“Cantautore è colui che esegue canzoni da lui stesso composte“. Data questa definizione, è facile intuire le implicazioni di un simile campo semantico, la cui ampiezza impone una sensibile equivocità di interpretazione. Di cantautori italiani ce ne sono stati e ce ne sono moltissimi , ma anche dalla più breve rassegna si capirebbe quanto questa etichetta sia ben più elusiva di quanto appaia.
Ma oggi in che modo si sta evolvendo il cantautorato italiano? Dopo la recente ondata che ha portato all’affermazione di artisti come Dente, Le luci della centrale elettrica, Brunori Sas e molti altri, è lecito chiedersi quanto di quel fermento sia stato conservato e verso quali direzioni sia rivolto. E allora, proviamo a rispondere!
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Maria Antonietta
Letizia Cesarini, ex-vocalist del duo Young Wrists, è prima Maria Antoinette, per poi divenire Maria Antonietta. Nella creazione di un progetto musicale la scelta della lingua è un elemento tutt’altro che secondario, che può mutare profondamente l’immagine che si sceglie per sé stessi. Il primo disco della Cesarini Marie Antoinette wants to suck your young blood (2010) è caratterizzato da un punk essenziale e dai testi in inglese, che spesso si concentrano sulla singolarità di donne come Giovanna d’Arco e la poetessa Silvia Plath, cui sono dedicate Joan d’Arc e Silvia Plath. Ma è nell’album Maria Antonietta (2012) che la Cesarini dimostra di sapere esattamente chi vuole essere e verso dove è diretta. Maria Antonietta rinuncia all’inglese, ma non al fascino di donne straordinarie verso cui concentra ancora attenzione nei pezzi Santa Caterina e Maria Maddalena. La cifra punk permane ed è temperata da alcune venature pop. La Cesarini afferma che da adolescente aveva una predilezione per Carmen Consoli, e non è difficile capirlo dagli echi di cui è intessuto il suo stile che tuttavia giunge a una propria specificità. L’autobiografismo dei testi è perfettamente avviluppato a una voce inconfondibile di singolare espressività. Maria Antonietta dunque apre un percorso definito che continua con l’album Sassi (2014) e l’EP Maria Antonietta loves Chewingum (2015).
Calcutta
Nella voce di Calcutta risuona l’eco spenta di Latina, una città che <<semplicemente non dovrebbe esistere>> e che in ogni suo edificio incide la <<profezia>> di ritornare fanghiglia. Calcutta è una figura accartocciata dai contorni sfumati, è un cantautore dai toni smorzati in cui le imprecisioni e la scarsa cura del suono sono connaturati all’atmosfera di squallore e di malinconia. Forse… (2012) è un primo album forse insolito, in cui a risuonare non è l’entusiasmo né l’ansia di inserirsi nel discorso artistico, bensì una crepuscolare insicurezza che si traduce in una voce sgualcita e una chitarra raffazzonata. Raccoglie l’eredità del più classico songwriting non un uomo dalla grande statura, ma un bambino che piange. Non c’è una “cantina buia” dove respirare piano, soltanto una macchina stretta in cui un Arbre Magique cerca di eliminare il puzzo. È ormai imminente l’uscita con Bomba Dischi del nuovo album Mainstream. Ve ne offriamo un’anteprima con il brano Gaetano.
Nicolò Carnesi
Nella scena del neocantautorato italiano non vi è alcun problema ad inserire Carnesi, eppure proprio in questa estrema aderenza risuona una dissonanza destabilizzante. Nel genere, Carnese è forse il personaggio attuale che più di tutti sente il bisogno di scrollarsi di dosso la topica etichetta di cantautore. Rispetto all’esordio Gli eroi non escono il sabato (2012), Ho una galassia nell’armadio (2014) ci riconsegna un’immagine che con il passato è coerente ma che ne prende le distanze. Il secondo album di Carnesi non è soltanto musicalmente più maturo, ma abbandonando – o quantomeno attenuando- l’autoreferenzialità, abbraccia più dimensioni del reale che con la propria si intersecano. Le sonorità tinte di pop si intrecciano con synth accennati. L’osservazione del mondo circostante viene affrontata con un approccio, per così dire, scientifico che paradossalmente fa sì che i testi conseguano un intimismo più complesso. Ma ciò che quest’album sembrerebbe lasciar intendere è che Carnesi non abbia ancora concluso il proprio processo evolutivo e che stia ancora sgomitando per approdare a una forma che lo soddisfi del tutto.
