Cinque di quei libri che si ricordano, quelli che si amano, si studiano, quelli che, la letteratura, l’hanno un po’ fatta loro.
#1 Ulisse
Non si tratta di capirlo, non si tratta di amarlo né di odiarlo: si tratta di riconoscerne l’importanza. E’ diverso. Virginia Woolf ha detto che l’arte non migliora, l’arte cambia, e l’Ulisse di Joyce è un libro che l’ha cambiata, la letteratura. L’Ulisse è confuso, è strano ed è difficile da capire; è esattamente come quello che va a rappresentare: una vita, in un giorno, in una città.
E per prima cosa gli misi le braccia intorno sì e me lo tirai addosso in modo che mi potesse sentire il petto tutto profumato sì e il suo cuore batteva come impazzito e sì dissi sì voglio sì.
#2 Lolita
Ho pensato tanto prima di metterlo, dato che Nabokov è più o meno onnipresente nella rubrica, ma era necessario. Lolita ha sconvolto. Ha agitato e lasciato esterrefatti migliaia di lettori. E’ un libro che fa aprire gli occhi a chi lo legge, un libro che resta. La passione e l’ossessione, rappresentate così come sono, e di nuovo – come Ulisse – rappresenta la vita, niente di più e niente di meno.
La guardai. La guardai. Ed ebbi la consapevolezza, chiara come quella di dover morire, di amarla più di qualsiasi cosa avessi mai visto o potuto immaginare.
#3 1984
L’ansia di non essere padroni di noi stessi, di un mondo che già sa come saremo e cosa sceglieremo per noi stessi. La paura di essere ordinari, di ricoprire un ruolo prestabilito per noi. Il ‘Big brother’ di Orwell riassume tutto questo: ha cercato di capire, ha inventato, forse ha scoperto ma sicuramente ha cercato. Ed è questo che deve fare la letteratura: deve cercare, e se non scopre, cercare ancora.
Era un po’ curioso pensare che il cielo era lo stesso per tutti, in Eurasia, in Estasia, e anche lì. E la gente sotto il cielo, anche, era sempre la stessa gente… dovunque, in tutto il mondo, centinaia o migliaia di milioni di individui, tutti uguali, ignari dell’esistenza di altri individui, tenuti separati da mura di odio e di bugie, eppure quasi gli stessi.
#4 Foglie d’erba
Senza pause, senza titoli, senza schemi, Whitman parla di vita. E’ una poesia continua, che lascia senza fiato e allo stesso tempo si respira, a pieni polmoni. E’ un inno alla vita, che è dentro ogni cosa, che sia una persona, che sia l’America, che sia la vita stessa, o che sia la morte.
Chiara e dolce è l’anima mia, e chiaro e dolce è tutto ciò che non è l’anima mia.
#5 Gita al faro
Virginia Woolf andava messa. Personalmente avrei scelto di nuovo, come per ogni articolo, “Mrs Dalloway”, ma non questa volta. “Gita al faro” è uno dei libri migliori che siano mai stati scritti: il tempo non conta più nulla, le persone non cambiano ma non restano neanche le stesse, è un libro che non ha punti, non ha una fine, non chiude nulla, è un libro che lascia andare la trama così come va la vita, che va e basta.
La vita non è una serie di lampioncini disposti simmetricamente; la vita è un alone luminoso, un involucro semitrasparente che ci racchiude dall’alba della coscienza fino alla fine
[divider]ENGLISH VERSION[/divider]
Five books that are never forgotten, always loved, always studied, five books that are paragons of literature.
#1 Ulysses
It’s not about understanding it, not about loving it or hating it: it’s about acknowledging its relevance. It’s different. Virginia Woolf once said that art doesn’t get better, art changes, and Joyce’s Ulysses is a book that truly did change literature. Ulysses is confused, odd and hard to understand, just as what it strives to describe: a life, in a day, in a city.
And I firstly threw my arms around him yes and drew him to me so that he could feel my perfumed breasts yes and his heart beat like mad and I said yes I do yes.
#2 Lolita
I thought about it a lot before deciding to include it, considering Nabokov is pretty much omnipresent in this section, but it was necessary. Lolita outraged. It agitated and left thousands of readers open-mouthed. It’s an eye-opener, a book that stays with you. Passion and obsession, represented like they are, and once again, like the Ulysses, simply representing life, nothing more and nothing less.
I gazed. And I gazed. And I knew, just as I knew I would one day die, that I loved her more than anything I had ever seen or could ever imagine.
#3 1984
The anguish of not being one’s owner, of living in a world that already knows what we will become and what we will choose for ourselves. The fear of being ordinary, of fitting in a predetermined role. Orwell’s Big Brother is about all of this. It tried to understand, it created, it may have discovered, but it certainly tried. And that’s what literature is supposed to do. If not always discover, at least always try.
It was fairly curious to think that the sky was the same for all, in Eurasia, in Eastasia, and even there. And the people beneath that sky, those too were the same… anywhere, in the whole world, hundreds or thousands of millions of individuals, all identical, oblivious to the existence of other individuals, kept apart from the walls of hate and lies, and yet almost the same.
#4 Leaves of grass
Without pauses, without titles, without patterns, Whitman talks about life. It’s endless poetry, which leaves you breathless and at the same time fills your lungs with air. It’s a hymn to life, which is inside everything, be it a person, America, life itself, or death.
Clear and sweet is my soul, and clear and sweet is everything that isn’t my soul.
#5 To the lighthouse
Virginia Woolf had to be here. I might have chosen Mrs Dalloway, as I did for the other articles, but not this time. To the lighthouse is one of the best books ever written: time is meaningless; people don’t change but don’t stay the same, either. It’s a book without milestones, without an end, that doesn’t conclude anything; it’s a book that leaves its plot open as life itself.
Life is not a series of orderly garden lamps. It’s a radiant halo, a semi-transparent shell that hosts us from consciousness’ inception to its end.
Traduzione a cura di Andrea Caioli