I Gumdesign sono stati definiti una delle più brillanti firme del design italiano, ma sono molto più di una firma: Laura Fiaschi e Gabriele Pardi sono le due menti che hanno saputo dar vita ad una realtà estremamente dinamica e ricca di contaminazioni, plasmando un mondo fatto di sensibilità ed ironia, un mondo capace di esprimersi con carattere e di raccontare la storia che ogni oggetto, per quanto effimero, porta con sé nel nostro quotidiano.
Abbiamo deciso di intervistare i protagonisti di questa realtà narrata e narrante che sa dichiarare con semplicità ed efficacia idee, sinergie ed emozioni, per capire meglio chi sono i Gumdesign e cosa vogliono raccontarci attraverso il loro lavoro.
“Non siamo nel mondo di Alice nel paese delle meraviglie ma in quello di Laura e Gabriele”: è con questa frase di Abitare che avete scelto di presentarvi nella vostra biografia. Chi sono Laura e Gabriele e cos’è per loro la meraviglia?
I Gum nascono da un incontro casuale, come spesso accade per qualsiasi avvenimento importante della vita; tra di noi corrono circa undici anni di differenza e lo studio, che inizialmente era dedicato solo all’architettura, ha sentito la necessità di crescere, cambiare, inserire nuovi “ingredienti”. L’arrivo di Laura ha fornito l’energia necessaria per il cambiamento, lo sviluppo e la crescita professionale.
I mondi dell’architettura, del design, della grafica e dell’arte contemporanea sono divenuti fondamentali per contaminare le aree di interesse e per determinare un linguaggio che lentamente e progressivamente si è formato con l’accumulo delle esperienze; una elaborazione di alfabeti visivi e concettuali necessari per lo sviluppo di una filosofia progettuale adesso ben definita.
Una prima contaminazione è avvenuta proprio dalle nostre diverse formazioni: Gabriele -laureato all’Università di Firenze alla Facoltà di Architettura -è architetto ed ha una visione concreta dello spazio e delle relazioni, Laura – formata all’Università del Progetto di Reggio Emilia – è designer e grafica, dotata di grande creatività e di libertà di pensiero.
Un incontro professionale e passionale che ha visto unire, nella vita e nel lavoro, la coppia creativa; un incontro emozionale e cerebrale che è poi divenuto base per la narrazione oggettuale e progettuale dei Gum, felicemente integrata dalla gioia e dalla voglia di vivere adesso all’ennesima potenza grazie all’arrivo di… Alice (la nostra meraviglia).
Il vostro design si distingue come un brillante ossimoro tra la semplicità delle idee da cui nasce e l’inconfondibile personalità con cui si presenta. Cosa significa fare design, quale valore del quotidiano è oggetto della vostra ricerca?
Gum è una trasposizione concreta della nostra vita e dei nostri sogni, una reinterpretazione oggettiva del nostro modo di vivere; un lavoro… Un bel lavoro costruito su un ideale di bellezza interiore ed esteriore.
In definitiva è la restituzione delle nostre sensazioni, dei nostri sentimenti e delle nostre narrazioni; un contenitore nel quale discutere di futuro, ma anche di presente e passato come stimolo e crescita.
Per affrontare un tema così vasto è necessario allargare gli orizzonti, conoscere il più possibile qualsiasi forma creativa e poi rielaborarla per ottenere un linguaggio personale, unico ed utile; questo è il motivo per cui la contaminazione è così importante, decisiva per crescere culturalmente e per trasformare, far crescere, le proprie idee.
Proprio per questi motivi crediamo che “narrare“, ovvero raccontare storie con gli oggetti possa essere un vero valore: i bambini crescono con le favole proprio per il loro valore simbolico, vorremmo che gli adulti riuscissero (almeno in certi momenti) a tornare “bambini” e a percepire il valore dell’effimero per poi ritornare ed essere più “adulti”, più coscienti di prima.
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Il progetto itinerante e in continua evoluzione di La Casa di Pietra unisce due concetti significativi del vostro lavoro, sia a livello metaprogettuale che pratico: la memoria e l’immaginazione, la casa come luogo in cui vivere e la pietra come oggetto che vive nella casa e nel suo utilizzo stesso. Che ruolo hanno gli oggetti che vivono nella Casa di Pietra? Chi sono gli abitanti di questa Casa?
La Casa di Pietra è stata ideata ed esposta alla sua prima tappa espositiva alla Fiera di Verona tra gli eventi culturali e collaterali di Marmomacc; ha ricevuto il premio nella sezione Design tra gli oltre 1500 stand espositivi “per il delicato allestimento che parte da un’interpretazione iconica della casa come matrice per comporre un mosaico di forme potenzialmente infinite” da una giuria d’eccezione composta da Giorgio Tartaro, Luca Molinari, Livia Peraldo Matton, Patrizia Pozzi e Marco Romanelli. Un mosaico che non è solo un segno grafico ma un vero e proprio alfabeto con il quale produrre infinite composizioni e textures.
