I Marabutti, emergente compagnia teatrale composta da tre ragazzi: Lorenzo De Liberato ( autore e regista ) e i due attori Fabrizio Milano e Stefano Patti, presentano il loro spettacolo Patetica al ALL IN FESTIVAL di Roma.
Il loro spettacolo, Patetica ha come protagonista la disillusione e l’ amarezza, viene costruito sulle note di Checov e parla di una giovane compagnia teatrale alle prese con le prove per la messa in scena dello spettacolo Il Gabbiano . Continuamente interotti da litigi e incomprensioni, questi tre giovani ragazzi fanno luce sulla dura realtà del mondo teatrale, è più in particolare sulle difficoltà di questa nostra generazione ,sempre più ostentatrice di insicurezza.
Noi di The Walkman gli abbiamo ascoltati, per dar voce alla loro tenacia e al loro talento, con la speranza di incoraggiare tutti nel’ inseguire i sogni senza paure.
Marabutti, tre giovani ragazzi che decidono di formare una compagnia teatrale. Com’è nata l’idea è cosa vi accomuna come artisti ?
Ci siamo conosciuti in un’Accademia a Cinecittà, Stefano Patti e Fabrizio Milano nel corso di recitazione, Lorenzo De Liberato nel corso di regia e filmmaking. Quello che ci ha uniti (e che ci tiene ancora uniti) è l’amicizia ma soprattutto una visione comune di questo lavoro. Per gioco abbiamo iniziato a sperimentare sul palco i primi testi di Lorenzo e in breve tempo abbiamo visto che c’era una buona energia, da lì abbiamo capito che potevamo lavorare assieme, allenarci e confrontarci col mondo del lavoro. Crediamo che in questo periodo storico l’aggregazione di giovani figure professionali (come le nostre) sia importante e necessaria e quindi nel 2013 ci siamo fatti coraggio e abbiamo creato un’associazione Culturale per formalizzare il nostro lavoro indipendente: siamo al terzo anno di attività e siamo riusciti a produrre indipendentemente più di tre lavori che stiamo cercando di far circuitare.
I Marabutti, nome di origine tarantina, che indica una vita condotta al di sopra delle proprie possibilità. Con questa scelta quale messaggio volete comunicare al pubblico?
Il nome Marabutti [termine dialettale tarantino che indica una persona esagerata, testarda, che conduce una vita al di sopra delle sue possibilità economiche, incapace di fare passi indietro] è stato affibbiato inizialmente al nostro regista che poi ci ha scritto un testo (il primo: Marabutti) che abbiamo portato in scena in Abruzzo. Abbiamo poi reputato fosse il nome giusto per una giovane compagnia.. solo un marabutto può pensare di poter fare Teatro adesso! Solo la testardaggine ci ha permesso di superare le difficoltà gestionali, economiche e produttive che abbiamo avuto da quando abbiamo iniziato.
Siete stati invitati al ALL IN FESTIVAL a Roma, per presentare il vostro ultimo spettacolo Patetica. Credete che l’Italia offra le giuste opportunità per chi come voi, decidesse di intraprendere questa carriera?
E’ difficile dire se l’Italia offra o no le giuste opportunità per noi giovani in questo momento specifico in cui la cultura, e il paese in generale, si ritrova ad arrancare per superare la crisi. L’unica risposta che ci sentiamo di dare è che le occasioni dobbiamo essere, in qualche modo, bravi a crearcele da noi, aiutandoci, supportandoci, e dedicando a questo lavoro a questa nostra passione, uno sforzo intenso e continuo. Grazie ad iniziative come questa di all in e a tante altre, i giovani hanno modo di ottenere visibilità, ma purtroppo è un risultato sempre troppo circoscritto a dei piccoli circuiti, e questo diventa a lungo andare il problema maggiore per noi compagnie emergenti.
Avete scelto di accompagnare la vostra produzione Patetica con le opere di Checov, pilastro della drammaturgia ed espressione di tati d’animo complessi. Quali sono i sentimenti che predominano nella e quale messaggio si vuole trasmettere al pubblico?
Checov è un autore complesso, ricco e sofisticato, ma ben spesso viene frainteso, soprattutto in Italia, dove perdono di vista il suo lato comico. I suoi testi non si basano su delle storie vere e proprie, ma su una fitta rete di rapporti, all’interno dei quali la maggior parte delle volte viene descritto un fallimento, una disillusione, una sconfitta. I personaggi di Checov corrono di qua e di là con i loro mille scrupoli, sspaventati dalla vita e da ciò che essa possa riservare loro, si perdono, si rendono ridicoli, si ritrovano e poi si perdono di nuovo. Questo ci ha immediatamente riportato alla nostra generazione, una generazione di giovani insicuri, fragili, disillusi, che molte volte abbandonano i propri sogni non tanto perché sono irraggiungibili, ma per paura di fallire.
The Walkman Magazine ha come obiettivo, quello di mettere in luce i talenti emergenti italiani. Quali sono i vostri progetti futuri e quali sono i consigli per chi come voi volesse intraprendere questa strada?
Purtroppo non abbiamo ancora deciso quale sarà il nostro prossimo spettacolo, ma non nascondiamo che ci sono diverse idee che bollono in pentola. Una delle nostre prerogative è quella di giocare con il teatro classico, di manipolarlo e stravolgerlo in modo da riscriverlo per farcelo calzare addosso in questa nostra contemporaneità. Probabilmente ci misureremo con una parodia delle opere liriche, oppure con il teatro di Goldoni. Per adesso portiamo avanti un progetto su Strindberg e speriamo di trarne fuori un buon lavoro. L.’unico consiglio che ci sentiamo in grado di dare è…Testa bassa e lavorare! L’umiltà e l’impegno, in un modo o in un altro, finiscono sempre per ripagare.