Lina Michal è svedese di nascita, ha studiato in Italia, nella sede fiorentina dell’Accademia Italiana e attualmente si trova a New York per collaborare con il marchio Opening Ceremony.
Recentemente hai vinto il “YOUNG VISION AWARD” grazie al concorso MUUSE for Vogue Talents, cosa ha significato per te vincere questo premio?
La parte migliore del premio è stata la possibilità di disegnare una collezione insieme a MUUSE, è una sensazione così appagante quella di essere in grado di produrre abiti a nome tuo e se tutto va bene avere persone che li indosseranno. Ha inoltre reso pubblico molto di più il mio lavoro, ho avuto così tante reazioni da persone in tutto il mondo, è così travolgente.
Pensi che vengano date abbastanza possibilità ai giovani designer per affermarsi e farsi notare?
Sì, penso che ci siano molte opportunità per chi vuole lavorare in questo campo, in ogni caso, la parte difficile è che ci sono così tante cose che richiedono l’attenzione delle persone in ogni momento che è difficile essere ascoltati in tutto quel rumore!
Attualmente ti trovi a New York e lavori per Opening Ceremony, vuoi dirci qualcosa di più riguardo questa esperienza?
Beh, sento che New York è veramente uno dei pochi posti che è esattamente come te lo immagini. E’ sporca, rumorosa, creativa e veloce. Manhattan è piena di taxi gialli e Williamsburg piena di hipster, ahah! Erano anni che non ero così felice.
Quali sono le maggiori difficoltà che hai riscontrato per farti strada nella moda e le soddisfazioni?
Le difficoltà hanno la tendenza ad avvicinarsi di soppiatto… Penso che molte persone in questo campo siano così incredibilmente dedicate al loro lavoro che tendiamo a chiudere fuori il resto del mondo. Viviamo, lavoriamo, respiriamo in questa bolla e dimentichiamo cosa c’è fuori. E il prezzo da pagare sono le relazioni fallite e la cattiva salute. Ma la soddisfazione di poter fare quello che ami e portare a termine qualcosa fino alla fine è incomparabile. Alla fine sbagliando si impara.
Le collaborazioni con altri brand sono molto imporanti per gli stilisti emergenti, cosa ne pensi a riguardo e hai fatto esperienze del genere?
A scuola sono stata coinvolta in molti progetti con altri marchi, e lo stesso prima e dopo gli studi. E’ un ottimo modo di fare esperienza ed imparare! Alla fine voglio creare il mio proprio marchio, mi piace essere quella che prende le decisioni, ma le collaborazioni con persone di talento sono sempre incredibilmente gratificanti. Collaborare è ottimo, in questo modo avviene uno scambio di idee e si può vedere il lavoro da prospettive diverse.
Quali sono i tratti caratteristici che accomunano tutte le tue collezioni?
Devo ancora capirlo esattamente, ci sono ancora così tante cose da provare. Ma finora ho lavorato tanto con i colori, e le superfici strutturate sono state ricorrenti. Mi piace lavorare con il materiale e cercare nuovi modi per plasmarlo, cercando di renderlo contemporaneo e interessante.
Ha dei designer del passato o del presente a cui ti ispiri o ammiri particolarmente?
Non c’è mai stato un designer che mi sia piaciuto costantemente, ma ho apprezzato moltissimo la collezione autunno-inverno di Erdem. Ho pensato che fosse poetica e indossabile, il che è una cosa rara. Sono rimasta abbagliata quando l’ho incontrato durante le finali dell’H&M Award 2014, recentemente, dove era uno dei giudici.
Le tue collezioni hanno numerosi richiami naturalistici. Nella realizzazione dei capi tieni conto in qualche modo dell’aspetto ecosostenibile della lavorazione? Cosa pensi della moda eco?
Fino ad ora non ho avuto veramente la possibilità di produrre una collezione, la mia ultima è stata il mio ultimo progetto di scuola, e dato che è in edizione limitata è già di per sé sostenibile. Ma quando avrò un mio marchio voglio pensare anche a questo lato. Credo che sia una questione incredibilmente importante per il nostro mercato, e non possiamo fare del “cotone ecologico” la risposta ad ogni problema, bisogna pensare oltre. Come viene prodotta la moda, ma anche: come viene consumata?
Qualche anticipazione sulla prossima collezione?
