E’ il 31 dicembre e, come ogni anno, mi giro indietro per riguardare alla svelta cosa sono riuscita a fare in 365 giorni.
Gli ultimi giorni dell’anno arrivano sempre quegli inviti assurdi presso case in paesi ancora più assurdi che mettono in dubbio ogni tua conoscenza geografica e, ovviamente, l’assenza di riscaldamenti è d’obbligo se qualcuno ha casa libera a capodanno, altrimenti ci andavano i tuoi. Bene, ho quasi trent’anni, se tira vento ed esco senza sciarpa il giorno dopo penso di morire, dove vanno i tuoi invece?
Se però riesci a sopravvivere all’organizzazione spartana, gli alcolici pessimi e persone che non conosci che quella sera vogliono proprio raccontarti la storia della loro vita, se riesci a passare tutto questo, arrivi alla mattina dopo, il primo gennaio.
Il primo gennaio per me è giorno di bilanci e propositi. Ogni anno faccio una stima dei chili presi durante le feste, che successivamente si traducono sempre in minuti spesi a piangere, e lì mi convinco che ogni anno, ogni primo dell’anno, ho bisogno di una lista di buoni propositi. Liste infinite che diventano opuscoli di un life coach da quattro soldi, uno di quei pazzi a metà tra cocainomani e sciamani che ti convincono che tu, TU sei il cambiamento di te stesso.
In un delirio di onnipotenza ogni volta mi convinco che anche io lo sono, il mio cambiamento non uno sciamano, numero in modo compulsivo tutti i miei propositi, ogni volta sono così tanti che avrei dovuto cominciare l’anno prima.Ma va bene così.
Il primo gennaio è come il padre di tutti i lunedì delle diete, come la madre di ogni scusa del tipo: finita l’università smetto di fumare, sono gli esami che mi stressano, ho iniziato a lavorare e le sigarette me le giro a casa per riuscire a fumarne due durante la pausa. L’ottimizzazione è sempre importante.
Prometto di : leggere di più, fumare di meno, essere più felice, imparare il francese, ridere di più, piangere di meno, molto di meno, ascoltare gli altri, imparare a stirare perché a ventisette anni <<li stendo bene bagnati e ti giuro che dopo sembrano stirati>> suona tanto da perdente;
Il delirio di onnipotenza poi, ogni anno, mi porta a scrivere cose più assurde del paese in cui ho passato il capodanno, fare jogging la mattina invece di trascinarmi per casa in pigiama chiedendomi perché non possa andare a lavoro in ciabatte, promettere di attaccare al frigorifero una foto di Gigi Hadid in bikini per vergognarmi di voler ancora mangiare a mezzanotte, smettere di scrivere appunti su fogli di carta ed essere più professionale.
Ma quante di queste cose erano già nella lista dello scorso anno? E quante di queste cose ignorerò anche quest’anno? Parecchie, in entrambi i casi. Forse la verità è che siamo già giusti così, più o meno, aspirare al massimo ma accontentarci di quello che siamo, questo devo averlo sentito da qualche Life Coach probabilmente, ma suona dannatamente bene.
Quei propositi sempre uguali forse non fanno davvero parte di nessuno dei miei anni, perché noi siamo sempre diversi eppure siamo sempre noi, ogni mezzanotte, ubriachi e infreddoliti, innamorati di questa vita, ogni anno.
Non sarò mai il tipo che si sveglia presto per correre, non stirerò mai bene come mia madre, non smetterò mai di preferire i fogli di carta ma, soprattutto Gigi, non saprai mai quanto è buono un supplì dopo mezzanotte.