Cosa succederà al product design quando il nostro pianeta non sarà più l’unico ad essere popolato?
E se fosse il design spaziale il trend di punta dei prossimi anni?
Ammesso che l’innovazione dei prodotti, dei sistemi, persino dei linguaggi di rappresentazione visiva nasca dal mutamento delle necessità dell’utente, il rapido avanzare delle ricerche in ambito aerospaziale potrebbe aprire scenari completamente inediti al settore della creatività.
Le prospettive di un futuro in cui i confini dell’abitare, o ancor più verosimilmente del viaggiare, si estenderanno oltre l’atmosfera fanno pensare a un cambiamento imminente della cultura del progetto.
Cambiamento per cui le sperimentazioni nell’ambito del prodotto ingloberanno le soluzioni più aderenti al profilo del cosmonauta e alla dimensione extra-terrestre che lo circonda. Una nuova estetica si insedierà nelle azioni quotidiane di chi vive lo spazio e costruirà un ponte solido tra la casa di sempre e quella di domani.
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Il design spaziale non è fantascienza, ma un fatto incombente che permetterà ai progettisti della generazione entrante di porsi nuove sfide. Il mercato si rinnoverà per aprirsi ad orizzonti inesplorati.
Un’idea della concretezza di questo cambiamento la si trova tra le iniziative pioniere condotte negli ultimi anni.
Già nel 2017, in occasione del Democratic Design Days Ikea aveva annunciato di voler ricercare delle soluzioni funzionali per l’arredo delle case su Marte. Da allora un team di cinque designer, guidati dal direttore creativo Micheal Nikolic, in accordo con la NASA, ha dato vita a Rumtid, la prima collezione di prodotti “marziani”, il cui lancio è previsto per il 2020.
Anche al Politecnico di Milano si disegnano rivoluzioni. La collaborazione con l’ESA, ha portato all’istituzione degli ambitissimi laboratori di Space Design “Space4Inspiraction” (già alla terza edizione) e Space Fashion Design “Couture in Orbit”.
Nel 2019 il design spaziale si insegna. Si indaga. Si fa. L’innovazione è già in atto ed è rapida, interessante, plurale nella sua natura e nel suo aspetto.
Se la scena è già cambiata e cambierà ancora allora noi che, in tutti i sensi, abbiamo ancora i piedi per terra dovremmo farci un’altra domanda. Esisterà innovazione per il design terrestre?