Nendo è il nome dello studio nato nel 2002 da un’iniziativa di Oki Sato, designer ormai celebre in tutto il mondo, ma di cui pochi conoscono il nome. Tra Giappone e Milano crea design che stupisce e regala emozioni sincere a chi ancora riesce a cogliere la comunicabilità di un artefatto.
Nei 17 anni di carriera alle spalle, Oki Sato ha reso Studio Nendo una delle realtà più affermate del panorama internazionale del design. I prodotti dell’estesissimo team di creativi vantano infatti una presenza fissa in musei quali il MoMa di New York, il Centre Pompidou di Parigi e la Triennale di Milano. Nonostante abbia, inoltre, collezionato oltre 25 premi su scala globale ed abbia collaborato con colossi industriali come Coca Cola, Nendo continua a riconfermarsi una delle poche realtà che riescono a tenersi con estrema grazia al di sopra del mondo commerciale del design-star.
Sotto i riflettori, ma sempre con estremo rispetto del buon design, il mondo total-white di Oki Sato può essere portato ad esempio della genialità che semplificandosi in un tratto, riesce a tramutare in oggetto tangibile un’idea.
Formalmente, Nendo è sinonimo di minimalismo. La cultura giapponese si legge con immediatezza tra le matrici generative degli oggetti, degli allestimenti, della comunicazione e delle architetture progettate dallo studio. Neutralità e armonia mettono un accento sui dettagli che allontanano i prodotti dalla sfera del “solito”.
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Scorrendo tra le numerose pagine di portfolio si percepisce una forte coerenza nel linguaggio adottato, che mescola l’eleganza e il purismo nipponico ad una sottile sfumatura di ironia. Geometrie semplici si interrompono, si distorcono, si reiterano, componendo figure che difficilmente lasciano impassibili. Materia astratta, trasformata: marmi instabili, metalli leggeri, vetri liquidi.
Nendo è empatia, è il design che comunica con la più semplice delle esperienze. Gestualità intuitive, segni elementari, stimoli per la mente e il cuore che educano al bello e ci ricordano che la felicità è un sentimento primordiale, che può derivare anche da un brevissimo istante di meraviglia.
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