Fabio Viale – Un’analisi del lavoro dello scultore contemporaneo Fabio Viale, che con grazia ed eleganza riesce a possedere il marmo e a trasformarlo in un palloncino volante.
Fabio Viale – Osservando la scultura La Suprema di Fabio Viale (Cuneo, 1975) ci si trova davanti a un’opera che allo stesso tempo rassicura e confonde. Una mìmesis perfetta, tanto da essere perturbante.
L’artista cuneese dimostra, attraverso le sue creazioni marmoree, di conoscere la storia dell’arte, di averla assimilata, di aver studiato i canoni e le tecniche di lavorazione scultorea e, come i grandi Maestri, di essere in grado di possedere la materia e plasmarla a suo piacimento.
Fabio Viale, però, è anche un’artista del suo tempo, che sa veicolare riflessioni contemporanee mediante l’utilizzo di un alfabeto conosciuto.
Fabio Viale inganna lo spettatore e il marmo stesso: si vedono un palloncino, una barchetta, un aeroplanino di carta o uno pneumatico e si fatica a comprendere che quelle forme siano di marmo; al contempo, il marmo viene guidato sapientemente dall’artista nella sua trasformazione in legno, carta, polistirolo, gomma. Oggetti quotidiani che non sono mai esattamente quelli, ma materia viva.
Scarti percettivi, dunque. Fabio Viale non solo riproduce la quotidianità e il suo immaginario, ma interviene sulle grandi opere classiche marchiandole con i tatuaggi di Young Signorino o della criminalità russa. O, ancora, ricrea poeticamente il vuoto sottraendo il corpo di Cristo della pietà vaticana di Michelangelo dalle braccia della madre. Due corpi pesanti che si trovano così, l’uno libero dall’altro, a generare aria e movimento. E che si completano grazie al soffio vitale del corpo caldo di Lucky Ehi, sopravvissuto alla potenza del mare. Perché, come scriveva M. Onfray “Scolpire è arrestare l’energia per contemplarla, catturare la vitalità per domarla e nutrirsene”.
Le creazioni di Fabio Viale si possono vedere fino all’11 gennaio 2019 da Gagliardi e Domke Gallery a Torino.