Ci sono fuochi di annientamento e fuochi di gioia. I primi sono di decimazione, gli altri di trasformazione. È il fuoco della trasformazione quello che ho scelto sette mesi fa.
È stato come un risveglio, una gioia selvaggia.
Partire per una terra lontana che di estraneo aveva molto, tranne quel richiamo continuo.
Una città diversa, meta del mondo intero.
Cosa cercavo? Un terreno fertile per le mie radici.
Troppe persone fanno voti a esistenze prescritte. Alcune di loro sono destinate a restare, altre trovano l’evoluzione al di fuori.
Dato che in quel momento non avevo ancora affidato la mia vita giovane al “non andare, non muoversi, non ottenere, non prendere, non diventare“, decisi di partire.
Decisione dell’ultimo minuto, biglietto aereo, valigia, via.
Ho lasciato la casa dove sono cresciuta, le mie strade, la mia danza, il mio bar, persone che ho amato, persone mancate, sparite, tornate, volti di sempre, amiche di una vita e una lupacchiotta nera che è la metà del mio cuore.
Londra mi ha accolto grigia ma piena di luci.
Una varietà che sprigiona quello che hai dentro. Uno stato di hambre del alma, una fame implacabile. Personaggi da osservare, scrutare, ammirare.
A Londra sono partita da me, da tutto quello che avevo dentro.
Le mie risorse, energie conservate.
Ho cercato, trovato la mia nuova tribù.
Quasi tutti della mia stessa terra. Una nuova grande famiglia, mentre imparavo il mestiere dell’autonomia.
Faticare a lavoro e concedersi una giornata di shopping.
Il tuo lavoro, la tua nuova casa.
Tutto ciò che possiedo sono andata a prenderlo.
Una scomodità costruttiva, quella della vita all’estero.
Una scomodità illuminante, ora conosco tutto quello che sono in potere di fare.
È una realtà purificante da tutto ciò che ti aiuta, che ti condiziona, che ti consiglia.
La tua persona riparte da sé, una rinascita consapevole.
Ripensando ai giorni di qualche mese prima ho saputo leggere la mia vita come un grande libro scritto in modo chiaro e scorrevole. Ho visto disegni che mi raffiguravano. Ho visto me.
E ho notato il cambiamento.
Tornare per pochi giorni nella mia città natale mi ha fatto sentire diversa. Quelle che prime erano le mie preoccupazioni mi sono sembrate idee lontane. Ciò che non apprezzavo prima mi è apparso dolce e vitale.
Ho capito l’importanza degli abbracci, dei saluti sanciti dal cuore.
Ho notato che ovunque andassi, ero sempre e comunque con me.
E questo mi piace.
Londra ha maturato i frutti che erano ancora acerbi.
Mi ha fatto crescere come donna di casa, come amica di me stessa, come lavoratrice, come nuova esploratrice.
Mi ha fatto ricevere tanti “grazie” da persone nuove, che non parlavano la mia lingua, persone grate per la luce che vedevano.
Mi ha fatto incontrare un amore che sorride.
Ha creato ciò che sono adesso.
In questo preciso istante sono seduta su un lettone bianco e morbido in una stanza illuminata dal sole, di una casa grande e bellissima, con un parquet di legno chiaro e una parete di vetro che da su un giardino fiorito.
In questo preciso istante penso che faccio un lavoro che mi piace, che vivo in una casa bellissima con l’uomo che amo, che sono una persona felice e che non c’è nulla di cui ho bisogno.
Grazie.
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[divider]ENGLISH VERSION[/divider]
There are fires of annihilation and fires of joy. The former ones are of decimation, the other ones of transformation. And seven months ago I chose the fire of transformation.
It was like an awakening, a wild joy.
I was leaving for a distant land I knew very little about, except for that continuous call.
It was a different city, a crossroad for the whole world.
What was I looking for? Fertile ground for my roots.
Too many people devote themselves to predetermined existences. Some of them are destined to remain, other find an evolution outside.
I decided to leave, since in that moment I had not entrusted my young life to “don’t move, don’t get, don’t take, don’t become” yet.
It was a last minute decision. I booked a flight, packed my stuff and left.
I left the house I grew in, my streets, my dance, my bar, the people I loved, the people I missed, people who disappeared and came back, everyday faces, the friends of a lifetime and a black, tiny she-wolf that is the other half of my heart.
London welcomed me grey, but full of lights.
This variety gives off what you have inside. It is a condition of hambre del alma, an implacable hunger. There are people to observe, scrutinize, admire.
In London I started from myself, from everything I had inside.
I had my resources, my stocked energies.
I looked for, I found my new tribe.
Almost all of them came from my land. We were a big family, while I learned the trade of autonomy.
I worked hard and then gave myself a shopping day.
It is your work, your new house.
I provided my own self everything I have.
It is hard to build a life abroad.
It is hard but illuminating, now I know everything I can do.
This reality purifies you from everything helping, influencing, advising you.
You start back from yourself in a conscious rebirth.
Thinking back to my days just a few months before, I managed to read my life back like a clear and flowing big book. I saw pictures portraying me. I saw me.
And I noticed the change.
Being back to my hometown for a few days made me feel different. My former worries looked like faraway ideas. What I did not appreciate before looked sweet and vital.
I understood the importance of hugs, greetings set forth by the heart.
I noticed that wherever I was, I was with myself always and in any case.
And I like it.
London ripened still unripen fruits.
It made me grow up as a housewife, as a friend of myself, as a worker, as a new explorer.
It made me get lots of “thanks” by new people not speaking my language, grateful for the light they were seeing.
It made me meet a smiling love.
It built what I am now.
At this very moment, I am sitting on a big, soft and white bed in a room lightened by the sun, in a big and gorgeous house, with a light wooden floor and a glass door overlooking a flowered garden.
At this very moment, I am thinking that I am doing a job I like, that I live in a gorgeous house with the man I love, that I am happy and that there is nothing I need.
Thank you.
Traduzione a cura di Fabiola Lupo