Pierpaolo Bonelli è un giovane dj e producer laziale che sta facendo della ricerca e della sperimentazione la sua cifra professionale.
Bonelli sperimenta le sonorità e le loro particolarità, traendo ispirazione dalla musica classica e dal jazz che ha ascoltato fin da piccolo, trasformando il suo bagaglio nelle produzioni Techno e Tech-House -produzioni magnetiche e pungenti- che lo rendono uno tra i più promettenti producers e djs italiani
Oggi, PierpaoloBonelli ha lanciato la sua nuova traccia su tutti i digital stores: Never Just
Never Just è il risultato di una ricerca creativa che ha condotto il dj alla creazione di un disco studiato nel dettaglio.
Ed è proprio il dettaglio attento della metrica minimal di Never Just, che permette numerose possibilità di gioco durante il mixing, conferendo alla produzione di Bonelli di assumere infinite identità, pur avendo personali caratteristiche techno-dub che arricchiscono di espressività la traccia. Il vocal di Never Just ci accompagna in un loop che si arresta un istante prima di esplodere in un sound travolgente e intenso.
Abbiamo avuto l’opportunità di conoscere meglio questo giovane e producer italiano rivolgendogli qualche domanda:
Chi è Pierpaolo Bonelli e qual è il suo percorso artistico?
Pierpaolo Bonelli rappresenta un progetto che nasce dal bisogno di dare un volto e un’identità più definita al mio percorso musicale, e tutto questo combacia con il mio ingresso nel roster di Hoola Hop Agency.
Il mio percorso artistico inizia molto presto, all’età di tredici anni infatti inizio ad esibirmi nelle aperture dei club della mia zona, portando in consolle un set elettronico.
Con il passare degli anni e la crescita artistica e culturale mi sono ritrovato a suonare in molti locali del centro Italia.
Da qualche anno sto approfondendo la mia ricerca in studio, producendo e immergendomi sempre più in sonorità Techno & Tech-House, dando molto spazio a sperimentazione e ricerca tecnica, anche con l’utilizzo di sintetizzatori ed alcune macchine analogiche.
Qual è il background musicale che caratterizza il tuo bagaglio e quali sono i tuoi riferimenti principali?
Il mio background musicale è caratterizzato uniformemente sia da musica Techno che da musica Tech-House. Seguo molto a livello di riferimento tecnico sia i padri della musica House come Frankie Knuckles, David Mancuso, Laurent Garnier, Kerri Chandler, Kevin Saunderson, sia i migliori artisti della scena elettronica di oggi come Marco Faraone, Luca Agnelli, Joseph Capriati, Dennis Cruz, Oscar L e molti altri.
Cosa significa per te fare musica e come hai scelto di orientarti verso la Techno e Tech-House?
Diciamo che fin da piccolo sono stato spinto ad andare sempre un pò controtendenza alle mode del momento, così ho iniziato ad includere nei miei set Deep e Tech-House, fino ad arrivare a innamorarmi di questo genere.
Credo che non ci sia un termine corretto per definire cosa voglia dire fare musica per un artista, le emozioni che si provano sono davvero molte.
La musica è un’ottima occasione per staccarsi dalla realtà e confrontarsi con sé stessi e le proprie emozioni. E’ una necessità che mi accompagna nella crescita umana e professionale, un luogo sicuro in cui racchiudere le mie sensazioni positive e negative, aiutandomi ad incanalarle in un’esplosione terapeutica sana e produttiva.
Credo che buon artista debba fondamentalmente riuscire a far provare le sensazioni che si provano durante il processo creativo a tutto il suo pubblico, è il risultato di una bella gestazione, la musica è un’incubatrice di positività, e quando il pubblico davanti a te esulta e balla come non ci fosse un domani significa che quella vibrazione sei riuscito a trasformarla in energia positiva.
Cos’è per te l’equilibrio musicale e quanta importanza dai all’apporto canoro nelle le tue tracce?
L’equilibrio musicale è importante in ogni Set, anche se stiamo vivendo in un periodo di evoluzione musicale in cui c’è un forte stravolgimento degli equilibri, ottenendo comunque un buon risultato finale.
Personalmente, nei miei Set, cerco sempre di mantenere una linea dritta sul genere che propongo, anche se ammetto che delle volte mi lascio coinvolgere dalla risposta del pubblico, accompagnandoli fino a vederli esplodere ad ogni pezzo che metto, giocando con gli effetti e creando una suspance sempre diversa.
Il 28 Novembre è stata lanciata la tua traccia: Never Just. Che significato ha per te questo lavoro e qual è stato il processo creativo che ti ha condotto a comporlo?
Questa traccia si crea in un momento di strana solitudine artistica. Sentivo il bisogno di crearmi intorno un’atmosfera che mi togliesse questa sensazione, così mi sono messo in studio ed ho iniziato a lavorare su questa mia idea.
Ho iniziato il progetto cercando di creare una buona cassa ed un buon basso, che poi sfociano piano piano in esplosioni quasi minimalistiche.
La fase dub all’interno del brano è stata applicata insieme al vocal, che non lascia mai da solo l’ascoltatore il mantra “Never Just”.
È una traccia di facile interpretazione e di facile mixing nell’ambito live, cosi da potersi occupare solo di creare le giuste atmosfere, senza la preoccupazione di repentini cambi musicali.
Un singolo molto semplice e diretto, che vuole entrare con i propri bassi dentro il dancefloor e stravolgerlo velocemente.
Quale consiglio daresti a chi, come te, deciderà di investire la propria vita nella creatività e nelle sue passioni?
Io voglio consigliare a tutti i ragazzi di seguire i loro sogni, senza lasciarsi abbattere da nessuno. Credo che per ognuno di noi siano già prenotati dei treni sui quali conviene salire al volo, ma il consiglio più grande che posso darvi è di non aspettarsi che questi treni vengano a prendervi sotto casa, ma di correre il più possibile per raggiungere il binario giusto.
In caso non lo trovaste mai, allora.. Potete sempre costruirvelo.
Potete ascoltare Never Just su tutti i digital stores e su spotify.