DCJ è un marchio nato a Milano, dall’idea di Jacopo de Carli e Gregorio Vatrella. Nasce dalla necessità di dare voce al mondo delle sneakers, unendo la creatività del made in Italy con la cultura dello streetwear.
Personalizzazioni tailor made, linee di prodotti innovativi per la cura delle scarpe, eventi e workshop esclusivi, hanno reso DCJ un punto di riferimento per la cultura sneakerhead in Italia.
Ecco di cosa abbiamo parlato con Jacopo, ideatore e fondatore del mondo DCJ.
Da dove sei partito e perché puntare sulle sneakers?
Il mio percorso è partito circa tre anni fa. Abitavo a Pavia in un paesino di poche anime, lavoravo in un’officina meccanica. Una vita tranquilla che non mi soddisfaceva, ero un cocco di mamma e potevo permettermi molti sfizi perché vivevo con i miei. Quando impari ad avere tanto poi vuoi avere sempre di più. Allora mi sono detto: ‘Devo trovare qualcosa che mi fa vivere anche meglio facendo quello che mi piace’. Così ho iniziato un corso da calzolaio presso la scuola di artigianato di Bergamo. La sera quando finivo di lavorare a Pavia, andavo a Bergamo. Lì ho imparato a conoscere l’ambiente della calzatura e a fare i primi lavoretti. Ho iniziato per caso, ma sentendomi più imprenditore che calzolaio, ho capito subito che questo settore è molto in crescita. Ho deciso di investire su qualcosa che non esiste, o se esiste non è fatto in modo professionale.
Perché hai scelto di fare un corso da calzolaio?
Beh, essendo un cocco di mamma avevo tante scarpe e quindi già da piccolo ho sempre avuto la passione per le scarpe in generale. Quindi ho iniziato a fare questo corso. Il primo anno ho preso il mio attestato, il secondo anno, finito il contratto nell’azienda in cui lavoravo e da lì ho detto ‘Basta non farò più un lavoro per portare a casa lo stipendio. Devo fare qualcosa che mi possa appassionare.’ Frequentavo già spesso Milano e ho deciso di trasferirmi per cercare un calzolaio che mi volesse prendere per imparare il vero mestiere. Mi ha preso Artigianoteca, uno dei negozi di punta di Milano e di tutta Italia per le riparazioni. Ho iniziato a fare lo stagista e a imparare quest’arte. Mi occupavo del lavaggio di scarpe, il restauro di borse firmate e tutti lavori molto precisi che mi piaceva di più fare. Da stagista sono diventato quello che andava a fare i corsi per imparare cose nuove, fin quando i miei maestri mi hanno proposto di insegnare agli altri. Nel giro di sei mesi mi sono ritrovato ad insegnare a calzolai che facevano questo lavoro da quarant’anni. Avevo un buon successo e così piano piano ho iniziato ad affinare le tecniche con prodotti nuovi. Abitando in centro, finivo di lavorare e andavo nei negozi per conoscere un po’ l’ambiente della sneakers che per me era completamente inesistente. I ragazzi che ci lavoravano hanno iniziato a darmi scarpe per provare a sistemarle, fare dei lavaggi. I risultati per loro erano strabilianti, per me era la normalità. Poi sono entrato in alcune community di appassionati di sneakers su Facebook. Per qualche mese ho controllato com’era l’andazzo. Notavo che tutti avevano problemi con la pulizia e così ho deciso di lanciarmi. Ho pubblicato uno dei miei lavori su questi gruppi e la gente è stata entusiasta. Se la media è 50 like a post, il mio primo post ha preso 600 commenti e mille like. Tutto questo è successo più o meno un anno e mezzo fa. Dopo un anno da Artgianoteca ho deciso di lanciarmi nel mio progetto. A gennaio 2018 ho fondato DCJ.
La cultura dello streetwear secondo te. Il nuovo non ha più bisogno del passato?
DCJ ha preso molto dal passato. Abbiamo riadattato tutte le tecniche al mondo moderno, e ci stiamo già evolvendo. Non ci siamo fermati solo alle sneakers, alla pulizia, al lavaggio e al restauro. Insieme a Gregorio, socio di questo progetto, stiamo pensando al futuro. Laureato alla NABA di Milano, è molto bravo con le tecnologie, stampanti 3D, tagli laser. Creare la scarpa da zero, creare delle suole performanti, delle parti di ricambio. Così potremo reinterpretare anche una scarpa vecchia del passato come un oggetto del futuro. Questo è già il nostro 2.0.
La cultura dello streetwear si sta evolvendo a livelli esorbitanti. Dopo tanti anni, lo streetwear è entrato nell’alta moda. Alle sfilate si vedono felpe con cappuccio e sneakers. Fino a qualche anno fa era impensabile che un abbigliamento alla moda si abbinasse a un abbigliamento casual, da tutti i giorni. Ora molti brand sono stati rilanciati secondo questo nuovo paradigma. È un’ondata di passaggio che orienterà anche la moda del futuro. Ci saranno molte rivoluzioni, molti tabù saranno sfatati. Come quello che per essere eleganti bisogna avere la camicia e l’abito.
Due linee di prodotti per la cura delle scarpe, Cleaner e Protector: come sono state realizzate?
