Oggi The Walkman tratta di una start up neo-nata, che fa della sharing economy e la buona volontà il suo core business. È una realtà romana, guidata e gestita da due talentuosi giovani in grado di cambiare le loro vite per seguire il sogno di divenire imprenditori di se stessi, Antonio Silvestre e Daniel Giovannetti.
iCarry è una piattaforma web e mobile che permetterà a chiunque di spedire un pacco o una lettera urgente in tempi brevi e di guadagnare spedendo i pacchi o le lettere per conto di altri, registrandosi appunto come corrieri occasionali, parola di Daniel Giovannetti spokesperson e Co-founder di iCarry.
Le prime riconoscenze sono già arrivate , infatti il 21 aprile a Roma iCarry è stata invitata all’evento di Postepay Crowd, la nuova iniziativa molto interessante e molto social, targata Poste Italiane, per presentare il suo progetto, vincente, assieme al sostegno di Fabio Simonelli, Project Manager di Eppela, la piattaforma crowdfunding leader in italia che ha vivamente sostenuto la start up nella sua fase di lancio.
Ma come funziona iCarry?
“Mettiamo che tu abbia la necessità di spedire un pacco urgente in giornata dalla redazione di The WalkMan a un vostro collaboratore, dall’altra parte di Roma: tutto ciò che dovrai fare è andare sulla piattaforma, inserire luogo di partenza e di arrivo del pacco e selezionare il corriere occasionale che più ti sembra adeguato per le tue necessità (in base a prezzo, tempi e modalità di consegna), pagare anticipatamente iCarry per la spedizione, la quale mantiene in stallo i tuoi soldi fin quando tu non confermerai che la consegna è avvenuta con successo. Solo allora iCarry rilascerà i soldi al corriere, altrimenti ti verranno ri-accreditati sulla tua carta di credito o conto PayPal. Sarà inoltre disponibile per piattaforme iOS e Android. Successivamente svilupperemo le app per Windows Phone e BB.”
Cosa ti ha spinto a puntare su questo settore?
La necessità di poter usufruire di un servizio veloce, affidabile e soprattutto economico per spedire in città, ma non solo, anche sulle lunghe distanze. Per di più un servizio che fosse attivo 24 ore al giorno, 7 giorni su 7.
Indubbia è la scelta di voler fare sharing economy, economia della condivisione, la quale sta veramente spopolando in tutto il mondo: con tutti gli strascichi che le ultime due crisi economiche globali hanno lasciato e purtroppo ancora stanno lasciando, la sharing economy si sta rivelando forse uno dei movimenti più importante di quest’epoca, quasi quanto sono state (e sono tutt’oggi) le startup, in quanto è in grado di infondere una nuova fiamma nei cuori sfiduciati dei cittadini che si sono sentiti scoperti, denudati della loro protezione che pensavano risiedesse proprio nella “vecchia” economia… ecco potremmo dire che la sharing economy fonde l’impresa con il cliente, soddisfacendo i bisogni della collettività, che guarda caso… è il primo obiettivo in assoluto di un’impresa.
Raccontaci di te. Cosa ricordi dei tuoi inizi, le paure e cosa consiglieresti a chi coltiva il sogno di avviare una start up come la tua, dal percorso di studi ai software più efficaci e dinamici da utilizzare.
Sin da piccolo sono stato affascinato dalla nuova tecnologia e questo mi ha portato a sperimentare le più varie forme di conoscenza web negli anni, ricordo che quando avevo sui 10/12 anni testavo qualsiasi cosa che “mamma Microsoft” o le altre “big” sfornassero e ho continuato a divertirmi in tal senso sin quando nel 2010 ho iniziato a scrivere per webOS Italia, la più grande community italiana sul mondo webOS, un sistema operativo mobile che oggi è il cuore di tutte le Smart TV di LG, focalizzandomi su di esso.
Antonio Silvestre, il mio amico e socio in iCarry, è colui che nel 2009 fondòwebOS Italia. Ci siamo conosciuti così, per l’ammirazione che provavamo per quel sistema operativo e i suoi smartphone, la splendida community e molto altro.
