ALICE MALERBA

Torino – Noto, 15 ore per ritrovare un fratello che si pensava ormai perduto. E’ la storia di Ada e Cosmo, del loro rapporto fraterno ossessivo, strattonato tra odio e amore.

L’ossessione

Ada e Cosmo sono cresciuti da soli. Si sono aiutati, si sono sorretti l’un l’altro, ed è stato proprio quando il peso si è fatto troppo che Cosmo è fuggito, lasciando Ada nella confusione che le faceva da premio di consolazione. Dopo anni di lontananza, vederlo fa scattare in lei la memoria di lui e di come l’ha cresciuta, di come fu lui a plasmarla, e di come lei, negli anni, l’ha formato. Erano stati l’uno il tutore dell’altro, e si rivedono, come un padre che ha abbandonato suo figlio e lo guarda nel parco dell’orfanotrofio senza avvicinarsi.

 

Ho lavorato su di te come fa l’acqua sulla pietra. Impalpabile e trasparente, il mio bisogno di protezione ti ha incurvato le spalle, ti ha abbassato lo sguardo, scolpito le guance. Ho premuto nel tempo, con una dolcezza costante, innocente come un rivolo di montagna. Ho spinto forte sull’argine della tua diga per anni, dando per scontata la tua forza, la tua presenza, come tutti; finché hai ceduto, precipitando via da me. Ora ti guardo ed è come vedere una scultura calcarea: l’acqua non c’è più, ma i segni levigati di quella pressione sono indelebili, creati da un peso che conosci solo tu e che ti ha reso oscuro e bellissimo.

L’odio

La solitudine porta alla rabbia, sentiamo il dovere di odiare chi ci faceva da colonna portante per poi scappare come fosse nulla. Non accettiamo la libertà altrui, ma i momenti passano, le giornate tramontano, il caffè finisce e anche la saga di Harry Potter lo è, da qualche anno. Tutto finisce, e abbiamo morboso bisogno di incolpare qualcuno per la nostra solitudine, quando quel ‘qualcuno’ è dentro di noi.

Quando sei partito, tutto il silenzio che cercavo mi ha travolto in una volta sola. Giravo per le stanze come dentro un grande acquario. Mi sentivo prigioniera di una bolla che rallentava la percezione e imponeva ritmi propri, legati alla pura attesa. Un denso magma di niente che assorbiva l’eco della nostra vita, quella di prima, di quando c’eri e facevi baccano.

L’amore

Ritrovarsi, amarsi nell’odio, mancarsi e stringersi, amarsi, come mai ci si è amati. Ritornare a dieci anni prima.  Guardarsi e rivedere i tratti da adolescenti, rientrare in quella parentesi di prigionia in cui ci si era preclusi da tempo. Ritrovare se stessi, quelli che ci si era dimenticati.

So che domani, quando mi sveglierò sarai già sgusciato fuori dal letto, rivestito dei tuoi filtri, di una distanza che mi pungola il costato a ogni mio sguardo che non ricambi.

Ora però, per quanto il tuo sonno mi sia complice, sei di nuovo mio.

Non è successo niente, siamo io e te, adolescenti confusi, che si cercano tutte le notti, che non sanno dormire soli, che non sanno amare che così.

 

Disegno di Alice Miele
Disegno di Alice Miele
Disegno di Alice Miele
Disegno di Alice Miele
Disegno di Alice Miele
Disegno di Alice Miele

 

[divider]ENGLISH VERSION[/divider]

Ada has 15 hours to travel from Tourin to Noto in order to find the brother she thought to have lost. This is her and Cosmo’s story, the story of their obsessive brotherly relationship, tug between hate and love.

Obsession

Ada and Cosmo grew up by themselves. They helped and supported each other, but right when the burden has gone too heavy, Cosmo ran away leaving Ada in that confusion she turned into a consolation prize. After years spent apart, seeing him springs her memories about him. He raised her; he shaped her and she has formed him, through the years. They had been each other’s guardian and they see each other again, just like a father who have abandoned his son and looks at him at the park of the orphanage without getting closer.

“I worked on you as water does on stone. My need of protection has been impalpable and transparent, it bowed your shoulders, it lowered your eyes, and it sculpted your cheeks. I pressed in time, with constant sweetness, innocent as a mountain rivulet. I have been pushing hard on your dyke bank for years, giving your force, your presence for granted, like everybody; until you faded, falling away from me. Now I look at you and it’s just like gazing at a calcareous sculpture. There is no more water, but that pressure’s smoothed sings are indelible, created by a burden you only know and which made you obscure and beautiful.” [N.d.T.]

Hatred

Loneliness brings to anger. We feel the duty to hate those who were pillars of strength for us and then escaped, just as if nothing happened. We do not accept other’s freedom, but moments pass by, days set, there will be no more coffee and even Harry Potter saga is over since a few years. Everything ends and we have the pathological need to blame somebody for our loneliness, when that ‘somebody’ is inside us.

“When you left, all the silence I was looking for overwhelmed me all at once. I started going around the rooms as in a big fish tank. I was feeling a prisoner in a bubble that was slowing down my perception and imposing me her own rhythms, bounded to pure wait. It was a dense magma of nothing absorbing the echo of our life, that one we had before, that one we had when you were there making a row.” [N.d.T.]

Love

We see them finding each other back, loving each other though in hatred, missing and holding each other, feeling one for the other that love they have never felt before. They look at each other and see adolescent features, going back into that imprisonment parenthesis in which they decided to remain stuck for a long time. They find themselves back, those they had forgotten.

“When I’ll wake up tomorrow, I know you will have already slinked out of the bed, coated with your filters, with a distance goading my ribs every time you don’t glance back at me.

However now, as far as your sleep is a party to me, you are mine again.”

“Nothing has ever happened, it’s you and me, confused teenagers looking for each other every night, and not able to sleep alone, not able to love like this.” [N.d.T.]