Dopo aver fatto quattro chiacchiere con Shout, continuiamo il nostro viaggio nel mondo dell’illustrazione Made in Italy con un artista molto amato sia in Italia che all’estero, Davide Bonazzi.
Classe 1984, Davide ha studiato illustrazione allo IED di Milano e poi all’Accademia di Belle Arti di Bologna. In poco tempo è riuscito a collaborare con riviste internazionali del livello di Scientific American, The Wall Street Journal, Science, Wired UK, Variety e molte altre. Nel 2013 è stato giudicato dal Creative Quarterly Journal come uno dei 25 migliori illustratori al mondo.
- Ricordi come è nata la tua passione per il disegno?
Non saprei dire, che io sappia l’ho sempre avuta. Quello che ricordo bene è il piacere che il disegno mi dava da bambino. La possibilità di fare apparire delle figure su un foglio bianco mi sembrava una specie di magia.
- Nel tuo percorso formativo ci sono stati dei Maestri a cui ti sei ispirato? Quanto è importante avere dei punti di riferimento e poi riuscire a distanziarsene?
Uno dei miei maestri è stato Adelchi Galloni, grande illustratore che ho avuto la fortuna di avere come insegnante a Bologna. La sua passione per le arti figurative era davvero contagiosa, credo di essermi innamorato di questo lavoro anche grazie al suo esempio. All’inizio del mio percorso ero inevitabilmente molto influenzato dal suo stile, poi me ne sono distaccato per avvicinarmi al filone più concettuale dell’illustrazione.
È importante maturare una voce personale riconoscibile, credo però che questa sia una somma di tantissime influenze che trovano una naturale sintesi nel momento in cui uno smette di preoccuparsene e si concentra sul cosa dire.
- Trascurando per il momento l’aspetto puramente grafico, quali sono secondo te le qualità che un buon illustratore dovrebbe avere?
Ci sono innanzitutto delle qualità “artistiche“, talento, creatività, apertura mentale. Forse però le qualità che fanno davvero il professionista sono passione, disciplina, disponibilità, umiltà, gestione delle proprie risorse. Se dovessi sceglierne una direi la capacità di essere lucidi e produttivi in qualsiasi situazione, anche quando si sente la pressione per scadenze molto ravvicinate, o quando si è poco ispirati e si vorrebbe fare tutt’altro. L’esperienza gioca un ruolo determinante in questo.
- Ogni tuo disegno denota un notevole lavoro di ricerca e di osservazione del mondo che ci circonda: un’attenzione ai dettagli finalizzata alla comunicazione di un messaggio preciso.
Focalizzandoci, quindi, ora sull’immagine, cosa deve possedere un’illustrazione perché possa essere efficace nella trasmissione di un concetto, di un‘idea?
Come definiresti il tuo stile?
Una buona illustrazione concettuale deve saper coinvolgere il lettore sia sul piano razionale che su quello emotivo, deve dare informazioni e un primo approccio critico all’argomento del testo ma anche suscitare una reazione emotiva attraverso la qualità estetica dell’immagine. Il bello è che queste due componenti non sono separate, si compenetrano nel risultato finale: più accattivante è lo stile, più viene enfatizzato anche il concetto.
Lo stile delle mie illustrazioni è abbastanza sintetico, trovo però che una certa attenzione ai dettagli e al realismo dei soggetti possa fare la differenza. Cerco di creare scene surreali e atmosfere un po’ malinconiche, se possibile con una punta di ironia.
- Le tue illustrazioni, oltre che in Italia, fanno il giro del mondo. Esistono delle differenze nei rapporti tra artista ed editore o tra i lavori richiesti sul suolo italiano e quello estero?
Dal punto di vista tecnico non esistono grandi differenze tra un’illustrazione commissionata per un mercato o per l’altro, le dinamiche lavorative sono simili.
Dal punto di vista economico, per forza di cose la realtà editoriale italiana non può competere con quella di altri Paesi come gli Stati Uniti, che offre compensi nettamente più alti per l’artista e contratti che tutelano maggiormente il suo lavoro. La cosa triste è che a questa inevitabile arretratezza economica se ne accompagna talvolta una “culturale“, che si esprime in uno scarso rispetto dell’editore verso la figura professionale del cosiddetto artista. Un esempio su tutti, una delle maggiori testate italiane (Il Corriere della Sera) si sente in diritto di scaricare dal web il lavoro di diversi artisti e di farne una pubblicazione, non solo senza corrispondere alcun compenso agli autori ma senza chiedere nemmeno il loro consenso. Una simile violazione del diritto d’autore sarebbe inconcepibile, e probabilmente non tollerata, altrove in Europa o in USA.
- The WalkMan ha come obiettivo quello di scovare e mettere in luce giovani talenti ed artisti che credono nelle proprie idee. Cosa consigli a chi, come te, ha deciso di investire la propria vita nella creatività?
Innanzitutto di non lasciarsi scoraggiare alle prime difficoltà, è un mercato molto competitivo e bisogna insistere molto prima di vedere riconosciuto il proprio valore. Poi di vedere se stessi non come geniali artisti ma come narratori di storie e idee. Potrà sembrare scontato ma credo che tenacia e umiltà siano le risorse più importanti in questo lavoro.
Link: Davide Bonazzi (Sito Ufficiale) | Behance |