Al liceo ho fatto studi classici e si sono rivelati i migliori che personalmente avrei mai potuto scegliere per la mia persona, quando dicono che ti aprono la mente è perché effettivamente ti lasciano le chiavi più varie, sta a te decidere come vederla… e non è che fossi un secchione, anzi posso dire di essermi divertito molto e aver studiato… il giusto! Uscito dal liceo, ho avuto un grande dilemma, per lo più posto da altri che mi pressavano conoscendo la mia passione informatica: coltivare questa passione scegliendo ingegneria informatica, o altro? Mi ero avvicinato moltissimo al mondo dell’economia, grazie anche a corsi fatti a scuola e così scelsi di laurearmi in Economia e Gestione Aziendale. Se sono qui a raccontare di iCarry è anche grazie a questa scelta, perché, per come sono fatto io, è stata in grado di darmi gli strumenti necessari per creare un gruppo ottimale di persone e mezzi al fine di raggiungere un obiettivo comune: fare economia ecco, o startup, come piace chiamarla oggi.
Una volta che il gruppo è consolidato, che il desiderio di realizzare veramente qualcosa in comune è present… la parte più difficile è mantenere vivo questo fuoco ardente: noi giovani siamo come paglia al sole, ad accenderci ci vuole un attimo… ma a mantenerci vivi, le chiacchiere non bastano. Quindi, si studia il gruppo e si capisce come gestire le persone nel modo più umano e naturale possibile.
Quali sono stati i passaggi fondamentali della tua carriera?
Come accennavo prima, dal cercare notizie su ciò che amavo, mi sono ritrovato a fare gruppo con degli altri ragazzi statunitensi e di altre svariate nazionalità, fino a creare una vera e propria Startup negli USA nel 2012, al fine di perseguire la continuazione di software e hardware dedicato al mondo webOS. Abbiamo iniziato con oltre 200 volontari interessati a far parte del gruppo che abbiamo chiamato Phoenix International Communications Inc.! Nell’Aprile 2013 lanciammo una campagna crowdfunding per finanziare il progetto software che poi presentammo al Consumer Electronic Show di Las Vegas del 2014 con successo. Un mese dopo il nostro prodotto era sul mercato e oggi stiamo continuando a sviluppare altri progetti che sono in previsione per quest’anno e per il prossimo.
Ma non è stato tutto rosa e fiori come potrebbe sembrare da queste poche righe, anzi! Ho appreso sulla pelle quanto creare qualcosa sia un argomento estremamente delicato, specie quando oltre mille persone ti supportano finanziariamente e moralmente (eh sì perché essendo lo spokesperson della startup, i comunicati ufficiali, positivi o negativi che siano, passano per la mia bocca o le mie dita). Relazioni inter-societarie, partnerships delicate con grandi aziende, relazioni con il pubblico in caso di ritardi di sviluppo (e vi assicuro che lo sviluppo software è atroce in quanto bug dell’ultimo momento, peggio di tutte le leggi di Murphy messe insieme! Tutte esperienze che hanno contribuito con una spinta veramente forte alla mia visione di gestione aziendale.
Grazie a tutto ciò ho potuto conoscere e lavorare con splendide persone, visitando molti posti degli Stati Uniti, nazione da sempre “idolatrata” dal me stesso liceale e sognatore, per scoprire poi che non ci sono così tante differenze tra l’Italia e quell’ enorme Paese Unito. In superficie potresti pensare che è “l’unità” la forza che hanno più di noi, invece poi scavando bene, o anche semplicemente facendo crowdfunding riscopri che forse l’Italia dell’unione “patriottica sociale” c’è ancora, solo che è un po’ dormiente. Ma siamo o non siamo il paese dal miglior caffè?
Ecco perché quando parlando con Antonio stava emergendo nelle nostre menti questa nuova esperienza da intraprendere, ho voluto prendermi un intero giorno per capire bene cosa potesse rappresentare iCarry per l’Italia. Alla fine della riflessione, ho chiamato Antonio e gli ho detto “facciamolo”.
