Rebecca Bianchi: nominata prima ballerina del Teatro dell’Opera di Roma, Rebecca è un giovane talento italiano, una moglie e una mamma, con tanto da raccontare, sul palco e fuori.
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Rebecca, partiamo dalla recente nomina a prima ballerina del Teatro dell’Opera di Roma: che emozione hai provato, te l’aspettavi? Come è stata la strada per raggiungere questo importante traguardo?
La nomina non me l’aspettavo assolutamente, erano mesi che studiavo i ruoli principali ma non credevo fosse così vicina. E’ stata veramente un’emozione, mi hanno colta proprio di sorpresa!
Sicuramente ci sono stati molti sacrifici, che si fanno da sempre nel nostro lavoro per arrivare a un livello professionale; bisogna iniziare da piccoli e lavorare tanto per fare questa vita. Ma sono sacrifici ripagati perché fare un lavoro come questo riempie sempre di belle esperienze, sono sacrifici fatti con passione e serenità.
Il Teatro dell’Opera di Roma ha avuto una stagione di profondi cambiamenti, a partire dalla direzione del corpo di ballo affidata all’étoile Eleonora Abbagnato. Com’è oggi lavorare in un importante ente lirico? Quali sono le tue speranze per il futuro?
Si sente che Eleonora Abbagnato è arrivata con tanti progetti, tante cose per noi, con la volontà di tirarci su e rinnovarci come corpo di ballo. Lei è ancora una donna nel pieno degli anni e la sua freschezza influisce su quella del corpo di ballo. Sicuramente ha voglia di far scoprire una danza nuova, ancora non proposta in teatro, ha voglia di far ballare i giovani e scoprire nuovi talenti. Per il corpo di ballo spero che questo sia solo un punto di partenza per migliorarci e per avere un’immagine più internazionale, uscendo dal nostro teatro, facendoci conoscere e ingrandendoci. Infatti con la crisi siamo diminuiti come numero, ma sarebbe bello che l’organico si ampliasse di nuovo per diventare un punto di riferimento a Roma, ma anche qualcosa di stabile a livello nazionale e internazionale. Stiamo tutti cercando di fare un buon lavoro per metterci in gioco.
Ti sei formata alla scuola di ballo del Teatro alla Scala, per poi entrare nel corpo di ballo dell’Opera di Roma. Recentemente ti abbiamo vista protagonista in Giselle e Lo Schiaccianoci. In quali produzioni sarai impegnata? E qual è il ruolo che sogni di interpretare da quando sei bambina?
Stiamo preparando la serata Grandi Coreografi dove troverete molti pezzi diversi tra loro come Forsythe, Raymonda di Nureyev, Serenade di Balanchine e il passo a due Closer che ballerà la direttrice (Eleonora Abbagnato ndr). Sono coreografie molto diverse tra loro che danno al pubblico la possibilità di assaggiare piccole parti di danza con tecniche che spaziano molto tra loro. Una serata che riesce a leggere tanti tipi di impronte diverse.
Uno dei ruoli che preferisco da sempre è Giulietta, perché, tra le altre cose, amo molto la tragedia. Ho avuto la possibilità di ballare recentemente il passo a due del balcone nel gala Les Etoiles con Claudio Coviello. L’ho preparato solo in due giorni ma è stato molto emozionante, ho danzato in un contesto in cui c’erano tante stelle della danza, e ho tentato di dare il meglio di me per sentirmi all’altezza.
Seppur giovanissima, hai solo 25 anni, sei già moglie e mamma. La maternità è spesso una scelta non condivisa dalle ballerine. Tu come l’hai vissuta? Ha cambiato qualcosa nel tuo modo di ballare?
E’ vero, forse tante ballerine hanno paura della gravidanza, ma probabilmente c’è chi non ha nemmeno questo desiderio. Io non ho mai avuto timore perché formare una famiglia era uno dei miei obiettivi nella vita; è qualcosa che ti arricchisce e ti fa maturare. Certo è impegnativo, bisogna fermarsi perché bisogna vivere tranquillamente la gravidanza, ma lo rifarei mille volte, non sono mai stata spaventata e non ho mai interrotto la mia passione per la danza. Quando ho riniziato, anzi, ero ancora più energica perché avevo voglia di rimettermi in gioco e riprendermi velocemente; la testa e la volontà fanno tantissimo sul corpo quando c’è la motivazione. I bambini sicuramente sono impegnativi, bisogna organizzarsi bene per cercare di viverseli al meglio quando si torna a casa, di dedicargli tanto tempo che sia di qualità, di fargli vedere che li si ama anche se poi il lavoro porta ad essere spesso fuori casa. Sono anche una fonte di ispirazione, danno quella voglia di vivere e quello sguardo di ingenuità sul mondo che non ti fa mai abbattere.
Dopo la gravidanza mi sono sentita diversa, non più una ragazzina. Prima il mio modo di ballare e di vedere la danza era ancora legato alla scuola, il fatto di avere una famiglia e quindi una responsabilità, mi ha portata a capire di avere un peso anche al di fuori del lavoro, che viene quindi affrontato in maniera più matura, con meno ansie e meno tensione. Ho capito che è una cosa che devo fare per me e che devo fare al meglio per arrivare al pubblico. Si tratta pur sempre di una passione, non bisogna farsi influenzare troppo dall’esterno.
