Ovvero il riassunto di questo primo mese del 2020, o degli ultimi 13, o della mia vita oggi.

Per il cenone di capodanno non ho avuto dubbi: ho ordinato la pizza a casa. Quella americana, grande.

Amo cucinare, trovo che la convivialità sia un legame intimo, una condivisione viscerale di cultura e di orgasmi. Il cibo come rito, come piacere. E mi piace avere cura degli altri. Cura, è una bella parola se ci pensate.

Ho organizzato molte cene, da sempre, e le organizzo anche qui a New York fin dalla prima settimana in cui mi sono trasferita. Il cibo è un messaggio.

Il messaggio a me stessa, per il primo dell’anno, è stato dunque: no stress.

Passare il 31 Dicembre a lavoro, staccare di corsa per andare a casa a cucinare circondata da un’ebbrezza crescente attorno a me in una casa magica ed affollata, non era nei miei piani.

In un certo senso, mi sono presa cura ancora una volta degli altri nell’ordinare la cena, e di conseguenza sono stata bene io. E’ un’attitudine che mi rilascia endorfine nel cervello.

Così, ho aperto la app di Seamless ed ho cliccato sulla pizzeria che avevo scelto giorni prima con cura e criterio, per non decidere all’ultimo, per ordinare qualcosa di decente.

Dall’ospite vegano, al numero stesso degli ospiti, che ne avevano invitati altri a loro volta dando il via a un effetto domino che ha a tratti spiazzato il padrone di casa, cui avevo affollato il salotto.

Mi sono goduta il capodanno, una sera come un’altra. Una cena normale senza pretese, che ha lasciato più spazio alle persone, senza rituali a tavola, in totale libertà.

Ho realizzato ci fosse un via-vai vivo e che effettivamente ci fossero tutte quelle persone che ho incontrato nella mia nuova vita da quando mi sono trasferita. Anche qui a New York, sono sempre io. Riesco ad unire, a far incontrare le anime che catturano la mia attenzione, a creare piccoli momenti.

Oggi le persone che si sono conosciute a capodanno escono insieme, e questa piccola magia mi piace. Mi piace pensare di saper fare bene poche cose, bene sul serio. Riuscire a creare nuovi legami tra altri è una di quelle poche selezionate doti che mi da energia positiva.

Mi sento collante, dei pezzi degli altri, dei miei mille pezzi.

Il mio capodanno somigliava a una delle mie tante cene confusionarie a casa dei miei, dove riuscivo ad avere più spazio e dove riuscivo a convincere tutti a raggiungermi. Nonostante i 40 minuti di macchina da Roma in destinazione dell’aperta campagna. Perdersi ogni volta anche per i veterani era la regola. Forse era quello il bello, estraniarci, mangiare pietanze elaborate con amore, raccontarci al lume di candela ma in venti persone almeno.

Persone che quelle cene se le ricordano sempre, che mi chiedono sempre di fare ancora, e che farò ancora e ancora quando saremo insieme.

Il mio 2020 è iniziato ordinando la pizza a casa, e nulla più di questo può raccontare di me, di come mi senta in questo momento della mia vita.

Non è stato il gesto che ha aperto il 2020, quanto quello che ha coronato il mio 2019.

Un gesto leggero, eppure pieno di amore. Senza preoccupazioni, senza fretta, senza paura. Mi sono goduta il mio tempo. Ed è così che ho vissuto questi ultimi mesi in cui ho stravolto la mia vita, trovando con sorpresa una nuova serenità, una nuova velocità calma.

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My 2020 started by ordering pizza at home.

That is the summary of this first month of 2020, or the last 13, or my life today.

For the New Year’s Eve dinner, I had no doubt: I ordered pizza at home. The American one, the big one.

I love cooking, I find that conviviality is an intimate bond, a visceral sharing of culture and orgasms. Food as a ritual, as a pleasure. And I like to take care of others. Care, that’s a nice word when you think about it.

I’ve organized a lot of dinners, since the first week I moved to New York, and I’ve been organizing them here in New York. Food is a message.

The message to myself, for the first week of the year, was: no stress.

Spending December 31st at work, rushing off to go home and cook surrounded by a growing intoxication around me in a magical, crowded house, was not on my plans.

In a way, I took care of the others once again when ordering dinner, and as a result I had a good time. It’s an attitude that releases endorphins into my brain.

So, I opened the Seamless app and clicked on the pizza place I had chosen days before with care and criteria, so as not to decide at the last minute, to order something decent.

From the vegan guest, to the very number of guests, who had invited others in their turn starting a domino effect that sometimes disorientated the house owner, to which I had crowded the living room.

I enjoyed New Year’s Eve, an evening like any other. A normal dinner without pretensions, which left more room for people, without rituals at the table, in total freedom.

I realized there was a way-live and that actually there were all those people I had met in my new life since I moved. Even here in New York, it’s still me. I am able to unite, to bring together the souls that capture my attention, to create small moments.

Today, people who met on New Year’s Eve go out together, and I like that little magic. I like to think I can do a few things well, really well. Being able to create new bonds between others is one of those few selected skills that give me positive energy.

I feel like a glue, like other people’s pieces, like my thousand pieces.
My New Year’s Eve resembled one of my many confusing dinners at my parents’ house, where I could have more space and where I could convince everyone to join me. Despite the 40 minute drive from Rome to the open countryside. Getting lost every time even for veterans was the rule. Maybe that was the beauty of it, to be estranged, to eat food elaborated with love, to tell each other by candlelight but in twenty people at least.

People who always remember those dinners, who always ask me to do them again, and who I will do again and again when we are together.

My 2020 began by ordering pizza at home, and nothing more can tell about me, about how I feel in this moment of my life.

It was not the gesture that opened 2020, but rather the gesture that crowned my 2019.

A light gesture, yet full of love. Without worry, without haste, without fear. I have enjoyed my time. And this is how I have lived these last months in which I have turned my life upside down, finding with surprise a new serenity, a new calm speed.