Così, valutando le varie forme di finanziamento abbiamo notato che la più famosa piattaforma di crowdfunding italiana, Eppela, aveva intrapreso delle intelligentissime partnership con noti sponsor, tra i quali il nostro PostePayCrowd, che ci ha poi finanziato al raggiungimento del 50% della soglia richiesta, nel nostro caso 10.000 euro.
E’ stato strabiliante vedere come l’idea di iCarry prendeva anche i ragazzi di Eppela che ci hanno aiutato sin dal settaggio della campagna, supportandoci con consigli di ogni genere. Sono veramente fantastici, io ho avuto altre esperienze di crowdfunding all’estero su altre piattaforme internazionali, ma, pur essendo più grandi, non ti guidano passo passo, né tantomeno attivano partner e sponsor per aiutarti a pubblicizzare i progetti, qualora fossero interessati. Eppela lo fa, e lo fa molto bene!
Chi è adesso Daniel Giovannetti, dopo l’esperienza che hai fatto nel corso della tua vita?
Un sognatore che si entusiasma dopo aver scoperto che la realtà può essere ancora meglio dei sogni. Tutti noi sentiamo di voler partecipare attivamente a qualcosa, solo che il più delle volte, specie quando non conosci, ti senti legato o non sai che molte persone magari si stanno sentendo come te. Ecco oggi non mi sento più legato da nulla, se non dai limiti che mi auto-pongo, il più delle volte per evitare di stare sveglio per 48 ore consecutive, il chè sarebbe problematico.
Poi c’è quella sensazione, la sensazione di creare lavoro e benessere, soddisfacendo così, nella minima parte che rappresentiamo, due dei bisogni primari della nostra Società. Penso che sia una delle sensazioni più belle ch’io abbia mai provato nella mia vita, è quasi – quasi – al livello dell’Amore per un partner. Credo sia per questo che amo ciò che stiamo facendo con iCarry e con l’altra startup americana, al di là del fattore “inventiva” dei vari progetti. Qualsiasi lavoro crea benessere, ovviamente, solo che ci sono alcuni lavori che ti mostrano quest’aspetto subito e altri dove sei tu a dover trovare il nesso. Le mie esperienze lavorative più significative fanno parte della prima categoria per adesso.
Quali sono i tuoi progetti futuri e il futuro di ICarry?
Laurearmi (l’avevo detto che sono in ritardo, vero?), portare avanti i prossimi progetti del Phoenix IC, partecipare al primo Consumer Electronic Show asiatico che si terrà a Shangai questo fine Maggio, anche se credo dovrò rimandare per problemi logistici e ovviamente sviluppare iCarry 2.0!
Non è ancora uscito iCarry 1.0 e stiamo già sviluppando la 2.0?? No, sviluppando no… pianificando sì. Abbiamo in serbo una 2.0 che completerà a 360 gradi il mondo della sharing economy del settore, però se dico altro Antonio e i nostri superlativi sviluppatori Damiano e Lorenzo mi vengono a trovare a casa, e non per prendersi un caffè questa volta.
Crediamo che iCarry possa veramente rappresentare un valore aggiunto molto importante per la situazione italiana, arrivando ad aumentare la produttività e l’efficienza di privati e aziende, permettendo inoltre ai cittadini di ricavarne una nuova fonte di guadagno, che di questi tempi è solo ben accetta.
Parlando della situazione odierna in Italia, come start up, quanto vi sentite appoggiati dalle istituzioni, dalle università, e che atmosfera si respira facendo impresa oggi nel nostro paese?
L’Italia è attualmente uno dei paesi europei con il maggior numero di investimenti in startup e nuovi progetti di sempre. Adesso è il momento per tirare fuori le idee e fare startup, non domani, perché oggi le istituzioni, anche di stampo europeo stanno spingendo al massimo per agevolare i giovani e idee. Da poco è passato alla camera del Senato il nuovo Investment Compact che regolarizza maggiormente le startup, estendendo la qualifica di startup innovativa a 5 anni, dai 4 precedenti.Inoltre, se si ha bisogno di specifiche qualifiche e conoscenze per l’attuazione di uno o più progetti le università sono gremite di neo-laureati e laureandi che potrebbero apprezzare il progetto e unirsi alla startup, quindi ci sentiamo coperti anche dal punto di vista del personale qualificato. In quanto all’atmosfera… siamo noi che regoliamo il mood e gli stati d’animo tramite ciò che facciamo e “la vecchia” economia è lieta di vedere nuove realtà affacciarsi sul mercato ed interagire con esso.
