In tanti ultimamente riflettono su come sia cambiato l’essere padri oggi.
Dalla figura autoritaria a quella amorevole, tutte le analisi ci vedono sempre come figli e mai come padri. Ma per la nostra generazione c’è ancora spazio per sognare una famiglia o siamo troppo focalizzati sull’affermazione personale?
I Millennials sono sempre descritti come una generazione di egoisti, ossessionati dai social e in costante bisogno di gratificazioni. Se è vero che ciò dipende dal contesto culturale e tecnologico in cui siamo cresciuti, una parte di responsabilità è dovuta all’educazione che abbiamo ricevuto.
“Nel timore di essere considerati ‘cattivi’ i genitori non hanno mai contestato i loro figli” spiega Elle Boag, psicologa sociale alla Birmingham City University. Questo comporta che la nostra generazione faccia fatica ad accettare punti di vista diversi, ritenendo il nostro come l’unico valido. Da queste premesse è difficile immaginare una schiera di uomini pronti a diventare padri oggi.
Diciamolo chiaramente: un Milleannial non ci pensa nemmeno a diventare padre.
E non ci pensa, non per cattiveria, ma perché si tratta di qualcosa che, sinceramente, non gli interessa. Se il 73% dei nostri genitori è uscito di casa con il matrimonio, la percentuale nella nostra generazione crolla al 30%.
Cosa significa questo? Che, i nati tra il 1981 e il 2000, con tutti i difetti che li caratterizzano, sono più occupati a trovarsi un lavoro soddisfacente o un master adatto ai loro obiettivi per poi costruirsi una propria indipendenza piuttosto che pensare ad una famiglia.
Una generazione di “bamboccioni” ma anche di ragazzi intraprendenti alla ricerca di un posto nel mondo. In entrambi i casi ciò dipende dall’instabilità economica e dalla totale inefficacia della politica nel garantire un futuro ai giovani.
“E come faranno i figli a prenderci sul serio
Con le prove che negli anni abbiamo lasciato su Facebook
Papà che ogni weekend era ubriaco perso
E mamma che lanciava il reggiseno ad ogni concerto.”
Benché non siano state scritte da chissà quale ricercatore, le parole della hit estiva “Vorrei ma non posto” di Fedez e Jax ci permettono di riflettere sulla figura dei padri oggi. Come possiamo pensare di diventare padri se dappertutto abbiamo lasciato traccia del nostro essere immaturi?
Certo, anche i nostri genitori ne hanno fatte di cazzate e, per carità, non è nostro obiettivo sostenere che la generazione prima della nostra fosse intrisa di etica e maturità, mentre ora è tutto un crollare di valori. Ci mancherebbe solo scrivere che non esistono più le mezze stagioni.
Però, ecco, una differenza sostanziale è proprio in questa attenzione all’immagine.
Se prima il Padre doveva mantenere una sua autorità, presentandosi come irreprensibile capo famiglia tutto d’un pezzo, oggi mostrarsi come una figura granitica priva di difetti sarebbe impossibile. Tutto è scritto nero su bianco negli archivi dei tanti social dove siamo iscritti. Vecchie passioni, stupidi giochi, frasi e foto, tutto a testimoniare quanto le nostre vite siano tutto fuorché perfette.
E forse può essere proprio questa l’arma in più dei padri Millennials: essere genitori così come siamo, senza dover recitare un ruolo che non ci appartiene. Forse saremo anche noi troppo morbidi con i nostri figli ma proprio accettando i nostri limiti e le nostre contraddizioni sapremo guidarli al meglio, trasmettendo ad un’altra persona ciò che si è capito su un mondo in costante cambiamento.
L’essere padri oggi significherebbe abbandonare il ruolo del figlio e prendersi (finalmente) le proprie responsabilità, occupandosi della sicurezza e della vita di una persona, da mettere davanti alla propria.
Iniziare qualcuno al futuro, alla speranza, dando inizio ad una nuova generazione forse sarà l’unico modo per farci prendere consapevolezza delle nostre potenzialità come uomini e, dunque, come padri.