Libere, Disobbedienti, Innamorate – In Between è il film manifesto di una generazione di donne arabe in continua
lotta per la loro emancipazione, diretto dalla giovane regista Maysaloun Hamoud.
Libere, Disobbedienti, Innamorate è un inno alla vita, all’essere donna e a scegliere il proprio percorso,
al di fuori di qualsiasi assurda regola o canone imposto da una società fondata sul maschilismo. Le tre
giovani protagoniste del film sono tre donne molto diverse e che scelgono di vivere la propria esistenza
con le proprie regole. Amano, ridono, soffrono, gridano. Ballano, quando e come dicono loro.
La generazione di giovani donne ritratta da Maysaloun Hamoud in Libere, Disobbedienti, Innamorate
è una vera rivoluzione per il cinema arabo, ma non solo. La Hamound ci porta a guardare su un mondo
molto diverso dal comune stereotipo. Ci porta nella vita di donne che combattono per la loro libertà,
scegliendo di essere indipendenti, vestendosi secondo i loro canoni, studiando e lavorando senza dover
dipendere da nessuno. Donne che non rinunciano alla loro identità!
E tutto questo si rispecchia già nella grintosa e ribelle Maysaloun Hamoud, ospite a Roma e
Milano per la promozione del film. Dallo sguardo della regista si capisce quanto il suo film non
voglia semplicemente essere un racconto, ma un manifesto con cui far partire una rivoluzione,
iniziando dagli spettatori del suo film.
Libere, Disobbedienti, Innamorate – In Between è un film fresco e che affonda le radici su
tematiche importati. Ho potuto affrontare la questione dell’essere donna, del dover sacrificare un
po’ di cuore pur di non rinunciare alla propria indipendenza, ma anche di poter iniziare una vera
rivoluzione, con la stessa Maysaloun Hamoud.
C’è una cosa che colpisce molto del film. Per tutta la pellicola c’è questa ribellione
interiore ed esteriore femminile. Questo desiderio culturale e di civiltà delle protagoniste.
Eppure lei chiude la pellicola con uno sguardo amareggiato e di rassegnazione. Mi ha
spiazzata. Se per tutto il tempo lei racconta delle protagoniste pronte a tutto, poi sembrano
quasi arrese alla loro realtà. Perché?
Sicuramente è un finale dolce amaro e queste donne attraversano molte difficoltà nel loro percorso
ma non rinunciano mai a se stesse, alla loro identità. Questo film è come la vita, non possiamo
cogliere o vedere solo un aspetto. Non è unilaterale. No, dobbiamo vedere molti lati della vita
all’interno di questo film, tanti quanti sono i lati dell’esistenza umana. Queste donne, nella loro vita,
continuano a combattere, a lottare. Ciò che le unisce, dando a tutte e tre speranza, è la solidarietà.
L’essere donne in una terra di uomini.
Questa è una storia necessaria, fondamentale e di estrema ispirazione. Ma è anche
una storia difficile, non accessibile a tutti. Quali sono stati gli ostacoli più grossi,
soprattutto una volta uscito il film, che ha dovuto affrontare?
Grazie mille, si come dici tu, è un film necessario. Non è stato difficile immaginare la storia perché
è una realtà che vivo, che è presente, dovevo solo capire come renderla, presentarla, sia i
personaggi che questa generazione di cui non si è mai parlato all’interno del nostro cinema. Quello
che per me era importante, fondamentale, era riportare la voce femminile, perché questa voce
ancora non ha il suo pieno spazio, ed è giunto il momento che questa voce venga sentita,
occupando, invece, la posizione che gli spetta. Deve diventare più forte, dobbiamo alzare il volume
di questa voce. La funzione del film è quella di parlare attraverso la finzione della realtà. Una
finzione che fa parte della realtà e, quindi, ritorna in realtà attraverso le immagini.
Per poter attuare un cambiamento noi dobbiamo intervenire. Cosa vuol dire? Cercare di fare
breccia nelle persone, agendo sulle loro stesse menti e provocare un attivismo attraverso le stesse
domande che sorgono dopo la visione del film, le reazioni, gli interrogativi. Tutto ciò è
fondamentale per poter attuare un cambiamento che parta in primis dalla mente, per poi convertirlo
in azioni. Provocare un cambiamento radicale all’interno della società.
Le sue protagonistesembrano intrappolate in un limbo. Loro pagano a caro prezzo
la loro libertà e anche l’ottusità delle persone che le circonda. Lei ha mai dovuto pagare un
caro prezzo per i suoi ideali?
Io non sono molto diversa dalle donne della società di cui parlo all’interno del film. Questo donne
che scelgono quale vita vivere, senza alcuna imposizione o senza che qualcun’altra faccia una
qualsiasi altra scelta al posto loro, scelgono quale percorso intraprendere e percorrere. Io sono
esattamente come loro, vivendo e rapportandomi in questa società maschilista. Una società che
ha uno sguardo diverso verso queste donne, inquisitorio, le giudica per la loro scelta di libertà e,
quindi, le attacca infangando il loro onore, la loro autostima. Facendo un esempio pratico prendo
proprio me stessa: vivo da sola, non sono sposata, indosso quello che voglio. Sono esattamente
gli stessi elementi che rivediamo nel film e che vivono anche altre donne. Vediamo a cosa
rinunciano e perché sono costrette a farlo, ed è un qualcosa che ho provato io stessa. Ho un
fratello, più giovane di me di due anni. Io e lui abbiamo due visioni completamente differenti, infatti
non andiamo molto d’accordo e abbiamo avuto moltissimi scontri. Attualmente io e lui non
parliamo. Questo è sicuramente un prezzo altissimo da dover pagare. In realtà, è molto doloroso
che una persona così vicina ti allontani per una scelta di vita differente.
Libere, Disobbedienti, Innamorate – In Between è nelle sale italiane dal 6 Aprile