Nel 2008, per la prima volta nella storia, la popolazione urbana supera quella rurale.
Tanti abitanti delle campagne si trasferiscono negli slum, quartieri degradati in cui si stima che vivano più di un miliardo di persone.
Sono loro i soggetti che Jonas Bendiksen, fotografo norvegese dell’agenzia Magnum, ritrae in questo progetto.
Non solo persone, con i loro volti e le loro storie, ma anche e soprattutto i luoghi in cui esse vivono.
Bendiksen ci porta negli slum di 4 città, Caracas, Nairobi, Mumbai e Giacarta, luoghi quasi irriconoscibili l’uno dall’altro, nonostante le distanze.
Grazie a delle fotografie dirette, e per questo prive di una retorica che è spesso un rischio concreto in progetti simili, Bendiksen ci fa entrare nelle case abitate da questa numerosa popolazione che vive ai margini delle città, dedica ad ognuna di queste abitazioni 4 fotografie, una per parete, insieme ai suoi inquilini.
Non limitandosi a guardare dall’esterno, e grazie a questo approccio seriale, ci mette prepotentemente davanti a una realtà che ci riguarda più di quanto pensiamo. Non solo la serie composta da 4 foto fa sì che l’osservatore sia idealmente al centro della stanza, ma anche il titolo sembra avvertirci, quella prima persona plurale stabilisce da subito una relazione forte con questi luoghi.
Il lavoro di Bendiksen è integrato da fotografie quasi paesaggistiche, di una bellezza che è in contrasto con la bruttezza dei soggetti. Fotografie in grado di far risaltare il legame con le vicine metropoli.
È probabilmente grazie a questa dialettica, tra il trionfo dell’urbanesimo e il suo non essere necessariamente un sintomo di progresso, che questo progetto si pone come un’importante testimonianza delle enormi trasformazioni che oggi riguardano l’abitare.