Sibomana è un artista italo-belga cresciuto prima in Congo e in Ruanda, poi a Bruxelles. Attualmente residente a Roma da dieci anni. Ha un background di dieci anni di graffiti, ma dal suo arrivo in Italia ha abbandonato le bombolette: ha iniziato a dipingere con i pennelli e a fare grandi murales per strada. Circa cinque anni fa ha iniziato a lavorare su poster e a unire pittura e fotografia, lavorando su grandi formati. Nel 2015 è approdato alla tematica della migrazione. È tutto iniziato con un murales fatto al centro Baobab, centro di accoglienza che allora aveva sede a Via Cupa. Da lì parte un viaggio molto lungo, fisico e concettuale sulle rotte della migrazione, di cui ha visitato molte tappe. In ogni volta gli incontri con le persone e con le loro storie vengono immortalate in foto su cui lavora artisticamente.
L’opera di Sibomana dal titolo Aria è stata pensata e realizzata nel periodo subito successivo al lockdown della scorsa primavera, una riflessione a caldo del periodo appena vissuto. Come ci spiega l’artista stesso “Aria è una riflessione sul Presente legato alla libertà di movimento, alla libertà di spostarsi e/o di viaggiare, senza limiti, senza divieti e senza confini. Oggi più che mai, dopo la pandemia e il confinamento che abbiamo vissuto negli ultimi mesi, la libertà di movimento è diventata ancora più essenziale nelle nostre vite. Il disegno rappresenta una donna con un volto sereno, con un accennato sorriso.
I suoi occhi sono chiusi mentre pensa, desidera, sogna la libertà rappresentata da un gruppo di uccelli che volano e girano liberi intorno a lei”.
«Il rapporto tra lo statico e il movimento nella mia opera rappresenta l’elemento più importante che è la libertà di movimento, che è rappresentata con il volto di una donna ferma nel tempo, con gli occhi chiusi, mentre pensa, desidera, sogna questa libertà che è rappresentata da un gruppo di uccelli che le volano e girano introno al suo volto.
La mia arte è statica e figurativa e molto legata al movimento: con i miei poster, ritratti di grandi dimensioni che attacco per strada, provo sempre a fermare questo movimento anche solo per un istante e catturare i passanti e creare in loro un’emozione, una reazione tramite il messaggio dei miei ritratti.
Con questa opera nella stazione Cavour il rapporto tra statico e movimento è ancora pi forte, è più forte perchè il flusso delle persone che passano nella stazione ogni giorno è molto importante.
Per una grande parte della popolazione mondiale è molto difficile spostarsi tra i confini e adesso lo stiamo risentendo anche noi europei che siamo un pò privilegiati.
Penso che l’arte sia comune a tutte e tutti, non è assolutamente elitaria o riservata a pochi, penso che la bellezza dell’arte risieda anche nel fatto che ognuno la interpreta a modo suo, apprezzandola o meno davanti a un’opera d’arte ognuno di noi prova delle emozioni.
L’arte in una stazione secondo me è ancora più forte perchè è accessibile a tutti, non solo a appassionati di musei, appassionati d’arte. Io mi sposto solo con la metro.
Il mio sogno forse è un pò utopico, riguarda la nostra società, il nostro mondo, a modo mio provo a fare la mia parte per migliorarlo. Mi piacerebbe vivere in un mondo senza razzismo e senza discriminazione di ogni genere, vivere in un mondo dove nessuno viene lasciato indietro, un mondo senza guerra, un mondo di pace senza ingiustizie, senza muri e senza confini.»