Intorno a questa rappresentazione trasversale della casa e delle sue superfici vivono adesso 30 collezioni di oggetti realizzati in marmo ed altri materiali (ancora oggi presenti nelle abitazioni: legno, vetro, cuoio, metallo, argento, ecc); anche in questo caso il “gioco delle contaminazioni” è determinante, incontra sedimenti della memoria e genera oggetti materici pronti a tornare protagonisti grazie alla loro essenza naturale ed incontaminata, tipica delle materie prime.
Questi oggetti assumono un significato rappresentativo, sono brani della storia dell’uomo, tappe evolutive rappresentate da parole e segni; il loro ruolo diviene dunque importante perchè racconta della nostra storia e dei nostri percorsi… Servono per ricordarci che sono “oggetti protagonisti” nelle nostre case e non semplici forme armoniose.
Non è un caso che la casa sia un vero e proprio contenitore di emozioni, un luogo che può avere diverse interpretazioni e che si concretizza solo e soltanto con le esperienze di chi la vive quotidianamente.
Il lavoro grafico è una costante progettuale dei Gum. Rappresentate i vostri alter ego con un tratto inconfondibile, così come progettate l’immagine, il logo, il packaging di differenti realtà condensandone efficacemente l’identità. Cos’è l’identità e cosa significa dare un’identità a un prodotto?
L’identità rappresenta la storia personale di ognuno di noi, è una sintesi perfetta per la nostra rappresentazione concreta nel mondo; alla parola identità si può associare, adesso, la parola “reputazione” che rappresenta un valore fondamentale nel mondo virtuale e dei social network, ad esempio. Interessante la separazione dei valori tra mondi reali e virtuali, ancor più interessante ideare una identità ad un oggetto, un prodotto che dovrà vivere entrambe le sfere emozionali e fisiche.
Il prodotto vive della sua identità e la rappresentazione grafica deve essere capace di trasmettere quei valori insiti nell’oggetto da comunicare; un valore tanto forte quanto più si sottrae segno grafico e si comunica l’essenza dei contenuti, delle caratteristiche fisiche e percettive.
Allestire uno spazio significa potergli dare un nuovo significato e poter comunicare le proprie idee su un piano diverso, in un luogo all’interno del quale possa entrare fisicamente il destinatario del progetto. Se doveste allestire uno spazio che parli di voi, come procedereste a livello progettuale e quali dei vostri progetti proporreste?
Una sfida molto interessante, difficile e coinvolgente… Probabilmente, viste le numerose sfaccettature del nostro lavoro ed in diversi ambiti, potremmo scegliere una soluzione estremamente semplice per determinare una semplicità di lettura al nostro percorso creativo; oppure chiederemmo ad un caro amico di progettare per noi il nostro spazio in modo da avere una lettura diversa e probabilmente più centrata del nostro lavoro.
Uno dei vostri progetti è il Gum Lab, un laboratorio permanente temporaneo. Di cosa si tratta?
Il Lab è uno strumento necessario per il nostro studio, un modo per avere rapporti sempre aggiornati con il mondo dei giovani; uno spazio operativo che cambia continuamente e che genera energie e sinergie, uno scambio di competenze in una forma collaborativa e reciproca.
Amiamo il mondo dell’Università e delle scuole di specializzazione, è sempre utile incontrare studenti in Italia ed all’estero; il Lab in definitiva è un workshop operativo e concreto riformulato e rimodulato all’interno del nostro studio.
Quali sono le difficoltà che uno studio come il vostro può incontrare nel suo percorso lavorativo edimprenditoriale? E quali sono invece le opportunità che l’Italia può offrire a riguardo?
Abbiamo sempre tracciato la nostra strada, senza inseguire mode od “onde” produttive che si concludono in uno o due anni; il nostro obiettivo è raccontare una storia, la nostra storia e siamo certi che vi siano moltissime storie diverse da leggere in Italia e nel mondo. La differenza di queste storie crea un percorso estremamente interessante per la storia dell’umanità, nella differenza si recupera la risorsa per il progresso delle arti e della società.
Una vera difficoltà è dunque tener duro, mantenere la “barra a dritta” per raggiungere la terra ferma, l’obiettivo che ognuno ricerca; difficoltà che alla lunga premiano perchè definiscono un linguaggio progettuale, ricercato da chi ti stima e che semplifica poi tutte le fasi creative successive.
L’Italia adesso offre una grande opportunità per l’impresa ed i creativi, ripartire da “zero” affidandosi ad una rete infinita di artigianalità presenti su tutto il territorio, ricco di differenze e competenze comprendendo che progettare oggi non significa solo “progettare un oggetto” ma al contrario significa progettare le imprese.
Cosa consigliereste a chi, come voi, ha deciso di investire la propria vita nella creatività?
Solo e soltanto di essere innamorati del proprio lavoro e della propria vita, ascoltare ed osservare, inseguire obiettivi soprannaturali, fantastici ed assolutamente lontani dalla ricerca del denaro, non scoraggiarsi di fronte alle difficoltà che diventeranno stimoli, aver fede… Ed infine un “ingrediente segreto” che conoscerete solo voi.
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