Gabriele Cicirello – Caterina, di e con Gabriele Cicirello, va in scena nel contesto di Dominio Pubblico, al Teatro India dal 30 maggio al 4 giugno. Lo spettacolo sconfina nella varietà dei registri e delle emozioni. Il pubblico è chiamato a interpretarlo, in una spirale di ambivalenze e passioni.

Gabriele Cicirello (qui la sua bio), giovane attore palermitano, non poteva non essere rappresentato a Dominio Pubblico. Questo festival multidisciplinare, alla sua quarta edizione, nasce come strumento di indagine sulla creatività della nuovissima generazione di under 25. Gabriele è un’eccellenza che si inserisce alla perfezione in tale contesto. Caterina, infatti, è da lui scritto, diretto ed interpretato. Proprio in occasione della sua partecipazione a Dominio Pubblico, noi di The Walkman lo abbiamo intervistato. Ecco cosa ci ha detto dello spettacolo, del suo lavoro, del teatro.

 

Lo spettacolo Caterina rappresenta una dicotomia emotiva tra passione e ambizione. Quanto conta l’efficacia visiva delle scene, nel raccontarla?

Le immagini delle scene sono state costruite partendo da elementi di armonia e dolcezza, per poi sporcare queste immagini in maniera artistica e quasi mai quotidiana. Ho cercato, insieme all’attrice che interpreta l’ombra di Caterina, di trovare in tutte quelle parti in cui volevo esprimere amore e odio allo stesso tempo, il punto di rottura impercettibile tra questi due sentimenti in maniera che si confondessero, così come è confuso in maniera evidente il protagonista in tutto lo spettacolo.

Quanto invece il testo teatrale in sé?

Il testo in questo caso è molto presente. Vi sono continui cambiamenti di registri linguistici, associabili proprio allo stato d’animo del protagonista. A partire dal ritmo e dal colore fino alla trasformazione in dialetto del testo, in cui si cerca la visceralità del sentimento.

Come ti sei giostrato nella gestione di uno spettacolo di cui sei direttore e protagonista al contempo?

Questo spettacolo per me è uno studio che porto avanti da circa 5 anni. Un testo che ho trasformato quasi ogni qual volta l’ho messo in scena, così come l’interpretazione di alcune fasi dello spettacolo. Diciamo che sta crescendo con me e, con tutte le nozioni che negli anni sto acquisendo, cerco di perfezionarlo sempre di più. A livello pratico ho gestito spesso la fase di montaggio dello spettacolo con riprese video, in modo da poter rivedere e capire sempre quello che stavo costruendo.

Prima che chiudesse, ti sei esibito al Teatro dell’Orologio. Cosa pensi della sua vicenda, poiché questo è stato recentemente chiuso?

Non sono ben informato sui fatti, purtroppo. Al di là di questo posso sicuramente dire che chiudere un teatro è come chiudere una scuola, un museo. Una cosa ben squallida. Chiudere un teatro è un gesto di censura e quindi fascista. Diciamo che qualsiasi torto possa avere compiuto la gestione del teatro dell’Orologio, di sicuro non autorizza la competenza politica in questione a non agire affinché si risolva il prima possibile il problema. Purtroppo non si riesce facilmente a comprendere che un teatro come quello dell’Orologio è un bene per la città e non è un interesse privato.