Un cielo Iperuranio, uno sfondo azzurro, come un’altra dimensione, uno spazio sul quale si stagliano le idee bianche, i ragionamenti, le parole che prendono vita attraverso il disegno. L’architetto ha nelle mani il potere e l’opportunità di plasmare ciò che immagina. Il Noumeno è la cosa in sé, questo pensiero che risiede nella mente umana: è la rappresentazione delle nostre idee. Noi dobbiamo essere capaci di elaborare delle risposte adeguate per l’ambiente che ci circonda attraverso la ragione, l’analisi critica.
Aldo Sollazzo e Matteo Di Sora interpretano al meglio questo concetto: giovanissimi, fanno nascere attraverso una piattaforma social il loro studio, Noumena. Una pluralità di idee, forti della ragione, dello studio attento del mondo che ci circonda. Ed è affasciante come la profonda riflessione prenda forma attraverso la creatività, dando vita a una fusione tra opposti, convivenza che è essenza stessa dell’Architettura.
Noi ci siamo interessati a questo mondo e abbiamo intervistato Aldo e Matteo per voi.
Il Noumeno, concetto platoniano, deriva dal verbo greco noèo: io penso, pondero, considero. Noumena è la pluralità di questa espressione tesa a rappresentare un’idea non percepita nel mondo tangibile, ma a cui si può arrivare solo tramite il ragionamento. Perché avete optato per questo nome da dare al vostro studio, quale vostra essenza possiamo trarne guardando al significato di tale scelta?
Il Noumeno è un’idea raggiungibile solo attraverso un processo critico.
Questo processo si concretizza in una ricerca tesa a produrre conoscenza e innovazione.
Noumena rappresenta , quindi, una sfida, un’avventura da contrapporre all’ambigua passività di una professione che da anni non fa che riciclare le proprie idee.
Esaminiamo processi di disegno e di lettura del progetto cercando di definire nuove strategie fondate sull’informazione, sull’analisi di dati fisici quantificabili e qualificabili, sulla sperimentazione e la multi-disciplinarietà.
Se Il mondo delle idee, per Platone si chiamava Iperuranio, per noi questo si chiama Internet. La vera innovazione per la nostra generazione è la capacità delle Idee di girare rapidamente, di aprirsi al confronto e di arricchirsi con esso. Senza paura.
Noi per lo meno, non ne abbiamo.
Da chi è composto questo studio, come è nata l’idea di realizzarlo e come vi siete scelti compagni di questo progetto?
Lo studio è nato su Skype. Siamo partiti “separati” vivendo tra Spagna e Italia. Aldo veniva da una serie di esperienze all’estero e Matteo da altrettante in Italia.
Entrambi ci identificavamo poco con la visione della Professione incontrata nei vari studi in cui avevamo lavorato. Inoltre condividevamo la provenienza dalla stessa Università e città.
Gli ingredienti erano quelli giusti per cominciare una nuova avventura.
L’incontro è avvenuto per caso. Entrambi sapevamo che l’altro fosse in cerca di qualcosa. Il momento storico, la crisi, è stata la scintilla:L’unico modo per crescere sarebbe stato quello di “volare soli” e investire sulle idee, più che sul collezionare esperienze lavorative.
Comunicazione, interazione, compatibilità: sono queste le chiavi che avete scelto per descrivervi.Qual’è la vostra idea riguardo tali concetti?
Fissammo questi concetti nei primi mesi di vita dello studio.
Ci servirono per iniziare a definire quale fosse la traiettoria dove dirigere Noumena.
Restano chiave integrante di quella che è la nostra prospettiva oggi.
Comunicazione come condivisione di idee e confronto, interazione come multidisciplinarietà, compatibilità come base scientifica ed energetica.
Operate tra Italia e Spagna e trattate gli argomenti più disparati: da Nemo, il manichino fatto di piani ortogonali, all’idea spagnola dello Smart Block. Parlateci di quest’ultimo, come è nata l’idea?Quali difficoltà si possono riscontrare nell’affrontare temi diversamente architettonici?
