La fine dell’estate è l’inizio della malinconia. L’inizio di nuove piogge e di nuovi bui. La fine dell’estate, in fondo, è solo un nuovo inizio.
La mia estate italiana si srotola dall’Umbria fino al Salento e ritorna su. Si bagna nelle acque fredde delle sorgenti termali e si butta nel mare. La mia estate italiana è il tempo delle cicale e delle pedalate in campagna, delle lucciole e delle passeggiate nei boschi, dell’abbandono al caldo e della ricerca di aria fresca. È il tempo del buon cibo, della pelle nuda e gli occhi pieni. Il tempo della stanchezza, il tempo dell’energia. Il tempo senza tempo di terra, di acqua e di luce.
La mia estate italiana è il tempo di collezionare, di raccogliere. Il tempo del silenzio incontaminato e del casino inebriante. Del silenzio inebriante e del casino incontaminato.
La fine dell’estate, è salutare una terra che aspetterà per dieci mesi e la certezza che ci incontreremo di nuovo. Entrambi cambiati e entrambi uguali a sempre. Da sempre.
La mia estate italiana ho provato a fotografarla. C’è il candido, l’abbandonato, l’arido, l’umido, il fritto, lo spoglio e il sacro. Possa ancora sorprendermi la mia estate italiana.