Il nostro viaggio
Venerdì 28 febbraio ho fatto un viaggio. Ne faccio tanti, per lavoro, per studio, ma questa volta è stato diverso.
Sul palco del Teatro Ricciardi di Capua, realtà ormai all’avanguardia, Anna Redi e Tommaso De Santis hanno letto e interpretato la “Conferenza degli Uccelli” ed io ho “accompagnato” al pianoforte tutto il viaggio, interagendo costantemente con il testo rispettandone ritmi e silenzi, tra i loop minimalisti di Hans Otte e i commoventi e incantevoli brani che il nostro prezioso consulente musicale, Tito Rinesi, ha eccezionalmente composto per l’occasione.
Il mio viaggio, quella sera, inizia dietro le quinte, nel camerino, quando io Anna e Tommaso respiriamo profondamente guardandoci negli occhi per qualche attimo prima di entrare in scena. Ma perché parlare ancora di viaggio? Vi spiego il motivo.
“La narrazione passa da un livello più denso ad un livello più sottile in cui i sopravvissuti al viaggio progressivamente si avvicinano alla propria essenza, costretti dalle difficoltà. Come l’essere umano che si pone di fronte a se stesso”- Anna Redi
Dopo una grande euforia, gli uccelli, uno dopo l’altro, iniziano a trovar qualsiasi scusa per non partire. Il Falco, sufficientemente appagato dal tenore di vita dato dalla sua posizione al servizio del Re, fedele a lui per il resto della vita; la Cocorita, protetta dall’agio e dalla sicurezza della sua gabbia, che in un primo momento vorrebbe prender parte al viaggio ma, dopo pochi passi nel mondo esterno, ritorna chiusa nella sua stessa “prigione”. Il Gufo, troppo attaccato alle ricchezze nascoste nelle rovine che abita per intraprendere il viaggio.Perché lasciare la tranquilla felicità di cui godiamo?
“Chi governa da prepotente in un paese non è un re.”
Anna scrive a riguardo: “ La narrazione passa da un livello più denso, con caratterizzazioni degli uccelli che incarnano i vizi umani in modo molto esplicito, ad un livello più sottile in cui i sopravvissuti al viaggio progressivamente si avvicinano alla propria essenza, costretti dalle difficoltà. Come l’essere umano che si pone di fronte a se stesso.”
Dopo tante esitazioni, difficoltà e ostacoli, solo un piccolo gruppo di uccelli riesce a sopravvivere alle sette valli e a giungere a destinazione. Appare loro il Simorgh. “[…] finalmente contemplarono il Simorgh e videro che il Simorgh non era altro che essi tessi ed essi stessi erano il Simorgh. […] In realtà formavano un essere solo”.
Noi eravamo lì con loro, nel cuore di ognuno di loro. Per tutti i cinquanta minuti non è esistito più palcoscenico o sipario, lo “spettacolo”, nell’accezione nel suo significato di “rappresentazione”, si è sgretolato, diventando esperienza.
La conferenza degli uccelli rimane un testo scevro dai condizionamenti del tempo. È quanto mai attuale, lo specchio della nostra realtà.
” Il sole della mia maestà è uno specchio. Chi vi si riflette scorge la sua anima e il suo corpo. […] Avete fatto un lungo viaggio per arrivare al viaggiatore.”
Quella sera abbiamo vissuto, volato, sofferto, riso, scoperto. Ed era tutto reale. Per cui, grazie. Grazie ai miei compagni di questo primo viaggio.
Cosa pensate sia, dunque, essenziale?