Affrontare temi diversi è sempre una sfida. Diventa l’occasione per porsi domande, imparare e crescere. Smart Block nasce in realtà l’anno prima . Avevamo proposto all’amministrazione del comune di Frosinone un’analisi del capoluogo ciociaro fondata unicamente su dati demografici, dati di uso del suolo e distribuzione delle varie funzioni d’uso. L’obiettivo era costituire un piano flessibile per la viabilità cittadina diretto ad attivare una rete distribuita di polarità completamente separate tra loro. In Spagna abbiamo avuto l’opportunità di approfondire questi contenuti, studiando ancora più a fondo le tematiche della smart city. Abbiamo sviluppato uno strumento per il controllo della mobilità e la generazione di spazi temporanei tali da consentire l’implementazione di strutture pubbliche laddove non ce ne fossero. Un’esperienza stimolante che ci ha visti coinvolti in un team internazionale dinamico e grintoso.
Un progetto può riguardare ogni elemento che ci circonda: quando è importante di questi tempi poter garantire di sapersi muovere nei disparati mondi della progettazione? Sarà questo il futuro della competitività per i giovani architetti?
Gli architetti sono da sempre una categoria flessibile e dinamica. Quanti di essi sono stati o sono designers, fotografi, artisti, pittori? La differenza è che oggi sono anche programmatori, matematici,fisici, chimici o “makers”. La vera scommessa non è muoversi in diversi mondi della progettazione, ma come farlo, quale processo seguire, su che tipo di conoscenza basarsi. Il futuro per i giovani architetti sta nel rendere di nuovo necessaria la nostra figuranel processo di crescita della nostra società, investire sulla ricerca e l’applicazione di nuovi strumenti progettuali.
L’architetto è da sempre gestore di conoscenze altrui, la sfida oggi sta nel mescolarne di nuove e produrre una società migliore.
Presentando Papira, opera realizzata per la partecipazione a Casaidea 2012, l’avete definita come un prodotto di Nuovo Artigianato Digitale, così da voi definito. Qual’è l’intenzione di questa definizione, riuscite a vederci un nuovo approccio competitivo in ambito di design?
Assolutamente sì.
Papira è stata il nostro primo esperimento legato al computational design e alla digital fabrication.
Decidemmo di parlare di artigianato digitale proprio in base al processo seguito per idearla.
Papira è stata disegnata con un algoritmo generativo, realizzata attraverso una macchina a controllo numerico ed assemblata a mano. In questi anni la definizione di artigianato digitale o 2.0 si è andata sviluppando sempre più. L’abbiamo ripresa qualche mese fa per lanciare il concorso internazionale RESHAPE Digital Craft Competition. L’obiettivo è creare un marchio che possa commercializzare i prodotti dei designers e realizzarli attraverso un network di makers come quello dei fab lab, generando una community di idee+produzione unica al mondo. Aderendo alla rete di fabbricazione, Reshape vuole proporsi ai makers come una piattaforma per la generazione di start-up ed ai designers come una vetrina per esporre e commercializzare le loro idee.
Un’avventura nuova. Come piace a noi.
L’Ecoparco di Ceccano è la vostra espressione nei riguardi della sostenibilità. Quale e quanta importanza si deve riconoscere a questo mezzo di rapporto tra l’architettura e il contesto in cui opera?
Come spesso capita per i nostri progetti, Ecoparco è stato l’incipit per un cambio di prospettiva. La componente energetica che detta la formazione architettonica di un edificio è da allora uno dei nostri temi preferiti. Stiamo sviluppando ora un approccio un po’ diverso da quello di Ecoparco, ma sempre nella logica della sostenibilià. Al momento siamo alle prese con la definizione di elementi energetici a scala più ridotta che possano essere integrati in un edificio e agire su di esso come un parassita benigno producendo energia o generando responsività con il contesto ambientale.
Pensare all’edificio come un sistema energeticamente autosufficiente è un traguardo, anche se teorico, raggiunto ormai da diversi anni. Renderlo possibile attraverso la ricerca e la sperimentazione di nuove componenti in grado di realizzarlo crediamo sia il futuro.
Vivere in due paesi diversi avrà stimolato la vostra esperienza e creatività, ma avrà portato sicuramente al confronto. Quanto pensate possa dare ancora l’Italia a chi vuole vivere della propria creatività?
