Giulia Amodio – Giovane designer innamorata della sua Sicilia, crea gioielli che parlano di mare, sogni e bellezza.
Dal design all’oreficeria, tutto si costruisce dalle basi. Per Giulia Amodio l’arte e la bellezza sono il centro della creatività. I suoi gioielli racchiudono sempre una storia. La storia del suo mare, l’essenza della vita.
Giulia, entriamo dentro di te. Raccontaci la tua personalità, come sei, in cosa credi.
Ciao Annalisa, sono una designer siciliana, ho 25 anni e sono nata e cresciuta ad Agrigento. Credo che la terra in cui si nasce condizioni in maniera determinante il nostro modo di essere e il nostro approccio alla vita. Perciò penso che nulla possa descrivermi meglio del mare africano che, in costante mutamento, gioca e riflette i caldi raggi di sole del sud.
Fin da piccola sono stata abituata a godere della bellezza che il mondo ci offre, a riconoscerla nella natura e trovarla nei vicoli della mia città, plasmata nei secoli dai popoli e dalle culture che hanno incontrato Agrigento nel loro cammino.
Qual è stata la tua formazione e come hai intuito di voler creare gioielli?
Ho iniziato a disegnare a nove anni trovando un libro di illustrazioni di moda e da quel momento non mi sono più fermata. Dopo il liceo ho frequentato un anno all’Università di Palermo, facoltà di Industrial Design. Qui ho capito come la nostra vita sia costantemente influenzata dal design. In ogni oggetto coesistono molteplici funzioni e significati. Ho continuato ad inseguire il mio obiettivo e sono entrata al Politecnico di Milano nel corso di Fashion Design. Ho seguito laboratori con i migliori maestri del settore, vivendo all’interno di un microcosmo fatto di idee in costante movimento, tecnologia e innovazione.
Mi sono laureata nel 2016 con una specializzazione in Jewellery & Accessories design. In corso d’opera mi sono resa conto che era la direzione giusta. Il mondo del gioiello si muove ad una velocità diversa dal contesto moda e resta più saldo alle tradizioni. Presta sempre una particolare attenzione all’innovazione nell’ambito di materiali e tecniche di lavorazione.
L’anno scorso, dopo aver lavorato per un piccolo brand milanese in fase di espansione, ho deciso di concentrarmi sui miei progetti personali. Voglio impegnarmi alla realizzazione dei miei gioielli, Gi. Jewelry Lab. So che devo ancora fare molta strada. Anche se la prima esperienza lavorativa mi ha motivata molto, ho deciso di continuare il mio percorso di formazione. Progettare senza sapere la quantità e la tipologia di lavoro che occorre per realizzare un oggetto, è limitativo, sia per un fattore tecnico che creativo.
Ho quindi trascorso gli ultimi mesi in un laboratorio orafo, dove ho appreso le tecniche base dell’oreficeria. Ho sfruttato questi insegnamenti per l’ammissione ad un programma di formazione promosso dalla prestigiosa casa orafa Bulgari. Leader nel settore dell’alta gioielleria, negli ultimi anni ha deciso di investire sui giovani istituendo un’Accademia con l’obiettivo di inserirli nel mondo del lavoro.
Come parte la progettazione di un gioiello e cosa raccontano le tue creazioni?
Nonostante la mia formazione prettamente tecnica, le mie modalità di progettazione sono molto artistiche. Ogni gioiello racchiude in sé una storia, raccontata dalle mani che l’hanno plasmata. Credo sia questo l’aspetto più affascinante dell’oreficeria e le storie che voglio raccontare hanno il profumo del mare, sono state portate dal vento nei secoli fino ad oggi e affondano le loro radici nella mitologia. La collezione Uranìa ne è la prova. Si tratta di una serie di bijoux in ottone e argento, i primi materiali che ho imparato a lavorare. Su di essi sono incise le costellazioni della volta celeste attraverso tecniche manuali e incisioni al laser. La collezione prende il nome da Uranìa, una delle nove muse, protettrice dei cieli e dell’astronomia. Secondo gli antichi greci, lei vegliava sui marinai che nelle notti di navigazione rivolgevano preghiere alle stelle e se ne servivano per orientarsi in mare aperto.
Come nasce la collezione Uranìa? Quali saranno i tuoi progetti per il futuro?
La collezione Uranìa è partita da un progetto universitario ispirato al tema del viaggio. Sono sempre stata affascinata dal mare e dai racconti di mio padre, che è anche un velista e un vero e proprio “lupo di mare”. Perciò ho deciso di proporre questi orecchini che inglobano l’intera mappa astrale. Da lì ho giocato con le forme per estrapolare gli altri gioielli, facendomi trasportare dalle sensazioni e dalle emozioni suscitate dagli esperimenti che facevo. Sono molto legata a questo progetto, non solo perché è il primo, ma anche perché mi ha permesso di ottenere un riscontro positivo da parte del pubblico. I miei orecchini Uranìa sono stati esposti per una mostra temporanea al Museo del Gioiello di Vicenza, poiché selezionati al Next Jeneration Jewellery Talent Contest, concorso internazionale per giovani designer emergenti indetto dal museo stesso in collaborazione con VicenzaOro.
Ora mi sto dedicando a una piccola capsule dedicata alle monete del mondo. Si tratta di un progetto ancora in fase di sviluppo, ma sono molto fiduciosa. Nasce dall’idea di realizzare un gioiello con una moneta israeliana trovata per caso in Piazza Duomo a Milano. Così ho creato l’anello con la moneta rotante, che permette di avere due anelli in uno. Nei prossimi tre mesi mi concentrerò su questa nuova sfida targata Bulgari. Mi dispiace dover mettere da parte i miei lavori, ma allo stesso tempo sono molto eccitata all’idea di imparare in un contesto lavorativo nuovo.
The WalkMan ha come obiettivo quello di scovare e mettere in luce giovani talenti ed artisti che credono nelle proprie idee. Cosa consigli a chi, come te, ha deciso di investire la propria vita nella creatività?
La creatività si basa sulla curiosità e sull’esperienza. Noi giovani che abbiamo deciso di fare della creatività il nostro futuro, non dobbiamo far altro che metterle alla base del nostro percorso. L’Italia è un paese ricco di giovani creativi e intraprendenti, ma non sempre è pronta a valorizzarli. Ancor più al sud, dove l’instabilità economica e l’incertezza tendono spesso a scoraggiarci e a distoglierci da obbiettivi che possono sembrare frivoli. La nostra forza sta nell’unione e nella sensibilizzazione delle nuove generazioni nei confronti dell’arte. Credo nel potere di una buona rete di contatti dove il confronto e la collaborazione possono fare la differenza.