“Nel mondo del cinema lo scenografo, a prescindere da quale sia la sua formazione universitaria, viene denominato l’Architetto”.
Questo è quanto affermato dallo scenografo italiano Renato Lori e d’altronde, il legame indissolubile tra cinema e architettura diventa ancora più forte ed esplicito quando si parla di scenografia cinematografica.
Lo scenografo nel mondo del cinema diventa un vero e proprio architetto dell’opera. Le analogie che uniscono il lavoro di uno scenografo che si occupa di architettura cinematografica e quelle di un architetto che si occupa di progettare e realizzare opere nel mondo reale, fruibili quotidianamente dai cittadini, sono tante.
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Prima fra tutte c’è la relazione che riguarda l’iter progettuale di una scenografia e quello, ad esempio, di un edificio a scopo abitativo. Sia lo scenografo che l’architetto comune iniziano questo iter con l’effettuare un colloquio con la committenza. Che sia un regista o un cittadino, le due figure professionali si ritrovano a dover operare secondo le esigenze e i gusti di chi richiede il lavoro. A questo colloquio consegue il sopralluogo nel sito in cui andrà costruita l’opera.
Poi si passa al progetto di ideazione dell’opera: schizzi, bozzetti, plastici e vere e proprie tavole architettoniche.
L’opera si conclude con il cantiere dove, l’architetto/scenografo, si ritrova a lavorare in gruppo, affiancato da diverse figure professionali. Lo scenografo, come l’architetto, è il direttore dei lavori.
Non a caso, molti scenografi come Marta Maffucci, avendo anche una formazione da architetto continuano nella loro vita a progettare sia nel mondo reale che in quello irreale del cinema.
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