In occasione del Premio Nazionale delle Arti 2017, TWM ha intervistato Giovanna Cassese e Marinella Paderni, le due organizzatrici dell’evento.
Abbiamo voluto approfondire con Giovanna Cassese e Marinella Paderni il tema del design e dell’arte tra i giovani, cercando di capire quali sono le prospettive per il futuro del settore e come l’italia si colloca in questo panorama creativo.
Ecco cosa ci hanno risposto.
Giovanna, parlando dei giovani creativi ha affermato che “La formazione è un momento nodale nel complesso sistema contemporaneo dell’arte e del design”. Pensa, a tal proposito, che la formazione in Italia, specialmente nell’ambito del design, sia oggi ad un livello comparabile agli standard europei? Quali pensa che siano i punti su cui dobbiamo ancora migliorare?
G: Credo che l’italia abbia per i giovani designer e per gli artisti sempre il suo grande appeal, comunque si deve investire di più in formazione, puntare sui giovani, collegare la formazione alla produzione e alla valorizzazione del patrimonio materiale e immateriale del design. Soprattutto in Italia non si incentiva la ricerca in maniera adeguata… questa è una grande pecca… molti giovani designer vanno via e trovano più stimolanti ed accoglienti città come Heindhoven o Berlino… Anche le industrie dovrebbero puntare di più sui giovani e raccordarsi alla formazione fattivamente.
Puntare sui giovani più promettenti significa quindi puntare sul futuro del design, incentivarne la ricerca e la produzione e riflettere sui nuovi scenari del terzo millennio
Builders of Tomorrow. Immaginare il futuro tra design e arte. È il titolo della mostra inedita che presenterete al MIC. Mentre nel mondo del design connettività sembra essere la parola chiave dei futuri processi evolutivi, nell’era virtuale che verrà, che genere di arte dovremmo immaginare?
G: Sicuramente siamo già in un’era virtuale, ma paradossalmente gli artisti ritrovano il piacere del saper fare… la centralità del sapere della mano, ed anche i designer! Comunque lo spettro è davvero molto ampio: oggi parliamo di arte espansa, di società liquida.
Credo che l’arte debba sempre incantare e far pensare, prefigurare e interpretare… Gli artisti con le loro opere compiono un grande atto critico carico di senso con sicuri risvolti etici. Mi auguro che gli artisti siano i primi attori per un mondo migliore. Entrambi figli di una stessa madre, oggi artisti e designer lavorano con inventiva e ricerca per costruire un mondo molto più attento all’uomo e alla sua storia e per noi che formiamo i costruttori di futuro il valore etico della bellezza acquista ogni giorno rinnovata centralità.
Marinella, tra le sue parole riportate dal CS si legge: “Gli studenti selezionati mostreranno come immaginare oggi la forma del mondo che abiteremo”. Lei pensa sia più realistico immaginare un modo di abitare futuro che esasperi le tendenze che si stanno delineando in questi anni (spazi piccoli, tempi accelerati, tecnologizzazione e connettività) o ritiene che per alcuni di questi aspetti sarà inevitabile fare marcia indietro?
M: Anche se la tendenza odierna sembra andare verso una maggiore razionalizzazione degli spazi e dei tempi per ragioni economiche e di sostenibilità ambientale, tuttavia credo che sia meglio ripensare il modo di abitare i luoghi – i centri storici delle città, le periferie, le case, gli spazi pubblici di aggregazione e di passaggio e i luoghi antropologici – tenendo presente sempre il fattore umano e l’aspetto relazionale delle interazioni.
Dai progetti degli studenti in design ho riscontrato quanto la qualità del vivere gli spazi tanto pubblici che privati sia imprescindibile nel progettare il loro futuro. E in questo il design giovane ha una marcia in più, riesce a proporre soluzioni innovative e sensibili al “capitale umano2, in grado di adattarsi alle future sfide che derivano dal problema della sostenibilità del mondo e delle sue risorse.
Guardando ai padri del design e agli insegnamenti di scuole come il Bauhaus, che stanno ritornando all’attenzione della cultura odierna, si può progettare bene (e meglio) anche in condizioni di minore risorse. D’altra parte, la connettività e l’industria 4.0 delle applicazioni intelligenti impiegheranno sempre più designer per agevolare l’uomo nei suoi movimenti spazio-temporali.
Nella tradizione identitaria del design italiano rientra, senza dubbio, anche il mondo delle arti manuali e dell’artigianato a cui sono legati diversi nomi celebri nel panorama dei giovani designer italiani. Nel design del futuro, si riuscirà a conservare questa dimensione con tutto il suo valore o siamo davanti ad un fenomeno in via di estinzione?
M: Per fortuna il design oggi sta riscoprendo le potenzialità funzionali ed espressive dell’hand made e delle arti, focalizzandosi sull’unicità dell’oggetto o del progetto anche quando parte di esso è ingegnerizzato o sofisticato digitalmente.
Ciò che sta cambiando rispetto a ieri è il bisogno crescente delle persone di uscire dall’anonimia banalizzante dell’industrializzazione per privilegiare le esperienze e i rapporti che instauriamo con le cose, tra le persone. Davanti ad un oggetto che ha una storia o che fa parte di un processo relazionale, la gente sceglie l’anima delle cose. L’artigianato e il mondo delle arti riescono a trasmettere al al design nuovo un carattere storico e culturale che l’artificialità e l’anonimia estetica non riescono a trasmettere.
Una domanda di rito per noi di The Walkman: che consiglio dareste ai giovanissimi italiani che vogliono intraprendere studi legati al mondo del design o dell’arte?
G & M: Oggi non esistono garanzie occupazionali o certezze professionali; invece esistono sempre nuove possibilità di arricchire le proprie conoscenze ed esperienze in un modo mai sperimentato prima nella storia.
Se da una parte può sembrare una contraddizione, dall’altra permette una libertà di scelta e di azione più ampie. I giovani possono sperimentare, osare, mettere alla prova i loro talenti, accedere a esperienze formative internazionali, andare oltre i confini del percorso di studi integrando discipline e conoscenze diverse.
La storia dei fondatori delle avanguardie storiche e delle prime scuole di design, le loro vite vissute nell’inventare il nuovo tra due conflitti mondiali, totalitarismi, povertà di mezzi, insegna che non c’è limite al potere delle arti di trasformare la vita delle società e il loro destino. Crediamo che non ci sia un lascito migliore per i giovanissimi che sognano di diventare loro i progettisti del domani.