“The WalkMan” si propone come obbiettivo quello di lasciare spazio e visibilità ai giovani talenti come te. Cosa ti senti di suggerire a chi ha deciso o sta decidendo di investire la propria vita nella creatività?
Ringrazio infinitamente The WalkMan per la straordinaria opportunità e vi faccio i complimenti per l’obiettivo fondamentale che vi siete preposti, è davvero importante.
Fare impresa è letteralmente “un’impresa” e fare startup è un’impresa dalla A alla Z e no, non stiamo parlando di Amazon. Perciò se vi svegliate la mattina pensando che quell’idea che vi ronza intorno dovreste per lo meno esporla a qualcuno, qualche amico o parente o anche conoscente, per capirne a grandi linee il valore, fatelo, non ve ne pentirete. Quando avrete deciso veramente di voler intraprendere questa strada, allora fatevi 3 domande, in questa successione:
– ne sono veramente convinto? (sì, fatevela di nuovo);
– credo di essere in grado di concentrarmi per fare ciò, senza “rovinarmi l’esistenza”? A fare il passo più lungo della gamba è un attimo, perciò è bene valutare da subito tempo e mezzi che siamo disposti a dedicare al progetto;
– qualora il progetto prenda vita, voglio veramente dedicarmici? Un altro modo, più sottile, per rispondere alla domanda “vi piace ciò che state facendo e ciò che andrete a fare?”
Detto questo, tenete bene a mente queste tre domande e, qualora vi trovaste un giorno a rispondere “no” a una o più di esse, passate il testimone, non c’è nulla di male nel voler cambiare, basta farlo con coscienza. Una grande percentuale di startup non supera i due anni di vita perché i fondatori e chi la compone non sono più disposti a rispondere positivamente a quelle tre domande: è bene chiarire che questo può rappresentare un’esperienza formativa importantissima, ben lontana dall’idea comune di “fallimento”.
Ricordate chi ha detto “Stay foolish”, right? Quindi in barba alla paura, DO IT.
[divider]ENGLISH VERSION[/divider]
Today, The Walkman Magazine, will deal with a new-formed start up, which bases its core business on sharing economy and goodwill. It is a roman reality, led and managed by two talented young people, Antonio Silvestre and Daniel Giovannetti, who changed their life in order to follow their dream of becoming entrepreneurs themselves.
iCarry is a mobile and web platform that will allow anyone to send a package or an urgent letter in the short term and to earn sending packages or letter on behalf of other, just by registering as occasional courier, word of Daniel Giovannetti, spokesperson and co-founder of iCarry.
The first thanks have already arrived, in fact, on 21 April 2015, in Rome, iCarry was invited to the event of Postepay Crowd, the new, social and interesting initiative registered Poste italiane, in order to present its successful project, along with the support of Fabio Simonelli, Eppela’s Project Manager, the crowd funding platform leader in Italy, who has strongly supported the start up in its launch phase.
But how does iCarry work?
“Well, let’s say that today you have to send an urgent package from the editorial staff of The Walkman to one of your co-worker that is in the other part of Rome: all you have to do is go on the platform, enter the place of departure and arrival of the package and select the occasional courier that you seem more suitable for your needs (based on price, delivery time and mode), prepay iCarry for the despatch, which keeps without touching your money until you confirm that the delivery was successful. Only then iCarry will release the money to the courier, otherwise you will be repaid directly on your credit card or on your PayPal account. Besides, iCarry will also be available for iOS and Android platforms, later we will develop Windows Phone and BB’s apps.
What made you decide to focus on this sector?
The need to use a fast, reliable and cheap service to send packages in and out the city. A service available 24/7. We want to do a sharing economy, which is becoming really popular all over the world after the problems that the last two global economic crises have left and, unfortunately, still leaving. The sharing economy is proving to be, perhaps, one of the most important movements of this time, almost as the start up were (and still are). Besides, it is able to instill a new flame in the hearts of the discouraged citizens that felt exposed and no longer trusted in the “old” economy; so, we can say that the sharing economy merges the company with the costumer, meeting the needs of the community, that it is by far the first-ever goal of a company.
