Martina Latini – Brain Shock è il lavoro con cui Martina Latini, romana di 23 anni, ha vinto la Biennale d’Arte Emergente – Marte Live ’17, nella categoria Video Art.
Il lavoro di Martina Latini vuole indagare quell’apparentemente insensato flusso di coscienza che viene generato dalla rottura di un rapporto tra due persone.
Conosciamola meglio.
Ciao Martina, qual è stato il tuo percorso prima di arrivare a Marte Live
Ciao!! Prima di arrviare a MArte Live ho frequentato la University for the Creative Arts (UCA) a Farnham in Inghilterra dove mi sono laureata a Giugno 2017, con la soddisfazione di raggiungere anche la lode, in Visual communiation and digital media con specializzazione in Animazione. Un corso di laurea triennale che purtroppo qui in Italia ancora non abbiamo e che mi ha dato l’opportunità di crescere nell’ambito artistico e di entrare a far parte di un mondo magico. Proprio all’università ci hanno insegnato a metterci in gioco, a far conoscere noi ma soprattutto la nostra arte utilizzando ogni mezzo possibile ed è così che ho deciso di partecipare al concorso MArte Live.
Da quale esigenza nasce questo esperimento artistico?
Il progetto con cui ho partecipato a MArte Live è in realtà la mia tesi di laurea. Un cortometraggio animato per il quale ci era stata data carta bianca e personalmente è nato da un’estrema esigenza di sfogo. Non avendo limitazioni in termini di stile, trama e tecniche utilizzabili “Brain Shock” è il puro frutto della volontà di dare forma e colore a un qualcosa che non poteva essere espresso in altro modo.
Quanto c’è di te nella tua opera e quali sono le contaminazioni artistiche che hanno plasmato questo lavoro?
Nella mia opera ci sono io, al completo. La mia opera sono io. Potrebbe benissimo essere considerato un autoritratto rappresentante non l’aspetto esteriore ma piuttosto il gomitolo di pensieri e sensazioni che si celano all’interno e che altrimenti non uscirebbero fuori. Il progetto è stato creato sperimentando con le tecniche dell’animazione tradizionale e del morphing, ossia il continuo trasformarsi di un soggetto nel soggetto che viene presentato successivamente. La creazione di un cortometraggio animato è un processo lungo che richiede tanta precisione e pazienza ed è stato fondamentale prendere ispirazione da artisti che si sono dedicati a progetti simili ma come anche per i miei quadri un importante ruolo lo gioca sicuramente il surrealismo, il quale da la possibilità di rendere sogni, pensieri, sensazioni e tutto quello che di solito è immateriale, concreto.
Secondo te qual è stata l’arma vincente per la tua vittoria e, te lo aspettavi?
A mio parere ha vinto l’originalità e il fatto che l’animazione è ancora qualcosa di parzialmente sconosciuto e inesplorato, quindi inevitabilmente genera stupore e ammirazione. Non mi aspettavo di vincere. Per quanto il mio progetto possa colpire e provocare una reazione nello spettatore, non sempre quello stile, che poi ripropongo anche nei miei quadri, viene apprezzato. Il mio cortometraggio ha provocato un qualcosa, ha suscitato emozioni, positive o negative che fossero, ed è stato proprio questo che secondo me lo ha portato alla vittoria.
Una parte non meno importante della tua opera è la musica, quali sono le tue influenze in questo campo?
Grazie all’aiuto delle persone citate nei credits del cortometraggio siamo riusciti a cucire addosso alle immagini una successione di suoni che aiutassero nella comunicazione del messaggio, senza che l’audio distraesse lo spettatore da ciò che stava guardando ma facendo sì che lo accompagnassero in questo viaggio. Le influenze sono certamente quelle della musica elettronica la quale non avendo parole riesce a dare libero sfogo all’immaginazione e a ricreare un senso di angoscia e tensione caratteristico di questo corto. Inizialmente per il progetto vevo in mente di utilizzare una canzone, ma mi sentivo limitata nel creare le immagini che avrebbero comunque dovuto avere un nesso logico con le parole. Quindi la scelta di questo genere musicale è stto sicuramente vincente.
The WalkMan ha come obiettivo quello di scovare e mettere in luce giovani talenti ed artisti che credono nelle proprie idee. Cosa consigli a chi, come te, ha deciso di investire la propria vita nella creatività?
La strada della creatività è una strada ardua che necessita di tantissimo lavoro che spesso non riceve i dovuti meriti, ma è un percorso che porta infinita soddisfazione e crescita personale. La capacità e necessità di comunicare un qualcosa utilizzando forme diverse dal dialogo non è una caratteristica comune a tutti. Chiunque abbia questa attitudine dovrebbe trovare il modo di coltivarla e sudare affinché venga notata e apprezzata. Non sempre sarà facile trovare consensi, la cosa importante è crederci sempre, credere nel valore di ciò che viene creato, non abbattersi e soprattutto non smettere mai di creare, sarebbe come smettere di parlare.