Bologninicosta è un collettivo di arti performative composto da Sofia Bolognini , autrice e regista, e Dario Costa, musicista
RomeoeGiulio, di Bologninicosta, è in scena al Teatro India, nell’ambito del festival Dominio pubblico, il 3 Giugno alle 20. Uno spettacolo che parla dell’impossibilità di amare, attraverso la rivisitazione di un dramma shakespeariano in chiave gay.
Come nasce Bologninicosta?
Bologninicosta nasce nel 2015 dall’incontro tra me e Dario. Ci siamo conosciuti a Segesta durante un laboratorio teatrale e ci siamo perdutamente innamorati. Dopo appena due mesi avevamo iniziato a convivere e lavorare insieme. Non è stata una scelta, ma una naturale esigenza. Volevamo mettere a frutto le nostre competenze per creare qualcosa di nuovo, e così è nato il collettivo di arti performative Bologninicosta, che unisce la ricerca teatrale e musicale con la ricerca sociale, la filosofia e l’attivismo politico. Ci siamo circondati di professionisti militanti che abbracciassero il progetto in tutto e per tutto, attori, ricercatori, videomaker, teatranti e teatrologi e così abbiamo iniziato la nostra avventura, che in appena un anno e mezza di vita si è trasformata in una vera e propria avanzata. Siamo agguerritissimi e spaventosamente compatti nella volontà di creare, e creare assieme percorsi, incontrando sempre nuovi collaboratori e performer.
Sofia è attrice e regista, mentre Dario viene dall’ambito musicale, come si fondono questi linguaggi all’interno delle vostre produzioni?
Mi piace in realtà definirmi autrice piuttosto che attrice. Per Bologninicosta sono regista e soprattutto drammaturga, autrice di tutto ciò che ha a che fare con la parola scritta, detta, agita. La parola assieme alla musica di Dario compongono un tessuto indissolubile, una maglia solida e perfettamente coerente che definisce in modo netto la nostra identità, rendendola immediatamente riconoscibile. La musica disegna tutto, disegna lo spazio, racconta la storia. Accompagna il pubblico dentro la narrazione. Il lavoro in sala è fondamentale: musiche e testo sono elaborati a partire dalle improvvisazioni degli attori, la costruzione è collettiva, le diverse drammaturgie si intrecciano e si intersecano fino a costituire il nodo, l’intreccio, lo spettacolo.
L’omosessualità è un tema molto dibattuto in questi anni, ma c’è stato un momento preciso che vi ha portato a decidere di parlarne o è stata una scelta proveniente da un interesse sedimentato nel tempo?
L’omofobia è sempre stato un tasto dolente nella mia vita, qualcosa contro cui lottare. Sono una attivista dei pride e mi sono sempre circondata di amici e amiche omosessuali. Ho frequentato locali per gay e vissuto a stretto contatto con realtà di mobilitazione. È un universo di regole e codici, dove non è raro sentir parlare di violenze e discriminazioni. Ad un certo momento è morto un ragazzo amico di un amico. Si è buttato dalla finestra. Non importa quanto un tema sia dibattuto, non se ne parla abbastanza. Non se parla abbastanza se un ragazzo si butta dalla finestra perché è gay, non se ne parla abbastanza se a Genova un ragazzo va in coma in seguito ad una aggressione omofoba, o se il centro di Roma è tappezzato di manifesti anonimi contro le unioni civili che sono di un razzismo spudorato, schifoso e ributtante. Romeoegiulio è il primo testo teatrale in forma completa che io abbia mai scritto. Non avrei potuto parlare d’altro.
La decisione di affrontare l’opera di Shakespeare, per affrontare la tematica omosessuale, è stata immediata o avete vagliato anche altre alternative?
Non è stata una scelta, ma una folgorazione. Probabilmente nemmeno troppo geniale, ma sicuramente sincera. Ho scritto il testo in una notte, tutto d’un fiato. Ed era quello, era Romeo e Giulietta, era Shakespeare. Ovviamente stravolto, ri-scritto, contaminato. È la parola che più si addice al tipo di operazione che è stata fatta sul testo shakespeariano: una contaminazione tossica, un’intossicazione, un avvelenamento. Ho avvelenato la pagina bianca e poi ho nascosto il corpo del reato in un cassetto per quasi un anno. È stato Dario a ripescare Romeoegiulio tra i miei testi dimenticati. È stato Dario a sceglierlo come nostra prima produzione. È stata la scelta migliore della mia vita.
Quanto rimane del dramma Shakespeariano all’interno di Romeo e Giulio?
Frammenti di trama. Il testo è diviso in quadri che ripercorrono i nodi salienti del dramma shakespeariano. Poco altro rimane: pezzi riciclati di battute, pezzi strangolati e appiccati malamente, nel modo sbagliato, in bocca a personaggi sbagliati. Una specie di poesia brutta, postapocalittica che si intreccia con fatti di cronaca, parole tratte da yahoo answer e dai manifesti anonimi contro le unioni civili. Il tutto rimescolato, shakerato in un lavoro che non distrugge Shakespeare (non arriveremmo a tanto) , ma semplicemente lo tiene più lontano dai piedi possibile.
Bologninicosta
RomeoeGiulio
Regia Sofia Bolognini
Assistente alla regia Dario Costa
Drammaturgia Sofia Bolognini
Musiche e direzione del coro Dario Costa
Con
Mauro De Maio, Andrea Zatti, Cesare D’Arco, Sofia Bolognini, Riccardo Averaimo, Aurora Di Gioia, Gabriele Olivi, Nicole Petruzza