LE ORE – A Roma, dal 6 maggio al 20 maggio, Roma Smistamento ospita Le ore, mostra organizzata in collaborazione con TWM Factory.
Curata da Erika Venanzetti, l’esposizione presenta il lavoro dell’artista Fabio Martinelli, classe 1996, originario de L’Aquila. Una mostra che offre una sperimentazione e una riflessione sulle variazioni e gli effetti temporali attraverso delle video installazioni.
L’oggetto di studio della mostra è un fiore in un vaso di vetro, un oggetto di uso quotidiano dal quale l’artista, attraverso le sue video installazioni, conduce una sperimentazione e una riflessione sulle variazioni e gli effetti temporali. Il tempo è da sempre un affascinante intrigo per l’uomo e con l’avvento della tecnologia digitale, sembra essere ulteriormente sollecitato attraverso la sua frammentazione. La staticità diviene così padrona di Roma Smistamento: l’uomo è assente, o meglio, posto ai margini della scena; l’unico sopravvissuto è l’oggetto.
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Attraverso video installazioni, l’artista mostra un paesaggio temporale e asettico, un’estraneazione magnetica in cui l’oggetto e il tempo divengono pregni di significato. Fabio Martinelli intende conferire un’immagine visiva all’invisibilità per eccellenza, attraverso la fotocamera registra i continui cambiamenti e rifrazioni di luce che modificano gli spazi della composizione, al fine di contemplare, meditare e riconfigurare il tempo della luce nella dimensione dell’immagine.
Nel caso della mostra Le Ore il fiore, ripetuto e frammentato, è al contempo oggetto e soggetto all’interno dei diversi dispositivi che popolano la sala. L’arte di Fabio Martinelli destabilizza così il tempo dalla sua narrazione lineare, per riportarlo ad una dimensione dell’intimo sentire, elargendo un’immagine visiva del tempo. Per svolgere tale esperimento, la scelta del fiore nel vaso non è casuale: gli oggetti fanno parte del nostro quotidiano ed inconsciamente assumono un ruolo centrale e sentimentale: siamo in grado di affezionarci ad un oggetto comune. Le res svolgono, dunque, una funzione salvifica, accompagnando nella quotidianità e facendoci sentire meno persi.
Il fruitore dell’opera si trova immerso in un tempo ingannevole poiché i riferimenti che riusciamo a cogliere producono in noi uno smarrimento e guidano una riflessione sulla caducità del flusso temporale che l’artista intrappola per poi esaminarlo. Il fiore nel vaso di vetro diviene in tale contesto metro di misurazione esattamente come una meridiana.