Estate romana vuole essere uno sguardo sulla città non vissuta, svuotata durante il periodo estivo.
Una Roma meno nota alle grandi masse del turismo, meno frenetica, fatta di quartieri dormitorio e meno viva del centro in ogni stagione dell’anno, particolarmente in Estate.
La città non è data solo dalla sua morfologia urbana ma anche dalle persone che la abitano, l’assenza di queste sembra dilatare gli spazi con cui, in questo lavoro, si vuole giocare, cogliendo l’opportunità di volgere lo sguardo verso dei luoghi che queste masse sono in grado di plasmare semplicemente essendo presenti, o mancando.
Si parla molto del potere della fotografia di fermare il tempo e di modificare il tempo di fruizione dell’immagine, siamo convinti che un’operazione molto simile sia possibile anche per quanto riguarda gli spazi, lavorando sui legami tra questi e provando a sovvertirli.
In questo contesto siamo stati aiutati da chi se ne è andato e ha, a tutti gli effetti, portato ad una modificazione della città e il nostro compito è stato quello di assecondare questo processo e documentarlo.
“Roma: ad agosto la città deserta è traversata solo da frotte di turisti accaldati, assorti nel loro stremante dover: volti paonazzi, bottiglioni di plastica in mano. Le serrande sono chiuse. I senzatetto occupano le strade dormendovi anche di giorno. Aleggia un senso di abbandono, come se un pifferaio di Hamelin avesse portato con sé tutti i residenti. Così ci si mostra infine la città turistica nella sua estrema verità: un guscio vuoto, un fondale di teatro.”
da “Il selfie del mondo – indagine sull’età del turismo” di Marco D’Eramo
Testo e fotografie di Federico Cianciaruso e Simone Galli.