La trattazione di tematiche delicate è una problematica scelta che comporta controindicazioni sensibili. Ci può essere una diversità di approccio e di intenti. Da un lato una sfida ambiziosa, che spesso per la sproporzione tra l’eterogeneità della materia e l’ansia di esprimere un giudizio giunge a un risultato poco riuscito. Dall’altro il ricorrente asso nella manica di chi, per innalzare il tono, si avvale della sacrale riverenza che questo strumento ispira.
In entrambi i casi si è esposti al facile rischio di scadere in grossolane banalizzazioni che, attraverso letture buoniste o semplicistiche, trascurano la sottesa complessità dietro al dramma di dinamiche difficili da discutere.
La regia di Matteo Finamore ha scelto una terza via.
L’8 e il 9 luglio il teatro San Genesio ha ospitato lo spettacolo “C’era una volta l’arcobaleno”. E in questo caso spettacolo è quanto di più azzeccato si possa trovare. Il progetto è l’esito della polimorfica collaborazione di giovani artisti romani. Alla rappresentazione teatrale si affiancano le essenziali coreografie di Giulia Nanni e le musiche originali appositamente composte da Federico Mezzana.
Edoardo, il protagonista affetto da Sla, è morto da pochi giorni e si ritrova nell’Arcobaleno, una sorta di anticamera del paradiso dove avrà modo di esplorare i sette colori, sette luoghi allegorici in cui sciogliere gli irrisolti e riconciliarsi con sé stesso.
La sceneggiatura di Gianluca Mandarini, inizialmente pensata per un pubblico preadolescenziale, è stata riadattata e ha esteso il suo campo d’azione. Ma forse è proprio tramite il residuale impianto onirico-favolistico che raggiunge una maggior efficacia. La questione della Sla è portante e allo stesso tempo appartata, scorre in un canale sotterraneo ma onnipresente dove si intreccia con altri temi. Assetto dettato dalla necessità di sospendere il giudizio e di affidare l’analisi a considerazioni episodiche e ad accenni occasionali, che inducano a una riflessione più sottile.
Queste due prime serate costituiscono per il progetto un traguardo che prelude l’inizio di una nuova crescita. Un punto di arrivo e di partenza in movimento dialettico di cui The Walkman vi consiglia di non perdervi la sintesi.
“C’era una volta l’arcobaleno” tornerà al San Genesio a settembre. Più maturo. Con nuove sorprese.