Riccardo Buonafede è il vincitore della categoria Street Art alla Biennale D’Arte Emergente- Marte Live ’17.
La poetica di Riccardo Buonafede è il connubio tra pittura, musica, surf e politica. E’ proprio la forza della sue passioni che riesce a dare quel quid in più alle sue opere.
Non perdiamolo d’occhio!
Ciao Riccardo, qual è stato il tuo percorso prima di arrivare a MArte Live ‘17?
Il mio percorso prima di arrivare a Marte Live ’17 è stato abbastanza articolato. Ho iniziato a dipingere nel 2004 e non sempre ho dedicato le giuste attenzioni a quello che facevo, probabilmente perché non mi sentivo autorizzato a definirmi artista. Ma proprio l’anno scorso ho iniziato ad ascoltare di più le mie esigenze e le mie ambizioni rendendo il mio percorso artistico sicuramente più fluido.
Forte in te l’esigenza di iniziare lavorare appena dopo il diploma, senza passare da una formazione accademica, perché questa scelta? Ti ha portato fortuna o hai riscontrato difficoltà alla lunga?
La scelta di non aver intrapreso studi accademici non mi ha portato benefici o particolari difficoltà. Credo che ogni artista sia libero di potersi creare la propria formazione. A volte abbiamo bisogno di maggiori informazioni storiche, talvolta invece di guide pratiche. La cosa indispensabile però, credo sia l’influenza delle persone che orbitano attorno alla nostra crescita, dalla quale si formerà poi la nostra linea, il nostro stile personale. Fortunatamente sono una persona molto curiosa e ho sempre voglia di imparare, questa caratteristica ha permesso di formarmi in maniera abbastanza autonoma.
Hai dichiarato in altre interviste la tua stima per Andy Warhol, Caravaggio e Salvador Dalì, in che modo influenzano la tua arte e il tuo modo di approcciarti ad essa?
Beh, credo che nell’arte come nella musica sia indispensabile avere un background di riferimento sul quale creare il nostro stile pittorico. Di Caravaggio, mi piace l’attenzione particolare per le luci e le ombre, che rendono le sue opere uniche e profonde; di Dalì adoro la consapevolezza sfrontata dell’artista, che sa perfettamente che all’interno del suo quadro può mettere qualsiasi cosa lui riesca ad immaginare; di Warhol invece mi piace molto l’eccentricità e la stilizzazione delle sue immagini. Tutti questi elementi hanno sicuramente influito sulla mia personalità.
Come mai la scelta di esprimerti in strada e non nelle gallerie d’arte?
In realtà il mio percorso artistico è passato prima dalle gallerie d’arte e poi dalla strada. Attualmente mi sento più a mio agio in strada perché ho l’opportunità di esprimermi su vaste superfici e di confrontarmi con le persone semplici che frequentano o vivono in quella particolare zona. Questo però non implica un’esclusione delle galleria d’arte dalla mia vita, ma la facoltà di poter scegliere più consapevolmente la galleria nella quale esporre le mia storie.
Cosa significa per te Fare Arte? Il tuo punto di vista sulla street art: legale o illegale? Moda o cambiamento?
Per me fare arte è un’opportunità. E’ la possibilità di materializzare i tuoi sentimenti su una tela o su un muro e permettere al pubblico di vederli e percepirli. Per me la street art, come qualsiasi movimento è morta subito dopo la sua nascita. Quello che stiamo vivendo ora è il risultato di un sasso lanciato nell’acqua. E’ l’effetto di una forte azione, ma noi stiamo solo vivendo sulle increspature che si espandono sulla superficie. La street art è un movimento nato con il fine provocatorio di mandare forti messaggi alla comunità, suscitando reazioni politiche e sociali. Tutto questo oggi si è evoluto in commissioni pubbliche e festival, ma non credo sia una cosa del tutto negativa. La poesia della street art forse è un ricordo ma molti artisti oggi hanno la possibilità di esprimersi e di mettersi alla prova, dando alle persone l’opportunità di vivere l’arte ogni giorno per strada.
The WalkMan ha come obiettivo quello di scovare e mettere in luce giovani talenti ed artisti che credono nelle proprie idee. Cosa consigli a chi, come te, ha deciso di investire la propria vita nella creatività?
Viviamo in una società che non facilita lo sviluppo delle nostre ambizioni. Grazie ai social siamo continuamente alla ricerca della perfezione e ci sentiamo briciole rispetto le persone che ci stanno attorno. Abbiamo paura dei fallimenti, di conseguenza pensiamo sia meglio vivere una vita senza difficoltà da affrontare e senza rischi. Investire sui propri sogni, sulle proprie passioni è un rischio, ma un rischio che vale la pena affrontare se il nostro obiettivo è vivere una vita felice. Io credo che tutti abbiano l’opportunità di farlo, occorre solo imparare ad apprezzare noi stessi e quello che facciamo, cercando di migliorare ogni giorno e di prendere decisioni anche difficili, ascoltando il cuore piuttosto che le aspettative o la paura delle critiche. La verità è che situazioni spiacevoli insegnano più dei risultati positivi.