Mario Merz a partire dagli anni Settanta crea opere che riflettono sulla relazione tra numeri e vita reale affidandosi alla serie di Fibonacci, “biologicamente concepibile, perché ha una direzione e soprattutto radici”.
L’artista Mario Merz, conosciuto per il suo Che Fare? e per gli Igloo, è molto più presente nell’immaginario collettivo di quanto si possa pensare. Con i suoi interventi pubblici, a partire dagli anni Ottanta ha punteggiato edifici e monumenti con la serie luminosa di Fibonacci: una misurazione infinita dello spazio, del tempo, della crescita, che ingloba passato e futuro. Come la vita stessa.
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Mario Merz. L’artista
L’artista italiano Mario Merz (1925 – 2003) avvia la sua carriera nella metà degli anni ’50 come pittore e disegnatore, legato ad una forma espressiva astratta nella quale linee continue organiche sono i soggetti principali. Dalla metà degli anni Sessanta il desiderio di lavorare sulla trasmissione di energie dall’organico nell’inorganico lo porta a realizzare opere con il neon. Incluso da Germano Celant tra gli esponenti del Movimento dell’Arte Povera, a partire dal 1968 crea gli Igloo, sintesi dell’evoluzione inevitabile di una stessa forma.
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Mario Merz. La serie di Fibonacci
Le relazioni tra materia e contesto trovano riscontro, nel lavoro di Mario Merz, nella serie di Fibonacci, per l’artista “un’invenzione fantastica, qualcosa di razionale che rende possibile l’avvicinarsi all’irrazionalità della vita”.
Individuata dall’omonimo matematico pisano nel Medioevo, la serie di Fibonacci si presenta come una sequenza nella quale ogni numero è la somma dei due precedenti (1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21 ecc.) e rappresenta l’idea di proliferazione della natura, di crescita dinamica e di sviluppo aperto; “un sistema “biologicamente concepibile, perché ha una direzione e soprattutto radici”.
Visibile in molti interventi pubblici dell’artista, la sequenza di Fibonacci ancora oggi si può ammirare nella Torino di Mario Merz, dove dall’alto della Mole Antonelliana guida il moto perpetuo e fluido della città.
Mario Merz. L’evoluzione della forma
L’immagine della spirale, presente sin dagli esordi di Mario Merz, espande la serie di Fibonacci per instaurare una nuova relazione dinamica con lo spazio, che viene superato e inglobato.
Un’arte, dunque, che appare animata da una “logica ciclica” nella quale la spirale è la legge interna alla natura, quell’ energia magica, che nel suo dinamismo continuo racconta il movimento cosmico.