Vincenza Vigianello è un’adorabile studentessa universitaria di Roma, che ho avuto il piacere di incontrare, e di cui ho potuto leggere il secondo libro da lei pubblicato, “Uccidimi, ti prego!”, pubblicato con Book Sprint Edizioni.
Mi ha fatto venire i brividi leggere quanto riuscisse a descrivere bene la Paura, e il bisogno di sentire qualcosa.
La paura
Quella che ti logora. Quella che ti entra nelle ossa e ti fa venire i brividi. Quella che ti blocca. Che ti ferma. Quella che ti giudica, spesso fin troppo. Quando si è soli, quando si torna a casa da una festa piena di sorrisi, o quando come Ginevra – la protagonista – ci si ritrova in uno scantinato senza spiegazioni e con un vestito rovinato. Camminiamo sempre in metro affollate e negozi in cui manca l’aria, pur di non restare soli. Ed è quando ci rimaniamo, che la vita esce fuori. Pezzo dopo pezzo.
Ecco chi sono. Una ragazzina: una ragazzina ricca, ma non viziata, una ragazza matura per la sua età ma forse ancora in fondo un po’ bambina, non ancora pronta ad esser considerata donna. Ed in questo momento ho compassione di me stessa, legata a questo muro, mentre i miei occhi fanno fatica ad abituarsi al buio e a distinguere le parole che io stessa scrivo, mentre la mano mi trema perchè ho poca forza dentro di me.
Il bisogno di sentire qualcosa
Ma quando siamo soli, non c’è solo la paura. Ci sono anche quei momenti, quelli solo nostri davvero. Quelli vuoti. Quelli in cui ci si è scavati dentro così tanto, da rimanere vuoti. Ecco, in quei momenti si rimpiange la sofferenza. Si rimpiange se stessi. Si rimpiange. E ci si attacca a tutto, all’amore, all’odio, a tutto. Ci si attacca a sentimenti inesistenti pur di esistere. E Ginevra, in quella cantina, ingoiava odio, quando poteva.
Ma odio anche lui. Odio Rospo che continua a dormire e che mi fa da guardia giorno e notte, odio i due uomini che danno i comandi dall’alto. Odio tutti in questo posto. Odio questo fetore insopportabile di rutti e sudore, odio l’umidità che mi penetra goccia a goccia nelle ossa. Odio. E’ questo che provo, l’unico sentimento che mi fa andare avanti.
[divider]ENGLISH VERSION[/divider]
Vincenza Vigianello is a lovely university student in Rome. I have had the pleasure to meet her and to read her second book, published with Book Sprint Edizioni, entitled “Uccidimi, ti prego!” (Kill me, please!). The way she was able to describe the fear was something that creeped me out and also the need to feel something.
Fear
The one that wears you down, that gets in your bones and thrills you and stops you. The one that judges you, all too often. The one when you are alone and you are coming back from a party full of smiles, or when as Ginevra – the protagonist – finds herself in a basement without explanation with a ruined dress.
We always walk in crowed subways and shops where you cannot breathe, just to not be alone and when we stay there, the life comes out. Piece by piece.
“That’s who I am. A girl: a rich but not spoiled, a mature girl for her age but, perhaps, a little bit baby after all, not yet ready to be considered a woman. A girl that feels compassion for herself, in this moment, tied to the wall, while her eyes are struggling to adjust to the darkness and make out the word that she wrote herself, while her hand shakes due to the little strength inside her.”
The need to feel something
When we are alone, there is not just the fear, there are also those moments that are only our. Those moments that are empty. Those in which you have dug in as much, to remain empty. Well, in those moments one regrets the suffering. One regrets himself and you do everything in your power, love, hate, everything. We believe in unreal feelings just to exist and Ginevra, in that basement, swallowed hate when she could.
“I hate him too. I hate Rospo that continues to sleep and controls me day and night, I hate the men who give him the commands from above. I hate everyone in this place. I hate this unbearable stench of burps and sweat, I hate the damp that penetrates me drip into my bones. I hate. This is what I feel, the only feeling that is keeping me going.”
Traduzione a cura di Clarissa Candellero