Una delle parole chiave di questo 2021 è “Nomadismo digitale” (condizione per la quale i lavoratori sfruttano le tecnologie informatiche per svolgere la loro professione spostandosi di sede molto frequentemente). Il fenomeno ha preso avvio con la nascita della “Digital economy”. Fu Don Tapscott il primo ad analizzare i cambiamenti che l’avvento dell’economia digitale avevano portato al modello produttivo, sociale ed economico seguito fino a quel momento negli Stati Uniti. Il libro nel quale analizza tale fenomeno, dal titolo “The Digital Economy: Promise and Peril in the Age of Networked Intelligence” fu pubblicato nel 1995 e divenne subito un best seller.
I cambiamenti messi in evidenza da Tapscott furono solo l’inizio di una metamorfosi che non conobbe più ostacoli arrivando fino ai giorni nostri con la capacità di influenzare ogni aspetto della nostra vita.
Oggi non è più necessario andare in banca per fare un bonifico, perché si può pagare chiunque in qualsiasi parte del globo senza spostarsi dal divano di casa. Una delle prime banche a comprendere l’importanza di questi servizi fu Fineco, che propose fin dall’inizio una gestione dei conti completamente digitale.
Nel terzo millennio non si va più all’ippodromo per piazzare le proprie scommesse. Ora si può andare su un sito come PlanetWin365 e accedere al bonus di benvenuto fino a 500 euro, semplicemente registrandosi e accedendo alle corse preferite. Si possono inoltre selezionare il tipo di scommesse sportive che più interessano o dove si è più preparati e fiduciosi di vincere.
In una realtà dove tutto è a portata di click, anche il mondo del lavoro non poteva che uscirne stravolto. In questi ultimi anni si sono infatti sviluppate professionalità che non necessitano di avere un ufficio fisso, e tanto meno un orario rigido.
Il sito “Lavori e Dintorni” ne individua alcuni: web freelance, copywriter, sviluppatore di software e applicazioni mobili, fotografo per banche fotografiche online, social media marketer e assistente virtuale per la gestione e l’organizzazione di servizi amministrativi. In realtà con l’introduzione dello smart working nella maggior parte dei luoghi di lavoro, le professionalità che si possono svolgere comodamente da casa sono molte più, ma resta il fatto che, mentre il lavoro agile rappresenta una modalità in cui svolgere una professione, il nomadismo digitale è più che altro una scelta di vita. Il sito Nomadi Digitali riporta un’indagine molto accurata su questa nuova realtà. Nel 2021 oltre 35.000.000 di lavoratori al mondo si sono definiti nomadi digitali. I professionisti della “new economy” scelgono il lavoro a distanza per poter vivere la vita dei sogni, per avere maggiore flessibilità e ovviamente per la possibilità di viaggiare. Sono divisi equamente in base al sesso, hanno un’età media di 40 anni e per il 31% provengono dagli Stati Uniti. Le professioni più comuni sono quelle legate al marketing, all’informatica/IT, al design e alla scrittura.
È tutto oro quello che luccica? No, sempre secondo questo studio la solitudine è il motivo principale per il quale i nomadi digitali, a un certo punto, decidono di tornare a casa. Il secondo è la stanchezza per spostamenti troppo frequenti, a pari merito lo shock culturale che alla lunga incide sulla qualità della vita. Ai posteri l’ardua sentenza.