“Sono stata in Italia a visitare il mio gemello/migliore amico Tremila più di tre settimane fa e proprio in quel momento il Corona Virus è esploso: prima a nord e poi in tutto il resto del paese.
Per fortuna (o forse no), sono riuscita a tornare a Berlino. I miei amici, Tremila e Gloria (la sua ragazza), sono fuggiti in campagna.”
Inizia così il racconto di Giusy Amoroso, art director e CGI artist parte di Selam X Studio e Tremila, AR artist, che mi ha convinto una volta per tutte che l’arte per esistere ha bisogno, prima di ogni altra cosa, delle relazioni umane.
Forzati a restare a casa, tutti ci siamo resi conto di quanto abbiamo bisogno di arte; le collezioni dei musei messe a disposizione online stanno riscuotendo enorme successo e libri, autori, film, e serie tv popolano le nostre case da un mese ormai. E se è vero che noi abbiamo bisogno dell’arte, è vero anche che l’arte ha bisogno di noi.
Il progetto artistico di Giusy e di Tremila nasce in questo e per questo delicato periodo. Il profondo legame tra i due e accorgersi che qualcosa di decisamente nuovo e di molto grande è arrivato. E come avviene sempre per le cose nuove e grandi c’è bisogno di celebrarlo.
La grande macchina dell’arte, imprevedibile, presa alle spalle da una situazione inaspettatatata, ha saputo stupire tutti noi.
Tremila:”Siamo partiti preventivamente dalla città per evitare i blocchi del Coronavirus, raggiungendo una casa vicino a Perugia, nel centro Italia. Dopo un paio di giorni lì, ho a notato che sorgevano sentimenti davvero contrastanti dentro di me.
Da un lato, i media e i dottori parlavano di una pandemia senza precedenti che stava prendendo il sopravvento, ero preoccupato per i miei amici e i membri più anziani della mia famiglia, temendo per quanto tempo potesse continuare la situazione di emergenza. Sapevo che a un certo punto le persone non sarebbero più state in grado di resistere ai blocchi e iniziare a dare di matto.
D’altra parte, quando ho capito che il mondo intero stava per fermarsi per un paio di giorni, non suonava così male.
L’età in cui viviamo ha girato molto più velocemente di quanto non potesse, ultimamente. Ci siamo spesso trovati a chiederci perché l’umanità si sta comportando così.
Da quando il blocco è iniziato, molti dei nostri amici, anche quelli che vivono nelle città, stanno cercando di trascorrere questo tempo sospeso facendo qualcosa per se stessi, per gli altri o per il pianeta. Sembra che abbiano finalmente avuto il tempo di respirare per un secondo e ricordare quali siano le loro reali priorità. Molti stanno diventando pazzi, ma altri hanno iniziato a essere più gentili gli uni con gli altri qui. Dicono “siamo tutti sulla stessa barca”, mi piace. E letteralmente non ho mai dondolato in un umore così contraddittorio in tutta la mia vita. Quando ho raccontato a Giusy il modo in cui io e Gloria ci sentivamo, lei capiva perfettamente.
In quel momento-chiave abbiamo deciso di lavorare insieme a qualcosa che avrebbe potuto aiutarci a esprimere e comprendere meglio ciò che stavamo vivendo, anche per indagare se altre persone si sentissero come noi.”
Partendo da questi presupposti i due sfruttano al massimo le possibilità del caso. La loro arte digitale che sembra saper accontentare e realizzare anche le immagini più inconsuete, frutto della loro fantasia, ha esaudito la possibilità di dare un volto e una carne a chi un volto e una carne non ce l’aveva, una malattia.
Giusy: “Abbiamo deciso di nominare questo progetto Pandemone, ovvero una miscela tra le parole Pandemic, Demon e Pandemonium (una parola latina che significa disordine selvaggio e rumoroso o confusione).
Come artisti abbiamo voluto dare una rappresentazione visiva a questa controversa sensazione che emerge durante un momento così singolare e incerto. Esplorare il concetto di pandemia moderna in entrambi gli aspetti, negativi e positivi.
Abbiamo deciso di dare a questa malattia una forma, una vera forma mutabile organica, e una maschera, poiché questa malattia non ha una vera identità.
Volevamo qualcosa che fosse spaventoso, affascinante, selvaggio e stimolante allo stesso tempo. La rappresentazione della creatura che abbiamo forgiato cattura il risveglio di un’antica paura della razza umana.
Sensazione indefinita di paura individuale e collettiva di questa bestia che non si ferma davanti a nulla e si fa strada generando disagio. Ma anche portare le persone a una comprensione più profonda delle cose in quanto si trovano tutti di fronte allo stesso problema in grado di paralizzare il nostro sistema.
