Social network. La tela invisibile che unisce tutti gli angoli del globo. Un abbraccio digitale senza confini e contatti fisici che catalizza emozioni, provoca risvegli civici e sentimenti d’affetto, genera disprezzo e rabbia. Un veicolo imprescindibile per rincorrere la velocità delle reti globali, una rapidità che si paga in termini di omologazione a un sistema di relazioni sociali che tende ad appiattire le specificità culturali. Un calderone globalizzato che consente l’emancipazione dal proprio angolo di mondo con gli strumenti, di chi, quel social media l’ha sviluppato e diffuso. Negli anni ’70 Michel Foucault fu tra i primi a rifiutare l’idea che l’uomo appartenesse ad un’idea universale, perché la formazione dell’identità – a suo avviso – si sviluppa in relazione a variabili sociali e locali specifiche. Mai avrebbe accettato una visione omogeneizzata della realtà, un mainstream che cattura le percezioni e scandisce i ritmi della produzione di saperi, affetti ed emozioni. Altri tempi, altri campi del pensiero, sensibilità differenti che se rievocate potrebbero determinare una – comprensibile – accusa di passatismo. Un’accusa che rimandano al mittente tutti quei social network che, seppur inseriti a pieno titolo nelle dinamiche globali, lottano affinché la propria piattaforma sia conforme alle esigenze e alle aspettative locali. Parliamo di Vkontacte, la maggiore rete sociale russa che raggiunge i 210 milioni di utenti registrati con cui collabora da fine 2013 Edward Snowden, l’ex dipendente dell’NSA oggi sotto l’ala protettiva di Vladimir Putin. 500 i milioni di utenti per Weibo, la piattaforma di microblogging cinese a metà tra le funzionalità di Twitter e Facebook. Tra le tante merita un accenno Wangu, portale delle Zimbabwe che mira a contendere il mercato locale a Facebook tramite la valorizzazione del capitale umano e turistico nazionale. Quello che si definisce il “primo social network che vuole unire tutti i cittadini dello Zimbabwe sparsi nel mondo” ha un layout dinamico e una grafica curata nei dettagli. Il portale tecnologico locale techzim.co.zw la definisce “una grande stanza piena di connazionali che grazie a poche, elementari regole social interagiscono, si conoscono e imparano a rispettarsi”.
Come finirà la sfida tra Foucault e Zuckerberg – nel breve termine – è facilmente prevedibile. Com’è prevedibile che la tensione evolutiva della tecnologia porterà – un giorno – a considerare l’enfant prodige newyorkese un’esponente di punta dell’ancient regime digitale.
[divider]ENGLISH VERSION[/divider]
Social networks. The invisible spider’s webs that tie all corners of the globe. They are a digital borderless embrace that catalyze emotions, cause civic awakenings and feelings of affection, breed contempt and anger. An essential vehicle to chase the speed of global networks; a speed that you pay in terms of homogenization to a system of social relations that tends to flatten the cultural specificities. It is a globalized cauldron that allows emancipation with the tools, of who enhanced and spread that social media. In the 70’s, Michel Foucault was one of the firsts to reject the idea that man belonged to a universal idea, because in his opinion the formation of identity was developed in relation to specific local and social variables. He would have never accepted a homogenized vision of reality, a mainstream that captures the perceptions and marks the rhythm of the production of knowledge, feelings and emotions. Those were other times, other fields of thought, different feelings that, if evoked, could cause an – understandable – accusation of traditionalism. An accusation that refers to all those social networks, which, although fully inserted in global dynamics, struggle to their platform conforms to the requirements and local expectations. We are talking about Vkontacte, the largest Russian social network that reaches 210 million users. By the end of 2013 it availed of the collaboration of Edward Snowden, the former NSA employee now under the wing of Vladimir Putin. There are 500 million users for Weibo, the Chinese micro blogging platform, in the middle between the functionalities of Twitter and Facebook. Among many others, the Zimbabwean Wangu merits a mention. It aims to contend for the local market to Facebook, through the development of human capital and national tourist. It, calling itself “the first social network that wants to unite all Zimbabweans around the world” has a dynamic layout and detailed attention to graphics. The local technology portal techzim.co.zw calls it “a big room full of fellow countrymen who, thanks to a few elementary social rules, interact and learn to respect each other.”
How will end the match between Foucault and Zuckerberg – in the short term – is easily predictable. We can also predict that the evolutionary tension of the technology will – one day – consider the New Yorker child prodigy an exponent of the digital Ancient Regime.
Traduzione a cura di Daniela De Angelis