I miei amici me lo ripetono spesso: Gin, tu sei un po’ strana.
Su alcune cose ammetto di esserlo abbastanza, come ad esempio se da una parte, anche solo pensando a questo articolo, racconto molto di me (o per lo meno racconto quello che voglio), dall’altra non comunico scelte e novità salienti della mia vita nemmeno a mia madre e ai miei amici più vicini.
E di fatto così è stato quando ho deciso di tornare a New York, e di tornarci per cercare lavoro. Sono sparita un mese. Poi un altro e un altro ancora. Sono stata zitta fino a quel venerdì in cui sono uscita dall’Ambasciata Americana con il mio visto approvato. Sono stata zitta non per non voler comunicare, quanto forse per un mio atteggiamento nei confronti di ciò che vivo.
Ho una sorta di rispetto sacro per ciò che ancora non è, e per ciò che effettivamente è, che esiste.
Molto spesso finché non sono sicura che una cosa si sia effettivamente avverata, mi comporto come se non fosse imminente, come se non fosse reale, cerco di farmi meno film possibili. Forse è un modo per tutelarmi, per non avere illusioni e soprattutto delusioni, e devo dire funzioni abbastanza bene, perché mi spinge ad affrontare gli eventi quasi con una incoscienza libera e leggera.
LEGGI IL CAPITOLO 2 DI ESTATE AMERICANA – NUOVE ABITUDINI
Tutto questo per dire più semplicemente che quel venerdi della prima settimana di giugno ho ottenuto il mio visto e solo un’ora dopo ho prenotato il mio aereo per la domenica stessa. Avrei dovuto iniziare il lavoro dopo una settimana e dovevo assolutamente sistemarmi prima. Il discorso di non pensare che le cose siano reali finché non ne ho la conferma assoluta, mi ha portata a prenotare un volo su due piedi e senza avere ancora una sistemazione. Ovviamente a mia madre ho detto che era tutto sotto controllo e sistemato (ciao mamma!).
Ormai da un periodo indefinito ho deciso di non agitarmi e di andare, che le soluzioni escono fuori da sé. Con la mia insopportabile calma, trascorro così due giorni a vedere case su Roomi e Craiglist, permettendomi addirittura di fare una selezione come se non avessi particolare urgenza.
All’improvviso, il genio. Anziché cercare annunci degli altri, metto io un annuncio: cerco casa ragazzi, may day.
Penso sia stata una delle scelte più divertenti ed avvincenti dell’ultimo periodo: la mia casella e-mail è implosa gravemente, collassando sotto un centinaio di offerte accattivanti. L’affitto a New York è un bel business (per gli altri).
Ma il mio interesse non era più mosso dalla ricerca di una stanza soleggiata e dotata un closet decente. E qui vorrei puntualizzare che avere un armadio in questa città è abbastanza avventuroso e che spesso viene collocato a ridosso dei cavedi, quindi non esiste, è un’illusione. L’armadio è frutto della vostra mente, ve lo siete sognato. Io me lo sognavo proprio a tal punto che avevo iniziato a pensare a un filo per i panni da appendere in una futura stanza di mezzo metro quadro. Non sono entrata nel merito della collocazione delle scarpe, sempre per il discorso dell’incoscienza.
Tornando a noi, una volta pubblicato il mio annuncio, la mia attenzione è stata totalmente deviata a causa della mia curiosità verso il genere umano. Il motivo era abbastanza semplice, insieme alle proposte di affitto ho iniziato a ricevere proposte di matrimonio, di convivenza senza un impegno in denaro ma con un impegno del mio corpo. Le migliori sono state le proposte che mi chiedevano di recitare la parte della fidanzata in pubblico.
Posso dire che questa scoperta mi ha fatta impazzire? Dovevo saperne di più. Chi sono questi uomini? Che vita fanno? Perché sono disposti a mettersi in casa delle totali sconosciute? C’è differenza tra una sconosciuta incontrata al bar e una approcciata su internet senza un contatto visivo e di sensazioni a pelle?
Molti hanno esordito dicendo: New York è molto cara, risparmia i tuoi soldi e convivi con me. L’unico dettaglio era la condivisione della camera da letto, nessuna di queste offerte contemplava un appartamento con due camere.
La cosa era iniziata a farsi seria quando hanno iniziato a stalkerarmi anche sui social, scrivendomi in chat e ricordandomi che loro conoscono bene la città, non come me, che sono nata ieri, e che se ho bisogno di qualsiasi cosa questo è il mio numero.
Fatto sta che mi sono diretta all’aereoporto senza una casa in cui andare.
Finché finalmente il mio mantra secondo il quale “tu vai intanto, che poi le cose vanno” ha funzionato per il verso giusto.
Proprio mentre stavo per imbarcarmi sull’aereo, Rebecca, la proprietaria del suo “Perfect Bushwick Sublet” su Craiglist mi ha scritto dicendomi che fosse disponibile e che la stanza si sarebbe liberata a Luglio. Da come mi ha scritto sembrava davvero una tipa positiva e la casa era sul serio Perfect e luminosa, molto personale ma mi ispirava. Posizione? Ottima.
Ci provo: Ciao Rebecca! Io sto arrivando ora in città, anziché da Luglio posso venire da domani?