Non sappiamo quanto possa dare l’Italia Paese, ma siamo sicuri di quanto possano dare i singoli una volta inseriti in una knowledge community molto più grande di quella nazionale. Siamo testimoni di una rivoluzione dal basso che sta unendo menti e persone sotto la bandiera dell’innovazione. Non era mai successo prima e se ci sia da ringraziare, come nel caso italiano o spagnolo, la dilagante sfiducia nelle istituzioni allora tanto meglio. Se creatività si trasforma in utilità abbiamo oggi le prove che non ci siano limiti irraggiungibili.
Noumena vuole fare parte di questa rivoluzione .
Speriamo di riuscirci.
The Walkman si pone come obiettivo quello di mettere in luce giovani creativi come voi: cosa consigliereste a chi, come voi, ha deciso di investire il suo futuro nel suo progetto?
Il consiglio è crederci, confrontarsi, impegnarsi, dedicando la giusta dose di tempo ed energie. Se non è la ricetta perfetta per il successo, lo sarà per la propria crescita professionale.
Non è una strada facile ma è l’unica che abbia senso percorrere se si ha voglia di scommettere in prima persona su se stessi.
Grazie per averci concesso questa intervista.
Grazie a voi
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A Hyperuranion sky, a blue setting, as in a different dimension, a space in which white ideas and reasoning stand out, words come to life through drawing. The architect is endowed with power and has the opportunity to shape what comes out of his imagination. The Noumenon is the thing-in-itself, the thought that dwells in the human mind: it is the representation of our ideas. We should be able to develop appropriate answers about the world that surrounds us through reasoning and critical analysis.
Aldo Sollazzo and Matteo Di Sora interpret this concept in the best possible way. They are quite young and started their own business, Noumena, on a social platform. Multiple ideas, drawing from their intellectual strength, their meticulous studying of the world surrounding them. And it is fascinating how creativity is shaped by deeply thoughts, creating a bond between opposites, a coexistence which is the quintessence of Architecture. We got involved in the world of Noumena, in this Hyperuranion of ideas, so we interviewed Aldo and Matteo for you.
The Noumenon, which is a Platonic concept, comes from the Greek verb noèo: which means, to think, to ponder, to consider. Noumena is the multiplicity of this expression, used to represent an idea which cannot be perceived in the tangible world, but which can be sensed only through reasoning. Why did you choose this name for your architectural firm? What essence of yours can be drawn by examining the meaning of this choice?
The Noumenon is an idea that can be reached only through a critical analysis. This process materializes in a search designed to achieve knowledge and innovation. Therefore Noumena represents a challenge, an adventure that must be opposed to the uncertain passivity of a profession that for years has only recycled its ideas. We examine drawings and project-reading processes, in order to define new strategies based on innovation, on the analysis of physical data quantitatively and qualitatively , on empirical testing and on multidisciplinary aspects. If the ideal realm for Plato was Hyperuranion, for us, instead, it is the Web. The true innovation for our generation is the ability for Ideas to travel rapidly, open to the challenge and to the enrichment the comes through it. Without fear. At least we don’t have fears.
Who is part of this firm, how did the idea to realize it start? And how did you choose yourselves as partners for this project?
This project started on Skype. We started “apart”, living between Spain and Italy. Aldo had had a series of experiences abroad, and Matteo had likewise in Italy. We both had a hard time in recognizing ourselves in the experiences of the Profession we had in the various firms we worked for. Furthermore we shared the same background, we came from the same University and the same city. We had the right ingredients to start a new adventure. We met by chance. We both knew that the other was looking for something. The historical period, the crisis were the spark: the only way to grow was to “fly on our own ” and invest on ideas, more than collecting working experiences.
Communication, interaction, compatibility: these are the keys you chose to describe yourselves. What are your ideas about these concepts?
We chose these concepts during the very first months of our activity. These were useful to understand where Noumena should be going. They still are the basic keys of our future outlook today.
Communication is intended as sharing ideas and accepting challenges, interaction as multidisciplinary , and compatibility as scientific and energetic foundation.
