gioco e rischiare tutto pur di seguire la strada della creatività, e a chi si sente di fare lo stesso suggerisce: “di ascoltare i propri sentimenti e le proprie emozioni. Mi piacerebbe concludere questa intervista con una citazione di Francis Bacon che diceva che un’opera d’arte è fatta di duro lavoro giornaliero e di metodo anche caotico, anarchico e tutto il resto sono soltanto chiacchiere.”.

 

 

[divider]ENGLISH VERSION[/divider]

Rich mixtures, sheaths, tar and burned plastics, canvas marked by irreversible processes that cancel their original figurative object in order to give life to something that goes beyond the image itself, that makes use of the matter to eviscerate a concept. Standing before a work of Damiano Quaranta, young and talented Roman artist, it feels almost like you are still smelling the biting and permeating smell of burnt plastic, watching the plasters while they slowly dry. You bump into different and clashing vibrations, absolutely subjective reflections that open themselves to different interpretations and impressions.

“I’ve always felt pleasure when I painted. Pleasure indeed, but it’s inevitably all about a vocation, and somewhere around two years ago I received this call to art. Painting is my life and everything revolves around it, so it became a true need, primary and essential”, with these words Damiano metaphorically spreads out the doors of his atelier for me to talk a little about him and his inclination for art, which has guided him for a long time. His painting immediately shows certain suggestions which mostly recall informal art, but also Italian pop art, in fact he confesses: “No artist is born orphan; there is always some kind of reference towards someone else, towards a master, perhaps a poetic, philosophic or conceptual one. I’ve always admired and perceived with an almost harmonious care Alberto Burri, Giorgio Celiberti and Franco Angeli”.

The matter designs the vehicle through which the artist communicates with his public. It becomes functional to express an abstract whose communicability has no boundaries: “There is no feeling nor poetry which are capable to create limits, as the artist paints what he feels. Technique and labels are just something the artist feels to belong to. I’ve always believed that, at least when you create something, you don’t have to choose but to listen. And nothing put boundaries if it is heart-felt and not due!”

And the matter itself plays a fundamental role, which is not only functional to reveal a shape but it encloses a concept that can only be understood through artistic comprehension: “It is by means of the matter and its modification processes that I convey reality. Thanks to it I’m working on a new cycle related to the denial of freedom, with absolutely historic references”.

“Each work demands for a physic and mental labor, as well as tiredness, tiredness and tiredness   again, at least for me”. Actually, this kind of production requires a remarkable diligence from the artist, who has to delve into his creature, among dirty hands, broken brushes and stained clothes. The working time and execution time too are “always different, depending on the creative impulse and on a very important factor: energy”.

One of his latest solo exhibitions, starting from the title “Movimenti Impercettibili”, explicates what is another peculiar feature of his poetics: movement as the constant to which everything is subjected, but which is not always perceivable. “In this latest work, exposed in a solo art exhibition at the Galleria Acquario in Rome, I wanted to express the lack of the perception of the motion of things, of natural happenings, most of all of the Earth. No wonder the show was entitled LAND, and this motion was tangibly expressed by focusing upon reality and upon that real, raw, paleontological land, representing its movements.

Damiano totally portrays what TheWalkMan seeks to promote: fresh talent, passion and willingness, challenging attitude and will to risk anything just to follow the creativity path, and to whom feels ready to do the same, he recommends to “Listen to your own feelings and emotions. I’d like to close this interview with a quote by Francis Bacon who said that a masterpiece is made with daily hard work and method, even if chaotic and anarchic. Everything else is just little talks.”

Traduzione a cura di Stefania Standoli