Davide Dall’Osso è uno scultore italiano contemporaneo. La sua ricerca verte sulla realizzazione di installazioni contaminate da performances di danza teatro e rituale. Le sue sculture, raffigurano l’essere umano seriale, smarrito, ridefinito ma anche gli albori di quella che sarà la sua nuova nascita.
Davide Dall’Osso ci sorprende con un nuovo progetto: il 4 giugno, alle 11:30 a Cortona (AR), in Via Guelfa 40 sarà presentata l’opera dal titolo “La Folla”, a cura di Maria Laura Perilli, in mostra dal 5 giugno al 5 luglio al Centro Convegni Sant’Agostino.
La Folla per Davide Dall’Osso rappresenta una tematica che da sempre è stata oggetto di confronti, anche accesi: si pensi a Seneca, o al Manzoni o a Nietzsche, e non solo. La stratificazione sociale che si è prolificata in poco tempo ha generato e genera forti tensioni sociali: le folle sentono il bisogno di sentirsi parte integrante della vita. Edvard Munch, non a caso rappresentava folle di persone sole, spaventate, angosciate, incapaci di trasmettere la loro solitudine.
Davide Dall’Osso, in questa imponente opera, rappresenta la sua Folla, in un’installazione fatta da 100 corpi in policarbonato e fili di ferro, un vero e proprio esercito dell’anima. La fusione dei policarbonati permette all’artista di costruire opere di grandi dimensioni e leggerezza, con trasparenze che rimandano al ghiaccio e vetro fuso. Corpi che sembrano disfarsi nel faticoso tentativo di trovare una connessione con l’esterno che li circonda. Si pongono davanti lo spettatore con aria quasi di sfida: l’apparenza prende il sopravvento sulla sostanza?
La Folla non ha il desiderio della verità, chiede illusioni, crede nel surreale, e non distingue l’individuo l’uno dall’altro. L’individuo ha il desiderio di creare se stesso in base a modelli prestabiliti e ne consegue il senso di inadeguatezza derivato dall’incapacità di essere come quei modelli. In quest’epoca manca la consapevolezza che l’essere umano non deve auto-crearsi dal nulla, ma deve imparare a divenire se stesso.
La Folla è una sorta di auspicio al superamento di vecchi preconcetti affinché si viva in un domani fatto di accettazione dell’altro, quale superamento di qualsiasi tipo di ”differenza”; un genere di omologazione al negativo che trova in una frase di Paul Wilson la sua umiliante vacuità: ” lascia la perfezione agli altri. Tu contentati di essere te stesso e ti sentirai molto più sereno”.