Rebor – Marco Abrate è un artista attivo nel torinese sotto il nome di “Rebor” e “Mr. Pink”. Si occupa di temi contemporanei, esponendo installazioni Pink dal tono ironico sul suolo pubblico.
Rebor ha da poco ha realizzato l’installazione K.K.Krash in Piazza Statuto che ha creato dibattito in città e sui social.
Marco, Rebor e Mr. Pink: cosa li distingue? Parlaci dei loro dettagli.
Io, Marco, lavoro sotto due nomi differenti nel campo artistico che sono Rebor e Mr. Pink. Ho scelto due percorsi differenti dove mostro lati diversi dell’artista che sono e sto diventando. Non credo ci sia una precisa linea di separazione. Uso nomi diversi che rappresentano solo parti diverse di me. Rebor è stato il primo a nascere. È stata una delle mie prime firme quando ho iniziato nella street art con i graffiti e l’ho mantenuto nel mio lavoro trasformandolo nel mio alias principale. Mr. Pink ha una storia differente. Nel 2017 ho realizzato un’istallazione dal titolo Improvviso: Mai Ubriacarsi di Ubriachezza in Piazza San Carlo a Torino. L’ opera in rosa è stata pubblicata da diverse riviste locali e il nome Mr. Pink mi è stato addebitato dai media. L’ho trovato interessante e mi ci sono affezionato col tempo.
Qual è la tua formazione e perché hai deciso di dedicarti all’arte?
Per la mia formazione posso parlare di fonti differenti. Sicuramente il mio nido familiare ha avuto la più grossa influenza sulla mia passione. Mio nonno è la figura che considero guida e mentore, artista e critico d’arte lui stesso, mi ha cresciuto nell’ottica della passione per l’arte in ogni sua forma. I miei genitori hanno coltivato quel seme tramite viaggi e mostre esponendomi all’ambiente fin da quando ho memoria. Crescendo ho scelto di approfondire il tema sperimentando in strada, e in seguito nel mio studio, con ogni materiale mi passasse per le mani. Ho scelto di frequentare il liceo artistico e poi ho intrapreso il mio attuale percorso di studi all’Accademia Albertina di Torino, sono prossimo alla laurea.
La tua ricerca si pone nell’arte contemporanea: qual è il tuo obiettivo comunicativo? Ti definiresti uno street artist?
Il mio obiettivo in quanto artista è comunicare l’attualità tramite il mio punto di vista, filtrando gli elementi con un piglio di denuncia ma mantenendo sempre un tono ironico. Parlo di politica ma mi interesso a temi antichi, sottolineo notizie contemporanee paragonandole a cartoni animati. Metto la mia firma su ogni lavoro lasciando la libertà di interpretazione allo spettatore e per questo mi considero un’artista contemporaneo. Da tempo i miei lavori si sono allontanati dallo stile street e hanno preso una forma più complessa. La strada è un veicolo d’esposizione ma non più la dimensione unica delle mie opere.
Come intuisci il tema da trattare nei tuoi lavori? Qual è la tua fonte d’ispirazione?
Lavoro per la maggior parte con temi di attualità. Non cerco necessariamente notizie fresche o eventi specifici ma sono incline a temi che possano avere un’accezione più ampia e adattabile. Parte del processo d’ispirazione deriva anche dai miei studi accademici e dalle mie letture per lo più in campo filosofico, tramite i quali cerco accostamenti di figure classiche a temi moderni. Mi ispiro principalmente ad artisti come Leonardo Da Vinci e Maurizio Cattelan, prendo spunto da Disney per la parte infantile e giocosa e da Burton per i temi oscuri. Mi diverto con i contrasti.
Descrivici la tua ultima installazione K.K.Krash. Come hai reagito alle critiche che ha suscitato?
La mia ultima istallazione titolata KKKrash ha preso forma in Piazza Statuto a Torino la settimana prima di Natale. Il seme dell’idea è partito mesi fa da un interesse legato alla storia delle leggi razziali e un potenziale collegamento con la situazione attuale italiana collegata ai migranti. Non volevo collegarmi all’esodo attuale ma alla diffusione dell’odio per il prossimo che lamenta la nostra società. L’opera rappresenta un membro incappucciato e anonimo del Ku Klux Klan, dopo la sua rovinosa caduta dalla scala che metaforicamente porta al sapere e alla conoscenza. Il male viene ironicamente deriso dopo la sua tentata conquista, che lo lascia esanime a terra. Lavora con l’opera anche il Monumento del Traforo del Frejus, dove il genio alato posto in cima indica l’agognato punto d’ arrivo. Le critiche sui media hanno creato fazioni e dibattiti interessanti, credo di aver raggiunto il mio scopo facendo del tema un argomento di dialogo.
Sei stato il primo Mr.Pink di Torino: cosa significano queste incursioni artistiche tinte di rosa?
Mr. Pink ha adottato il rosa come simbolo quasi casualmente ma si è trasformato in un forte elemento comunicativo e mediatico. Ogni opera ha un significato diverso e il rosa è sia elemento che firma.
The WalkMan ha come obiettivo quello di scovare e mettere in luce giovani talenti ed artisti che credono nelle proprie idee. Cosa consigli a chi, come te, ha deciso di investire la propria vita nella creatività?
Ispirazione, passione, studio e tanto lavoro. Lasciare che l’ambiente circostante vi stimoli e allo stesso tempo essere curiosi e cercare da se stessi gli elementi mancanti. L’ambizione è l’essenza della vita.