Il ritratto è probabilmente il genere fotografico che può vantare la diffusione maggiore, sia nella tipologia che nel tempo.
Il ritratto è stato uno dei primissimi campi d’indagine fotografica già dai tempi di Nadar, quando la fotografia era fatta da chimici e artigiani che cercavano il miglior modo per imprimere e fissare delle immagini su un supporto, passando per il ritratto a scopo documentaristico di fotografi come Steve McCurry o Sebastiao Salgado, fino al ritratto di moda con esponenti illustri come Richard Avedon e Helmut Newton.
Oggi la fotografia digitale – e con questo termine si include anche l’evoluzione della postproduzione, da sempre parte integrante della pratica fotografica – ha donato nuovi strumenti a chi vuole prendere questo genere come proprio mezzo espressivo.
Se la fotografia contemporanea è più sfuggente alle etichette e alle correnti artistiche, rispetto a quella analogica, è comunque possibile rintracciare, in quello che è diventato un panorama vastissimo grazie alle nuove possibilità di condivisione dell’immagine, degli approcci similari tra loro ad alcuni generi di fotografia, tra cui, per l’appunto, il ritratto.
Dei nomi che si possono individuare sono quelli di Mario Kroes, Guglielmo Profeti e Bruno Clement; rispettivamente un fotografo tedesco, uno italiano e uno francese, che in comune hanno un approccio “surreale” al ritratto. Per quanto la definizione di surreale sia un contenitore piuttosto vasto che mette radici con il lavoro di Bill Brandt e Man Ray per poi portare i suoi rami verso tantissime e diverse declinazioni, quello che accomuna questi tre fotografi è l’utilizzo di oggetti stranianti, appartenenti a sfere di significato altre rispetto a quelle del ritratto, o comunque fuori dal concetto di ritratto a cui siamo abituati, elementi che servono a velare il soggetto, come a ribadire la regola per cui ciò che è nascosto è più interessante di ciò che è palesato.
leggi anche: Una mattina con Renato Cipullo, il genio del gioiello italiano a New York
Come già detto il panorama fotografico attuale è pressoché sconfinato ma, se si vuole analizzare il rapporto del contemporaneo con la ritrattistica, i tre fotografi qui citati possono funzionare come un campione interessante per osservare una delle tendenze odierne, nell’epoca in cui le macchine fotografiche sono sempre più performanti e notano sempre più dettagli, a fuggire da ciò che è maggiormente dichiarato e a creare vari livelli di comprensione dell’opera, per far sì che il livello di interpretazione dell’osservatore sia il più libero possibile.