The Walkman Magazine crede nel talento e nei giovani italiani che sono in grado di portare avanti anni e anni di tradizione. C’è un consiglio che vuoi dare a chi ha deciso di seguire una carriera dove la creatività la fa da padrone?
Mi metto anche io tra i giovani! Il consiglio che posso dare è avere coraggio. Se si hanno delle qualità e delle doti non si deve avere paura, anche se la strada risulta difficile perché non sempre è affidabile. Se c’è tanta volontà nell’esprimere quello che si ha dentro si deve avere il coraggio di tentare quella strada, se uno ci mette passione e volontà i risultati arrivano e la gente intorno li nota, i talenti. Bisogna lavorare, non essere pigri e avere la costanza di provare e riprovare anche quando va male. Non avere il futuro già scritto fa paura, parlo anche a livello economico, dà una sensazione di instabilità, ma sono certa che sia anche uno stimolo per dare di più.
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Rebecca Bianchi: last December 20th, this young Italian talent has been appointed “prima ballerina” of the Teatro dell’Opera in Rome. Rebecca is also a wife and a mother, and she has a lot to say, on and off the stage.
Let’s start from the recent appointment as principal dancer of the Teatro dell’Opera in Rome: what did you feel? Did you expect it? How was the way to reach this milestone?
I didn’t expect it at all. I had been studying main roles for months, but I couldn’t believe it was so close. It was really exciting; I was amazed!
Surely I made many sacrifices; that is something we always have to in our work in order to reach a professional level. We have to start since young and work hard. But these sacrifices are rewarded for doing a job like this fills up with beautiful experiences; these sacrifices are made with passion and serenity.
Il Teatro dell’Opera has had a season of profound change, starting from the direction entrusted to the étoile Eleonora Abbagnato. How is like working in an important lyric institution? What are your hopes for the future?
Eleonora Abbagnato came with so many projects and so many things for us; she had the will to get us up and renew ourselves as a dance troupe. She is still in her prime and her freshness affects everybody. Definitely, she want people to discover a new kind of dance, not yet offered in the theater; she want young people to dance and discovering new young talents. I hope this is only a starting point to improve and to have a more international resonance, coming out of our theater. Actually, with the crisis we are diminished as a number, but it would be nice that the staff could increase again to become a landmark in Rome, but also something stable, nationally and internationally. We are all trying to do a good job to get involved.
You studied at the ballet school of La Scala, and then joined the corps de ballet of the Opera of Rome. Recently, you have played a leading role in Giselle and The Nutcracker. In which other productions will you be committed? And what is the role you dream of interpreting since you were a child?
We are preparing Grandi Coreografi where you will find many pieces as diverse as “Forsythe”, “Raymonda” by Nureyev, Balanchine’s “Serenade” and the “Closer” pas de deux that will be performed by dance director (Eleanor Abbagnato). These choreographies are very different from each other and give the public the opportunity to sample small portions of a wide range of dance techniques.
One of my favorite roles is Juliet, because, among other things, I love the tragedy. I recently had the chance to dance the pas de deux of the balcony in the Gala Les Etoiles with Claudio Coviello. I made it in just in two days but it was very exciting. I danced in a context where there were so many stars of the dance, and I tried to give my best to be up to it.
Albeit you are very young, you are only 25, you are already a wife and mother. Motherhood is often a choice not shared by the dancers. How did you live it? Has it changed something in your way of dancing?
It is true, maybe many dancers are afraid of pregnancy and there are those who probably don’t not even have this desire. I have never been afraid, because having a family has always been one of my goals in life; it is something that enriches you and makes you mature. Of course it is difficult, you have to stop because you have to live quietly the pregnancy, but I would do it again a thousand times. I have never been scared and it didn’t reduce my passion for dance. When I start over I was even more energetic because I wanted to get back in the game and recover quickly; head and will do a lot on the body when there is motivation. Children are certainly challenging; you need to organize well to enjoy them the best when you return home, to dedicate your time to them, to show them that you love them even if you have to go to work. They are also a source of inspiration, they give you that desire to live and that look of innocence that does not make you never break down.
After the pregnancy I felt different, I was no longer a girl. Before they way I danced and saw the dance was still tied to the school; the fact of having a family and therefore a responsibility, led me to understand that you have a role even outside the stage, which is then faced in a more mature way, with less anxiety and less stress. I understood that it is something I have to do for myself and I have to do it to the best to reach the public. It is still a passion; you should not to be influenced too much from what is outside.
The WalkMan Magazine believes in talent and in young Italians who are able to carry on years and years of tradition. Is there any advice you want to give to those who have decided to follow a career where creativity rules the roost?
I include myself among the young! The advice I can give is to have courage. If you have qualities and skills you do not have to be afraid, even if the road is difficult because it is not always reliable. If there is a lot of will to express what you have inside, you have to have the courage to try to take that road. If you put passion then the results will come and the people recognize the talents. You have to work, do not be lazy and have the perseverance to try and try again even when it is bad. Do not be afraid if the future is written yet, I am also talking about the money; it gives a feeling of instability, but I am certain that it is also an incentive to give more.
Traduzione a cura di Daniela De Angelis