Tell us about yourself. What do you remember of your beginnings, fears and what would you recommend to those who want to create a start up le yours, from the academic studies to the software more effective and dynamic to use.
Since I was child I have been fascinated by the new technology and this led me to experiment most of the different kind of forms of the web in years. I remember when I was aged between 10-12 years old I tried all the things that Microsoft or other “big” of the sector cranked out. In 2010 I started writing for webOS Italia, the biggest Italian community on the webOs’s world, that is a mobile operating system that today is the heart of all LG Smart TV, focusing on it.
Antonio Silvestre, my friend and partner in iCarry, is the one who in 2009 founded webOS Italia. We met in this way, for the admiration that we felt for that operating system and its smartphone, for the beautiful community and much more.
I did classical studies at the high school and that was the best choice I ever made, because when they say “this ones will open your mind etc…” it is actually true. This kind of high school leaves you many ways of getting through life, all you have to do is decide for yourself how deal with it. I was not a nerd, in fact I can say I had a great time and I studied… the bare minimum. When I finished the high school I had a big dilemma, mostly caused by the other people’s pressures, especially the ones that knew my passion for the computer. So, the point was foster my passion choosing computer engineering or something else? At the end I chose for the “something else”, and in my case it was the Economics and Business Administration course, just thanks for some course that my school offered in economy. In fact, if I’m here telling about iCarry it is thanks to this choice, because in this way I was able to understand the tools needed to create a perfect group of people and means in order to achieve a common goal: make a startup.
Once the group is consolidated, so people really want to create something together, the hardest part is to keep this desire alive: we, young people, are like straw in the sun, we immediately light up but to keep us burning, is not so easy! So, we study in group and we try to understand how manage people in the most human and natural way possible.
What were the basic steps of your career?
As I said before, from seeking news about what I loved, I found myself with a group of american guys and other nationalities and, with them, I created a real startup in the USA in 2012, in order to pursue the continuation of software and hardware dedicated to webOS. We started with more than 200 volunteers interested in being part of the group that we called Phoenix International Communications Inc. In April 2013 we launched a crowdfunding campaign to finance the project software that then we successfully presented at the Consumer Electronic Show in Las Vegas in 2014. After one month from that one our product was on the market and today we are continuing to develop other projects that are planned for this year and the next.
But it’s not all peace and light as it might seem from these few lines, indeed! I learned on my skin that is a very sensitive topic the creation of something, especially when over a thousand people support you financially and morally (yes, because being the spokesperson of the startup would be that I have to say all the things like official communications, positive or negative that would be).
Inter company relationships, delicate partnerships with big companies, relations with the public in case of lagging behind in their development (and I can assure you that the development of a software it is terrible, because the bugs at the last minute are worse than all the laws of Murphy put together!). All these experiences have contributed to light up my business management’s vision.
Thanks to all that I got to know and all the work that I have done with wonderful people, visiting many places in the United States, nation always “idolized” since I was in the high school and I were a dreamer, to discover then that there are so many differences between Italy and that huge and united country. On the surface you might think that is their “unity” that give them something a little more than us, but then digging deep or even simply by doing crowdfunding you can rediscover that perhaps the Italy union of patriotic society is still there, but it is a little bit sleeping. However, Italy is still the best country for coffee, or not?
That’s why when talking with Antonio we thought about new experiences to be undertaken and so I decided to think about iCarry for a whole day and understand what it can represent for Italy and finally I called Antonio and I said “let’s do it”.
So, considering the various forms of financing we noticed that the most popular Italian crowdfunding platform, Eppela, had undertaken some intelligent partnership with well-known sponsors, including our PostePayCrowd, that then has also funded us to reach 50% of the money required for our case (10.000 euro).