Non ancora! Ma abbiamo deciso tutti gli stili finali questa settimana, sono eccitata! Ho cominciato anche a lavorare ad un’idea che ho per una collezione futura che mi piacerebbe realizzare, ma è ancora troppo presto per parlarne, per ora è solo un pensiero nella mia testa…
Progetti e sogni per il futuro?
Qualcuno può assumermi, per favore? Voglio solo incanalare tutta questa energia e creatività in qualcosa di costruttivo! E avrei anche bisogno di uno stipendio, ahah.
“The WalkMan” si pone come obiettivo quello di lasciare spazio e visibilità ai giovani emergenti in qualsiasi campo artistico. Cosa ti senti di suggerire a chi ha deciso o sta decidendo di investire la propria vita nella creatività?
Citerò Conan O’Brien per questa domanda, mi ha aiutato molte volte: “Se lavori sodo, e sei gentile, accadranno cose soprendenti”
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1)You have recently won the Young Vision Award thanks to the MUUSE contest for Vogue Talents. What has this meant for you?
The greatest part about the award was the chance to design a collection together with MUUSE, it’s such a fulfilling feeling to be able to produce clothes under your own name and hopefully having people wear them in the end. It has also made my work much more public, I have gotten such a great response from people all over the world, it’s quite overwhelming.
2)Do you think young designer are given enough possibilities to establish themselves or to get noticed?
Yes, I think there are so many opportunities for those who are willing to work for it, however, the tricky part is that there are so many things demanding people’s attention at all times that it’s difficult to get heard in all the noise!
3)You’re interning with Opening Ceremony in New York at the moment, could you say something more about this experience?
Well, I feel like New York is actually one of the few places that is exactly what you imagine it to be. It’s dirty, loud, creative and fast. Manhattan is covered in yellow cabs and Williamsburg is full of hipsters, haha! I haven’t been this happy in years.
4) Which were the biggest difficulties you had to deal with in order to fight your way in this field and which are the satisfactions?
The difficulties have a tendency of sneaking up on you… I think many people in this industry are so incredibly dedicated to their work that we tend to close the rest of the world out. We live and work and breath in this bubble and forget what’s outside. And we pay for it with failed relationships and bad health. But the satisfaction of being able to do what you love and seeing something through til the end is incomparable. And hopefully we learn from our mistakes.
5)Collaborations with other brands are very important for emergent designers, what do you think about it and have you ever experienced this kind of collaboration?
During my time in school I was involved in many projects with other brands, as well as before and after my studies. It’s a great way to gain experience and learn! Eventually I do want to have my own brand, I like being the one who makes the decisions, but collaborations with talented people are always incredibly rewarding. Collaborating is great, in that way you can fuel each other’s ideas and see new angles to your work.
6)Which are the distinctive features that appear in all your collections?
I’m still figuring out exactly what my design is about, there are still so many things I want to try out. But so far I’ve worked a lot with color, and structured surfaces have been reoccurring. I love working with the material and finding new ways to manipulate it, trying to make it contemporary and interesting.
7) Are there any designers from the past or the present who inspire you or that you love?
I’ve never had a designer that I’ve just consistently liked, but I loved Erdem’s SS14 collection. I thought it was poetic and wearable, which just felt like such a rare thing. I was quite starstruck when I met him during the finals of the H&M Award 2014 recently, where he was one of the judges.
8)Your collection have several natural references. Do you consider ecological sustainability in your collection somehow? What do you think about ecologically sustainable fashion?
So far I haven’t actually had the possibility to produce a collection, my latest collection was my last project in school, and in it’s limited edition it’s already sustainable. But when I eventually get my own brand I do want to adress these things. I think it is an incredibly important issue for our industry, and we cannot make ”ecological cotton” the universal answer to all the problems, we must think further than that. How is fashion produced, but also: how is fashion consumed?
9)Any preview of your next collection?
Not yet! But we decided on all the final styles this week, so I’m excited! I also started processing an idea I have for a future collection that I would love to realize, but that’s too early to talk about, so far it’s just a thought in my head…
10) Projects and dreams for the future?
Can someone hire me please? I just want to put all this energy and creativity to good use! I could also really need an income, haha.
11) “The Walkman” has the aim of leaving space and visibility to young talented people. What would you like to suggest to those who have decided/are deciding to invest their own life in creativity?
I’m gonna quote Conan O’Brien for this one, it’s helped me so many times: ”If you work really hard, and you’re kind, amazing things will happen.”[/column]