Dimentichiamo per un attimo i kalashnikov e le granate e pensiamo a un computer, a un virus Trojan e a un buio monolocale nella periferia di Islamabad. E’ proprio qui che si sta svolgendo la guerra invisibile tra l’Occidente filo – atlantico e l’Oriente jihadista, un conflitto sottile fatto di boicottaggi e forme di spionaggio inedite, figlie della digitalizzazione degli apparati di sicurezza e di bottini, come alcuni riservatissimi big data nemici, più preziosi di qualunque ostaggio o attentato suicida. Prendiamo il CENTCOM, lo United States Central Command con sede in Florida: a metà gennaio il comando del Dipartimento di difesa USA operante nel Golfo Persico, in Iraq e in Afghanistan, è stato vittima di un attacco informatico senza precedenti: furto dell’account Twitter per 40 minuti e cambio di sfondo con frasi come“Attenzione soldati americani stiamo arrivando, siamo nei vostri computer, guardatevi le spalle”.Per quanto si tratti più di un’irrisione che di un attacco informatico pericoloso per la sicurezza nazionale, a preoccupare la Casa Bianca sono stati i metodi utilizzati dalla cyber jihad. Sistemi di sabotaggio impostati dall’hacker in modo da rendere un virus apparentemente innocuo, il cavallo di Troia che consente di entrare nel sistema del nemico; qui, un software keyloggerveicolato dal Trojan, capta qualunque cosa venga scritta sul pc e trasmette tutte le informazioni su un computer remoto. Addio password e database riservati. A ridosso dell’attentato di Parigi 19.000 siti web sono stati vittima del defacement, la tecnica che permette di sostituire l’homepage originale con un contenuto scelto dall’hacker. Tra i tanti messaggi inneggianti alla jihad si possono trarre alcuni spunti interessanti: la consueta espressione insha’Allah è stata spesso sostituita dal desueto inchallah, che più che un errore denota la multi nazionalità dei cyberjihadisti, un esercito multiforme, indecifrabile, volatile cui Anonymous ha dichiarato guerra dopo la strage a Charlie Hebdo. Una ritorsione filo occidentale rivolta a una jihad 2.0 che non ha sedi da colpire e infrastrutture da utilizzare, ma una multipolarità di soggetti ignoti, insospettabili e abilissimi che hanno tradotto la propria interpretazione coranica in codici HTML o ASCII. Il concetto di guerra asimmetrica, evocato da anni per mettere in luce i diversi potenziali militari di occidentali e terroristi, questa volta potrebbe cambiare prospettiva. A favore dei jihadisti.
Let’s forget just for a moment the Kalashnikovs and grenades, and think of a computer, a Trojan virus and a dark narrow flat in the suburbs of Islamabad. Here it’s running the invisible war between the pro-Atlantic West and the jihadist East; a conflict made of subtle boycotts and fresh forms of espionage, born of the digitization of the security apparatus and loots, as some highly confidential big data enemies, which are more precious than any hostage or suicide bombing. Let’s take the CENTCOM, the US Central Command based in Florida as example: last mid-January the command of the Department of Defense operating in the Persian Gulf, Iraq and Afghanistan, has been the victim of an unprecedented cyber attack; they have been robbed of a Twitter account for 40 minutes with phrases in the background like “Warning American soldiers; we are coming there, we are in your computer, watch your back”. Although it is just a mockery than a cyber attack quite dangerous to national security, the White House is still worried about the methods the cyber jihad used; systems of sabotage set by the hacker in order to make a virus apparently harmless, the Trojan horse that allows you to enter the system of the enemy; here, a key-logger software conveyed by the Trojan virus, picks up whatever is written on the PC and transmits all the information on a remote computer. Then, farewell password and reserved database! Just before the attack of Paris, 19.000 websites have been victim of the defacement, the technique that allows you to replace the original homepage with any content chosen by the hacker. Among many messages glorifying the jihad we can drawn some interesting ideas: the usual expression insha’Allah has often been replaced by obsolete inchallah, that more than an error denotes the multi nationality of cyber-jihadists; a multiform, indecipherable and volatile army, whose Anonymous declared war after the massacre in the Charlie Hebdo offices. A pro-Western retaliation aimed to the jihad version 2.0 that doesn’t have any headquarter to hit and infrastructure to be used, but a multi-polarity of skilful unknown and unsuspected that have translated their Koranic interpretation in HTML or ASCII codes. The concept of asymmetric warfare, evoked for years to highlight both Western and terrorists’ army different potential, this time could change perspective… in favor of the jihadists.
Traduzione a cura di Daniela De Angelis