You work between Italy and Spain and you deal with the most diversified themes: from Nemo, the dummy made of orthogonal planes, to the Spanish idea of the Smart Block. Tell us about the latter, how did this idea came out? Which difficulties one might encounter in approaching different architectural themes?
Dealing with different themes is always a challenge. It becomes a chance to raise questions, to learn and to grow. Smart Block actually started the previous year. We asked the Municipal administration of Frosinone an analysis of the municipal capital town based on demographic data, on the use of the land and distribution of the various use functions. The aim was to build up a flexible plan for urban mobility designed to activate a widespread network of completely separate polarised centres. In Spain we had the opportunity of studying these themes thoroughly, getting an in-depth insight into the smart city . We developed a devise designed to monitor mobility and the construction of temporary public space to accommodate public facilities where needed. An inspiring adventure in which we were involved as part of an international, dynamic and motivated team.
A project can deal with any aspect of our environment: when is it that matters in these days to be able to be comfortable with the multiple worlds of architecture? Is this going to be the future competitiveness of young architects?
Architects have always been a flexible and dynamic category. How many of them were or still are designers, photographers, artists or painters? The difference today is that they can also be computer program analysts, mathematicians, physicists, chemists or “makers”. The true wager is not to move across the different project- making worlds, but how we do it, which path we follow and on which knowledge we should rest.
The future for young architects like us lies in making our role necessary once again as part of the growth of our society, investments In research and innovative project oriented applications. The architect has always been the manager of other people’s knowledge, the challenge today lies in adding new knowledge disciplines and in producing a better society.
In presenting Papira, a work submitted to participate in the Casa Idea 2012, you referred to it as a New Digital Craft. What is the purpose of this definition, can you see a new competitive design approach?
Absolutely, yes! Papire was our first experiment concerning computational design and digital fabrication. We agreed to talk about hand made digital works following the process adopted to produce it. Papire was designed with a generational algorithm and built through a numerical monitoring devise and assembled by hand. We reintroduced it a few months ago for the international competition, RESHAPE Digital Craft Competition. The objective is to produce a brand that can put on the market designers’ products and make them through a network of makers as the one of Fab Lab, generating a community of ideas+production which is unparalleled globally. By subscribing to the Fab Lab network, RESHAPE aims at becoming a platform for makers’ start-up companies and for designers as a showcase for display and market their ideas. A new adventure, our favourite.
Ceccano’s Eco Park is your expression of sustainability. What is the importance to attach to this relationship between architecture and the environment in which it operates?
As is it often the case for our projects, Eco Park was the incipit for a change of perspective. The energy component that drives the architectural backbone of any building is since one of our favourite themes. We are developing now a new approach, slightly different from the Eco Park one, but always following the sustainability paradigm. At present we are working on the definition of small scale energy elements that can be integrated into a building and act as a “benign” drone producing energy or generating responsiveness with the environmental context.
Conceiving a building as a self-sufficient energy system is an achievement, even if only in theory, that was secured some years ago. Making it possible through research and the testing of new components capable of making it is, we believe, the future.
The fact of living in two different countries must have stimulated your creativity and experience, but it also must have enhanced the comparison. How much contribution can still come from Italy for those who want to live on their creativity?
We still do not know how much Italy as a country con contribute, but we are certain of the contribution that individual people can provide once they are integrated into a knowledge community which goes beyond national borders. We are witnessing a bottom-up revolution that is bringing together brain power and teaming up people under the banner of innovation. This is completely unprecedented and for this we have to be grateful to the mistrust of the Italian and Spanish institutions. If creativity turns into utility there is today evidence that there are no unachievable goals.
Noumena wants to be part of this revolution. We hope it will succeed.
The Walkman ’s primary goal is to give voice and visibility to young talents as yourselves. What kind of advice you would like to give to some one who like you, is willing to invest their future in their project ?
Our advice is to believe in it, share ideas, be motivated, dedicate the right amount of time and energy. If this is not the perfect recipe for success, it will be for one’s own professional growth. This is not an easy journey, but it is the only one that makes sense, if you wish to bet on your own capabilities. Thank you for the interview.
Thank you.
Traduzione a cura di Marianna Testa