Nel frattempo cerco il mio posto sull’aereo. Avevo studiato attentamente la carta dei posti e ho scelto quello che secondo me matematicamente non avrebbe avuto un compagno di viaggio accanto, per poter dormire come si deve per nove ore di fila. Bingo. Le porte dell’aereo si chiudono, i passeggeri sono terminati, nessun vicino di posto. Col sorriso ebete stampato, già mi vedo con la maschera idratante in faccia senza nessun pudore e con i miei calzini coi gommini.
Sto per mettere la modalità aereo sul telefono quando Rebecca mi risponde: Nessun problema! A domani.
Ho la casa.
Ogni tanto quando guardo alle spese di questa Perfect Bushwich-casa penso alla frase di uno di quei tipi che mi hanno scritto su Craiglist: ” Vivi con me. Risparmia i tuoi soldi per l’affitto e spendili in ciò che ti rende felice”.
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[divider]ENGLISH VERSION[/divider]
My friends often repeat me: Gin, you’re a little strange.
I admit, I am quite strange on some things, for example if one hand, even thinking of this article, I tell you a lot about myself (or at least I tell what I want), on the other hand I do not communicate important choices and novelties of my life even to my mother and my closest friends.
It was the case when I decided to go back to New York and search a job. I disappeared for one month. Then another and another one. I was quiet until that Friday when I left the American Embassy after my visa has been approved. I have been quiet, not because I didn’t want to communicate, but perhaps for my attitude towards what I live.
I have a sort of sacred respect for what it is not yet, and for what it actually is, that exists.
Until I am not pretty sure that something has actually come true, I very often behave as if it were not imminent, as if it were not real, I try to make myself as few movies in my mind as possible. Perhaps it is a way to protect myself, to have no illusions and above all disappointments. I must say it works quite well, because it pushes me to face events almost with a free and light unconsciousness.
What I’m trying to say is that the first Friday of June I got my visa and only an hour later I booked my plane for Sunday.
I should have started work after a week and absolutely had to settle down first. The speech of not thinking that things are real until I have the absolute confirmation, led me to book a flight straight way and without having yet a settlement. Of course, I told my mother that everything was under control and fixed (hello mom!).
From an indefinite period so far, I have decided not to get excited and to leave for NY, that the solutions come out of themselves. I spend two days seeing houses on Roomi and Craiglist website, with my unbearable calm, even allowing me to make a selection as if I had no particular urgency.
Suddenly, I had a stroke of genius. Instead of looking for other people’s ads, I’ll put up an announcement: I’m looking for home fellas, mayday.
I think it was one of the funniest and most exciting choices of the last period: my mailbox was gravely imploded, collapsing under hundred attractive offers. Renting in New York is a good business (for others).
My interest was no longer driven by the search for a sunny room and a decent closet. And here I would like to point out that having a wardrobe in this city is quite adventurous and that it is often placed close to the atrium. So it does not exist, it is an illusion. The wardrobe is the fruit of your mind, you dreamed it. I dreamed of it so much that I had begun to think of a clothesline to hang in a future room of half a sq meter. I didn’t go into where place my shoes, always for the discourse of unconsciousness.
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Go back to us, once my announcement was published, my attention was totally redirected to my curiosity about mankind. The reason was simple, I started receiving marriage proposals, cohabitation proposals without a commitment in money but with a commitment of my body, all together with the rental proposals! The best emails that I received regarded offers to play the part of the girlfriend in public.
Can I say that this discovery made me mad? I had to learn more. Who are these men? What life do they do? Why are they ready to put in their house some unknown women? Is there any difference between a stranger met at the bar and an approached on internet without visual contact and skin sensations?
Many began by saying: New York is very expensive, save your money and live with me. The only detail was the sharing of the bedroom, none of these offers included a two-bedroom apartment.
The thing started to get serious when they started to stalk me even on social media, writing me in chat and reminding me that they know the city very well, not like me, that I was born yesterday and that if I had need anything “this is my number”.
The point is that I headed to the airport without a place to stay. Until finally my mantra according to which “you go meanwhile, that then things will be fine” had worked the right way.
I was about to board the plane, when Rebecca, the owner of her “Perfect Bushwick Sublet” on Craiglist told me she was available to rent the room, but it would be free in July. From the way she wrote to me, she seemed really a positive girl and the house was really perfect and bright, very personal, she inspired me. Position? Great.
I’ll try: Hi Rebecca! I am coming to NY, can I come from tomorrow in the apt, instead of July?
In the meantime I look for my seat on the plane. I had carefully studied the map of seats and I chose the one that I thougth it would not have had a traveling companion beside, to be able to sleep properly for nine hours in a row. Bingo. The aircraft doors close, the passengers are finished, no neighbors. I can already see myself, with a stupid smile on my face, with a moisturizing mask on my face without any decency and with my socks with rubber pads.
I was going to put the airplane mode on the phone when Rebecca replied me: No problem! See you tomorrow.
I got the house.
Sometimes when I look at how much I’m paying for the Perfect Bushwich-home, I think of one phrase that one of those guys wrote me on Craiglist: “Live with me. Save your rent money and spend it on what makes you happy”.
READ THE SECOND CHAPTER: NEW HABITS
Translation by Fiammetta Maceroni