Il Cleaner è stato il primo prodotto che ho ideato insieme a uno dei miei maestri. Abbiamo avuto la possibilità di svilupparlo anche secondo le mie idee ed è poi stato realizzato da un’azienda chimica. Lo utilizzavo perché nel negozio dove lavoravo prima c’era molto da fare. Mi serviva un prodotto per snellire e velocizzare i tempi di lavoro. Un giorno, facendo parte di vari gruppi Facebook del settore, mi hanno invitato al primo evento, una giornata di tatuaggi e sneakers. Mi hanno detto: “Vieni a rappresentarti e porta qualcosa di tuo”. Io non avevo mai fatto nulla del genere, non sapevo cosa portare. Avevo il mio prodotto senza etichetta, senza nome. Così in dieci minuti ho ideato il nome del brand, qualcosa che potesse identificarmi. Quindi De Carli Jacopo è diventato DCJ e il prodotto per pulire le scarpe Cleaner. Sono andato a questo evento e l’ho regalato a dieci persone che all’inizio non erano nemmeno interessate. Ho fatto una dimostrazione al momento e c’è stato il degenero totale. Anche sui gruppi chi provava il mio prodotto diceva che era formidabile.
Invece per creare il Protector ci abbiamo messo molto tempo. I prodotti che esistono non seguono la nostra linea di lavoro. Quindi abbiamo sviluppato il nostro Protector che protegge dall’acqua e dallo sporco e fa traspirare la scarpa e il piede. Prossimamente uscirà la linea completa e tra i nostri competitors nessuno ha una linea così vasta di prodotti.
La punta di diamante DCJ è la personalizzazione tailor made: cosa le rende uniche?
La personalizzazione delle sneakers è molto richiesta. Gregorio Vatrella sviluppa tutti i custom. Le nostre scarpe sono uniche perché non ci siamo focalizzati su quello che facevano tutti. I customizzatori fanno dei prodotti per la massa. Abbiamo deciso di prendere delle scarpe molto costose e di nicchia per permettere ai clienti più esigenti di personalizzarle e renderle uniche. All’inizio è stato un po’ difficile. Realizzando scarpe da mille, duemila euro, ci consideravano pazzi. Ma poiché ormai tutti indossano le stesse scarpe, alcuni clienti ci hanno affidato dei modelli speciali. Abbiamo iniziato a tingerle, modificarle, cambiare le suole. Da lì è stato il boom. Di base è il cliente che si affida a noi e ci dà carta bianca. Noi non vendiamo un prodotto che abbiamo già sviluppato. Il cliente ci sceglie avendo già un’idea, spesso molto difficile da realizzare. Noi troviamo una soluzione per concretizzarla.
Di cosa si compone il successo DCJ? Presentaci il tuo team.
Il nostro successo è rimanere persone umili che ascoltano le richieste del cliente e non si montano la testa. Dal primo giorno ad oggi sono rimasto sempre uguale, tratto le persone allo stesso modo. Per noi la cosa più importante è creare cultura e questo significa anche parlare molto alla gente. Insegnare ad una persona come curare le sneakers è anche un modo di imparare, un modo di parlare e raccontare cultura. Rimanere se stessi è la nostra arma per il successo.
Io sono il fondatore di DCJ che è diventata una Srl. Sono in società con un piccolo fondo d’investimento che ad aprile mi ha inglobato nel loro progetto. Gregorio è il designer, crea e sviluppa con tutti i metodi innovativi i lavori da eseguire. Rebecca è la mia assistente e si occupa di amministrazione e ordini. La new entry è Samuele che sarà store manager del nostro nuovo negozio che stiamo per aprire a Milano, zona Duomo. Nello specifico, io mi occupo di lavaggi, restauri di scarpe e borse firmate.
Cosa ti auguri per il futuro e in cosa non smetti di credere ogni giorno?
Penso che se si lavora bene e ci si impegna, con un po’ di fortuna i risultati si ottengono. Non avrei mai immaginato di lavorare per Nike ed invece è successo perché ho lavorato bene. Siamo arrivati a tanti bei progetti perché l’importante è lavorare sodo, crederci. Se sei al momento giusto nel posto giusto si possono creare delle opportunità che ti porteranno in alto. Il mio sogno è creare un’azienda forte. Diventerà usuale conoscere il brand DCJ e in ogni città ci sarà un negozio dedicato alla cura della scarpa a 360 gradi. Sapere che la gente sceglie di affidarsi a noi e avere un team che ha sempre voglia di spaccare. Ogni giorno punto a fatturare. È un lavoro dove bisogna sempre creare una nuova cerchia di clienti, devi augurarti che la gente ti segua e ti capisca. Ogni mattina mi sveglio e dico “Ok, oggi devo riuscire a fare questa determinata cosa”. Mi auguro di impegnarmi sempre come il primo giorno.
The WalkMan ha come obiettivo quello di scovare e mettere in luce giovani talenti ed artisti che credono nelle proprie idee. Cosa consigli a chi, come te, ha deciso di investire la propria vita nella creatività?
Molti me lo chiedono. Non mi ha mai dato niente nessuno e non ho mai studiato più di tanto perché non mi piaceva andare a scuola. La mia cultura me la sono fatta da solo. Ho un carattere molto deciso, mi sono sempre impegnato a dare il massimo e concretizzare tutte le idee che avevo, i miei sogni e le pretese che avevo con me stesso. Se si ha un’idea non bisogna accantonarla. Quando sono partito da Pavia la gente mi rideva dietro perché avevo un posto fisso, uno stipendio oltre la media. Ho deciso di non accettarlo per realizzare il mio progetto. Domani non saprò cosa succederà ma l’importante è impegnarsi. Mio nonno mi diceva sempre di picchiare il martello perché prima o poi becchi il chiodo. Se ti impegni nel modo giusto quando centri il chiodo sarà tutto molto più semplice.
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