It was amazing to see how the idea of iCarry also include the Eppela’s guys who helped us since the beginning of the campaign, supporting us with all kinds of tips. They are really cool, I have had other experiences of crowdfunding abroad on other international platforms, but even if they are bigger, they do not guide you step by step, nor give you partners and sponsons to help you publicize projects. Expel does it, and does it very well!
Who is now Daniel Giovannetti, after the experience you made during your life?
He is a dreamer who is thrilled after discovering that reality can be even better dream. We all want to actively participate in something, but mostly, when you do not know and you feel tied or you do not know many people maybe are feeling like you. The point is that I am no longer bound to anything, just to the limits that I self-pose, mostly to avoid to stay awake for 48 consecutive hours, which would be problematic.
Then there’s that feeling, the feeling of creating jobs and prosperity, satisfying in this way, two of the primary needs of our company. I think t’s one of the best feelings I’ve ever experienced in my life, is almost -almost- to the level of love for a partner. I think that’s why I love what we’re doing with iCarry and with the American startup, without thinking about the “creativity” of the different projects.
Every work creates prosperity, but there are some of them that immediately show you this aspect and others where you are the one that have to find the link. My work experience more significant, are part of the first category for now.
What are your plans for the future and the future of iCarry?
I have to finish the university (I told you that I’m late with my studies, right?), then I want to carry on the next projects of the Phoenix IC, partecipate in the first Asiatic Consumer Electronics Show, in Shanghai this May, although I think I’ll have to put off for logistical and obviously develop iCarry 2.0.
iCarry 1.0 is not yet out and we are already developing the 2.0? No, we are just planning it not developing. We have in store a 2.0 that will complete a 360-degree the world of the sharing economy, but if I say something else Antonio and our superlative developers, Damiano and Lorenzo will come to my home and not to take a coffee with me this time.
We believe that iCarry can really be a very important added value to the Italian situation, increasing the productivity and efficiency of individuals and businesses, also allowing citizens to obtain a new source of income, which in these days it is really appreciated.
As regards the current Italian situation, as startup, how much do you feel supported by institutions, universities, and what kind of atmosphere there is doing business in our country today?
Italy is currently one of the European countries with the largest number of investments in new projects and startups ever. Now is the time to pull out the ideas and do startups, not tomorrow, because today the institutions, european and not european, are pushing hard to help young people and ideas. Recently it went to the chamber of the Senate’s new Investment Compact which regulates most startups, extending the qualification of innovative startups up to 5 years, instead of 4. Besides, if you need specific skills and knowledge for the implementation of one or more projects, universities are full of new graduates and undergraduates who might appreciate the project and join the startup, so we feel covered from the point of view of qualified personnel. As regards the atmosphere, we are the ones who regulate the mood and moods through what we do and the “old” economy is pleased to see new realities appear on the market and interact with it.
“The Walkman” wants to leave space and visibility to young talents like you. What do you feel to suggest to those who have decided or are deciding to invest their lives in creativity?
Thank you so much The Walkman for the extraordinary opportunity and I congratulate you for the fundamental objective that you’re in charge, it is really important. Doing business is literally “enterprise” and do startups is an A to Z, and no, we’re not talking about Amazon. So if you wake up in the morning and in your head you have that idea that buzzes around it all the time you should expose it to someone, a friend or relative or acquaintance, to understand in broad terms the value, do not regret it.
When you’ve really decided if you want to go on with it or not, then do yourself 3 questions, in this sequence:
- I’m really convinced? (Yes, repeated it)
- I think I’m able to focus to do so, without “ruining my life”? It is very easy to do a step too far, so you have to immediately evaluate the time and the means you are willing to devote to the project;
- If the project begins, I really want to devote? Another way, more subtle, to answer the question is “I like what you are doing and what you are going to do?”
Then, after these three points, keep in mind them and if one day you will answer “no” to one or more of them, passed the baton, there is nothing wrong with wanting to change, just do it with consciousness.
A large percentage of startup shall not exceed two years of life because the founders and those who compose it are no longer willing to respond positively to those three questions.
It is better to say that this can represent a very important educational experience, far from the common idea of “failure.”
Do you remember who said “Stay foolish”, right? So in spite of the fear, DO IT.
Traduzione a cura di Clarissa Candellero