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©Photo Federica Ruggiero
[divider]ENGLISH VERSION[/divider]
“A singer-songwriter is a musician who composes and performs his or her own songs”. It is easy to grasp the implications of the particular semantic field revealed by this simple definition. In fact, its extent undoubtedly implies ambiguous interpretations. There used to be many singer-songwriters – as many as there are now – but, just by analysing a sample of them, we would realise the impossibility of labelling them under the same definition.
But how is Italian singer-songwriting currently developing? Recently, new talents, such as Dente, Le luci della centrale elettrica, Brunori Sas, and many others, have emerged in waves and established them as artists; we were wondering how much of that ferment has been kept and in what directions it has flown. So, let’s try to find an answer to our questions!
Maria Antonietta
Letizia Cesarini, ex-vocalist for the duo Young Wrists, became Marie Antoinette first, and eventually changed her name to Maria Antonietta. Choosing a language is a crucial step in the creation of a musical project; it can change completely the image that you have chosen to represent yourself. Cesarini’s first album, Marie Antonette wants to suck your young blood (2010), was characterised by essential punk and English lyrics, which focused on the singularity of women like Joan of Arc and poet Sylvia Plath, to whom Cesarini dedicated Joan d’Arc and Sylvia Plath. However, with her second album, Maria Antonietta (2012), demonstrated to know exactly who she was and where she was going. Maria Antonietta gave up English, but she is still fascinated by extraordinary women, devoting her attention to them in songs like Santa Caterina and Maria Maddalena. For this album Cesarinni kept her punk style, which mingles with pop notes. Cesarini confesses that when she was a teenager she liked Carmen Consoli very much; it isn’t difficult to detect her teenage interest from the echoes that compose her style, which, however, is specific and unique. The autobiographical elements in the lyrics and her unmistakable, particularly expressive voice are perfectly intertwined. So, Maria Antonietta traces a clear path for the following album Sassi (2014) and the EP Maria Antonietta loves Chewingum (2015).
Calcutta
In Calcutta’s voice we can hear the weak echo of Latina, a city that <<simply shouldn’t exist>> and carves on each of its buildings the <<prophecy>> of returning to slurry. Calcutta is a crumpled figure, with blurred outlines; he is a singer-songwriter with a deaden voice; his imprecisions and lack of sound care are one thing with the atmosphere of bleakness and melancholy. Forse… (2012) is probably an unusual first album, where enthusiasm and the eagerness to find a place in the artists’ world are not detectable. On the contrary, the album is characterised by a crepuscular insecurity that emerges through a rumple voice and a strong guitar. Calcutta seems to have inherited the classic soul of a singer-songwriter, represented by a weeping child, not by a strong, intimidating man. There is no “dark basement” to hide in and breathe softly (to quote the lyrics of a classic Italian song), there’s just a small car where little trees cover its smell. Calcutta’s new album, Mainstream, will be soon released by Bomba Dischi. We offer you a sneak peek: the song Gaetano.
Nicolo’ Carnesi
It is not difficult to include Carnesi in the scenario of these rising Italian singer-songwriters. However, in spite of his adherence to the tendency, his style reveals a destabilising dissonance. Carnesi is probably the one who, most of all, embodies the current need of singer-songwriters of removing this defining label from themselves. Through Ho una galassia nell’armadio (2014) Carnesi gives us a different image from that of his debut album Gli eroi non escono il sabato (2012), which is connected to its past and, at the same time, strays from it. Carnesi’s second album isn’t just more mature, it abandons – or at least diminish – its autoreferentiality, embracing more dimensions of the real, that intersect those of the singer-songwriter. Pop notes and smooth synth intertwine. Carnesi explores and observes the world around him in a kind of scientific way, which, paradoxically, gives his lyrics a more complex intimacy. However, this album seems to reveal that Carnesi hasn’t completed his evolutionary process yet, and that he is still working hard to reach the style that will satisfy him completely.
Traduzione a cura di Gabriella Berardinucci