Estate anni 90, sconclusionata, ma indimenticabile. A ritmo delle dance music non si può non ripensare ai viaggi infiniti, al Super liquidator e al winner Taco.
Guardando indietro nel tempo, senza neanche allontanarci troppo, la vita di tutti i giorni sembrava tanto diversa. In fondo per mutare la nostra quotidianità sono bastati solo 10 anni. Estate anni 90. Un spazio di tempo breve, che allontana due generazioni, quella degli anni 90 e dei 2000. Apparentemente vicine, ma figlie di due mondi diversi.
Chi è nato negli anni d’oro della dance music, gli anni 90, fa parte della generazione della rottura. Quella stessa generazione cresciuta insieme alle prime grandi innovazioni tecnologiche e, a sua insaputa, impiantata nel mondo moderno, ma con una vena nostalgica dal gusto vintage.
Ripensando all’estate anni 90 tutto è cambiato. Non esistevano voli low cost, o biglietti last minute, ma la partenza “intelligente”. Cartina alla mano e già alle 3 di notte sulla strada in auto a macinare km. Tutto per cercare di evitare il traffico del grande esodo, ovviamente senza successo. Compagni di viaggio erano il game boy e le cassette da ascoltare in macchina o con il walkman. 883 a tutto volume e cantando Nord, Sud, Ovest, Est si arrivava alla meta più in voga dell’estate di quei tempi, la Riviera romagnola. Patria dell’Eurodance e che aveva eletto come sua capitale Rimini.
La sistemazione era in un albergo con mezza pensione e colazione a buffet. Quest’ultima talmente grande da poter mangiare l’impossibile e poter infilare in borsa di nascosto (per modo di dire) qualche panino per il pranzo. Neanche il tempo di digerire e si andava diretti in spiaggia. L’attrezzatura era: racchettoni, telo, swatch beat resistente all’acqua e bocce multicolor, il più delle volte senza boccino.
Immancabile, però, fra tutte, era l’arma di distruzione della tranquillità e della pace di un intero lido, il Super liquidator. Non un vero e proprio bazooka come mostrato nelle pubblicità, ma, comunque, abbastanza potente da accecare tutti gli sventurati passanti. I casi in cui si deponeva quest’arma dell’estate anni 90 erano soltanto tre. Per una partita a pallavolo, che inevitabilmente si trasformava in 7 si schiaccia, oppure durante il bagno, buttando in aria l’acqua immaginando di ricreare l’onda energetica schizzando qualunque cosa nel raggio di 3 km, o ancora, durante la pausa gelato. Liuk, coppa music, solero o winner taco, da gustare durante una partita ad Uno, che finiva puntualmente a rissa.
Eppure l’estate anni 90 non era solo mare o spiaggia. L’apice lo si raggiungeva in quell’unica giornata all’Aquafan di Riccione. La mole di gente che raccoglieva era da capogiro. Non esisteva un’attrazione che non richiedesse una fila tra i 10 e 15 minuti per scarsi 2 minuti di scivolo. Nonostante ciò l’adrenalina che si provava lungo un Kamikaze o con il gommone sull’Half Pipe era sufficiente per uscire dalla vasca e riprendere quell’attesa infinita.
Tana di ritrovo serale per amici, e non solo, era la sala giochi. Musica dance in sottofondo e con l’Amor Toujours o Barbie Girl partiva una battaglia infinita tra te ed il cabinato Arcade. Così un intero patrimonio veniva trasformato in gettoni. Più che in tasca erano in bella vista sul cabinato, come una sorta di diritto di prelazione sul videogame. Non si poteva dire di aver passato una serata in questo luogo se non si buttava almeno un gettone a Street Fighter, Time Crisis oppure Puzzle Bubble. Tuttavia, più che l’eroe che finiva Metal Slug con un solo gettone, chi monopolizzava l’attenzione generale era colui o colei che, nonostante il caldo e col rischio di slogarsi un piede, giocava a DDR, ovvero Dance Dance Revolution.
Una tipica estate anni 90, che si capiva che era finita quando in televisione c’era il Festivalbar, almeno per chi è nato tra il 1990 e il 99. Troppo giovani per le grandi discoteche, ma abbastanza grandi da ricordare un mondo sconclusionato, fantastico nella sua follia. Ci scuserete se ancora oggi quando parte Blue degli Eiffel65 siamo quelli che si emozionano di più. Che agitando il pugno in aria viaggiano verso un mondo che ora non c’è più.