Abbiamo deciso di creare un filtro facciale, un personaggio 3D, una serie di illustrazioni in 3D e la tipografia.”
Un esercizio profondissimo quello di plasmare un’entità la cui immagine sin dal principio è apparsa vivida nelle menti di Giusy e di Tremila, evitata invece da molti. Una goccia di saliva, un batterio, piccolo, piccolissimo eppure cosi cattivo e capace di trasformare le nostre vite. Un’immagine che probabilmente non volevamo costruirci, perchè non è così facile dare forma al male. Tuttavia l’obiettivo prefissato dal duo, quello di attivarsi nella ricerca artistica per conoscere meglio, ci appare più vicino adesso che sappiamo che occhi, che zampe, che colore e che pelle ha il Corona Virus che, in una dimensione ultraterrena “si fa carne” con Pandemone.
ENGLISH VERSION
“I went to Italy to visit my twin/best friend Tremila more than three weeks ago and at that very moment the Corona Virus exploded: first in the north and then throughout the rest of the country. Fortunately (or maybe not), I managed to return to Berlin. My friends, Tremila and Gloria (his girlfriend), fled to the countryside.”
Thus begins the story of Giusy Amoroso, art director and CGI artist part of Selam X Studio and Tremila, AR artist, who convinced me once and for all that art needs human relationships before anything else in order to exist.
Forced to stay at home, we all realized how much we need art; the museum collections made available online are enjoying huge success and books, authors, films, and TV series have been populating our homes for a month now. And while it is true that we need art, it is also true that art needs us.
The artistic project of Giusy and Tremila was born in this and for this delicate period. The deep bond between the two and realize that something decidedly new and very great has arrived. And as it always happens for new and great things, we need to celebrate it.
The great machine of art, unpredictable, taken behind us by an unexpected situation, has been able to amaze us all.
Tremila: “We left the city in advance to avoid the Coronavirus blocks, reaching a house near Perugia, in central Italy. After a couple of days there, I noticed that there were really mixed feelings inside me.
On the one hand, the media and doctors were talking about an unprecedented pandemic that was taking over, I was worried about my friends and older family members, fearing how long the emergency situation could continue. I knew that at some point people would no longer be able to resist the blockages and start freaking out.
On the other hand, when I realized that the whole world was going to stop for a couple of days, it didn’t sound so bad.
The age we live in has been going around a lot faster than it could lately. We’ve often found ourselves wondering why humanity is behaving like this.
Since the blockade began, many of our friends, even those living in cities, have been trying to spend this suspended time doing something for themselves, for others, or for the planet. They seem to have finally had time to breathe for a second and remember what their real priorities are. Many are going crazy, but others have started to be nicer to each other here. They say “we’re all in the same boat,” I like that. And I’ve literally never rocked in such a contradictory mood in my entire life. When I told Giusy how Gloria and I felt, she understood perfectly.
In that key moment we decided to work together on something that could help us express and better understand what we were experiencing, even to investigate if other people felt the same way we did.
On this basis, the two of them make the most of the possibilities of the case. Their digital art that seems to be able to satisfy and realize even the most unusual images, fruit of their imagination, has fulfilled the possibility of giving a face and a flesh to those who did not have a face and a flesh, a disease.
Giusy: “We decided to name this project Pandemone, a mixture of the words Pandemic, Demon and Pandemonium (a Latin word meaning wild and noisy disorder or confusion).
As artists we wanted to give a visual representation to this controversial feeling that emerges during such a singular and uncertain moment. To explore the concept of modern pandemonium in both negative and positive aspects.
We decided to give this disease a form, a true organic mutable form, and a mask, because this disease has no real identity.
We wanted something that was scary, fascinating, wild and exciting at the same time. The representation of the creature we forged captures the awakening of an ancient fear of the human race.
Indefinite feeling of individual and collective fear of this beast that stops at nothing and makes its way generating discomfort. But also bring people to a deeper understanding of things because they all face the same problem that can paralyze our system.
We decided to create a facial filter, a 3D character, a series of 3D illustrations and typography”.
It is a very profound exercise to shape an entity whose image from the beginning has appeared vivid in the minds of Giusy and Tremila, avoided by many. A drop of saliva, a bacterium, small, very small and yet so bad and capable of transforming our lives. An image that we probably didn’t want to build, because it’s not so easy to give shape to evil. However, the objective set by the duo, that of activating themselves in artistic research to know better, appears closer to us now that we know what eyes, what legs, what colour and what skin the Corona Virus has that, in an otherworldly dimension “becomes flesh” with Pandemone.